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Scempio sulla costa: rifiuti di ogni tipo fra Cala S.Giacomo e Torre Calderina
Molfetta aspira a divenire città turistica o d'arte, ma con l'attuale degrado, può ottenere solo il titolo di “città pattumiera”
15 ottobre 2005
Molfetta, città turistica! Il nuovo tormentone che si sta facendo strada in città, dopo l'apertura del “Fashon District”, ha contagiato organi di stampa, politici ed amministratori. Forse, però, non ci si è guardati troppo intorno, prima di iniziare a parlare di una possibile conversione di Molfetta, da sempre città commerciale, in polo turistico concorrenziale con Bisceglie o con Trani. Basta fare un giro sui brandelli di spiaggia libera, sopravvissuti al famigerato “piano delle coste”, per farsi un'idea dello scempio ambientale di cui è vittima la costa molfettese e il suo paesaggio. Partiamo da Cala San Giacomo, dove sono presenti due parchi attrezzati letteralmente distrutti, disseminati di bottiglie di birra lasciate dai soliti idioti che, non contenti, si sono anche divertiti a fracassare le panchine di pietra, come mostrano eloquentemente le foto. I due parchi sono in uno stato di degrado vergognoso, con i muretti a secco letteralmente saccheggiati. Le pietre, infatti, non sono cadute, ma semplicemente non ci sono; alcune parti di muro sono letteralmente scomparse e lo scenario che si presenta è veramente desolante. La zona è in totale stato di abbandono visto che nessuno si è degnato di rimuovere le panchine distrutte, ormai inutilizzabili, o di risistemare quelle ancora integre. Proseguendo sulla litoranea, verso Torre Calderina, lo scenario che si presenta è ancora più deprimente: come si può osservare dalle immagini, sulla spiaggia c'è di tutto: bottiglie di plastica, lavatrici, mobili, materassi, travi di ferro arrugginite, corde e perfino bottigliette di medicinali. Ammesso che si possa arrivare ad una bonifica delle acque e alla chiusura dello scarico fognario che rende impossibile la balneazione, rimarrebbe una situazione di inquinamento insostenibile.
Ma la vera sorpresa è la gigantesca struttura in ferro arenata sulla spiaggia, che visibile in queste foto esclusive di “Quindici”. Questa gigantesca struttura sembrerebbe parte di una nave, o qualcosa di simile e, come potete vedere, si trova proprio in mare. Come è possibile che l'amministrazione e gli organi competenti non si siano accorti di una presenza così “ingombrante” sul litorale di Molfetta? D'altro canto, nella stessa zona, in contrada San Giacomo, è stata rinvenuta pochi giorni fa, una discarica abusiva di circa 21mila metri quadri, anche se, in realtà, tutta la zona che va da Cala San Giacomo a Torre Calderina è una discarica a cielo aperto, disseminata di rifiuti di ogni tipo. Anche la zona immediatamente adiacente a Torre Calderina, che dovrebbe essere “oasi protetta”, è in uno stato di totale degrado: la strada è chiusa perché è franata per metà; una conseguenza prevedibile (ma non prevista) visto che si è asfaltato sulle pietre e non sul terreno stabile. Anche qui, comunque, i rifiuti sono tantissimi e l'inquinamento è a livelli assurdi. Questo degrado soprattutto in un'area storica e importante come quella di Torre Calderina, evidenzia la totale incapacità gestionale dell'assessorato all'Ambiente (ammesso che ne esista uno…, ndr). Molti dei rifiuti presenti sulla spiaggia quasi certamente, sono stati scaricati al largo da navi di passaggio e trascinati a riva dalle correnti, il che si deduce, per esempio, dalle scritte in albanese o in slavo presenti su molte bottiglie e sui secchi di vernice. Atri rifiuti, invece, sembrano stati lasciati lì di proposito da “civilissimi” cittadini che, non sapendo dove buttare la lavatrice o il materasso, hanno pensato bene di disfarsene sulla spiaggia. Certo, se l'amministrazione comunale intende chiedere il riconoscimento di “città turistica” per Molfetta, sarà meglio che cominci a ripulire il litorale, anche perché i rifiuti a pochi centimetri dalla spiaggia non sono un ottimo biglietto da visita per i turisti. Altrimenti il titolo al quale può aspirare è solo quello di “città pattumiera”.
Vito Piccininni
vito.piccininni@quindici-molfetta.it
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