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Saldi, guerra tra commercianti e associazioni di categoria INCHIESTA – Anche a Molfetta malumori e proteste per lo slittamento delle “svendite”
15 gennaio 2001

di Cosimo de Gioia A.A.A saldi disperatamente cercasi. E’ questo il grido d’allarme lanciato dai commercianti molfettesi. A metterli in cattive acque è stata la legge, adottata lo scorso 15 dicembre dalla Regione Puglia, che ha fatto slittare dal tradizionale 7 gennaio al più lontano e inconsueto 1° febbraio, l’inizio dei tanto attesi saldi di fine stagione. Commercianti contro associazioni di categoria Una decisione, questa che d’altra parte recepisce le decennali richieste fatte da parte delle stesse associazioni di categoria del commercio ma che ha innescato un forte malcontento fra gli operatori che non si sentono più ben rappresentati. “Sono situazioni che si creano a livello regionale quando la rappresentatività dei commercianti non tiene conto delle reali esigenze della base. Spesso si cerca di omogeneizzare la categoria quando invece ciascuno di noi ha diversi problemi: c’è chi vende prodotti di fascia bassa che vorrebbe svendere a febbraio; mentre chi si rivolge alla fascia alta del mercato, per quel mese sta già acquistando merce per la nuova stagione e quindi vorrebbe i saldi a gennaio” è l’opinione di Michele Palombella presidente della Molfetta Shopping, l’associazione di commercianti locali. Per quest’ultimi si sta profilando un mese (gennaio) di vacche magre. Il più penalizzato è il settore delle calzature e dell’abbigliamento: nei negozi ci si imbatte in capannelli di commesse in ozio e titolari in lamento. Il problema è che l’approvazione della legge regionale è avvenuta quando gli operatori del settore avevano già effettuato l’acquisto delle scorte e preso impegni finanziari (con determinate scadenze) verso i fornitori. Impegni ai quali diventa difficile far fronte se a gennaio non si riesce a liquidare le merci e ad avere un ritorno di capitali. Insomma, si son cambiate le regole del gioco a partita già iniziata. E infatti clienti non se ne vedono - perché tutti ormai aspettano febbraio - le vendite sono in ginocchio e c’è già chi non esita a parlare di “danni irreparabili”: “Spostare i saldi a febbraio ci farà uscire con le ossa rotte” prevede Magarelli titolare del negozio di abbigliamento Gi. Ma., “per quel mese la gente starà già pensando agli acquisti per la primavera e sarà troppo tardi per acquistare capi invernali ai saldi”. Dal canto suo, Corrado Minervini, responsabile dell’associazione sindacale Assoimprese, ricorda come il nostro clima mediterraneo porta i primi freddi proprio fra gennaio e febbraio: “Continuo a dire agli operatori - ci spiega lo stesso Minervini - che questa crisi di vendite rappresenta un fatto fisiologico: quando c’è una modifica in atto rispetto alle abitudini dei consumatori, per il primo anno ci sono sempre dei problemi”. Di diverso avviso è il signor Cascella titolare del negozio di calzature Barbarella: “E’ una politica che punta a concentrare le vendite nei mesi di dicembre e febbraio. Bisogna avere il tempo di adeguarsi a queste nuove dinamiche ma non va bene lavorare a singhiozzo: abbiamo bisogno di regolarità nelle vendite per programmare l’acquisto delle scorte, per coprire i costi fissi di ogni mese. Credo che sarebbe stato meglio spostare l’inizio dei saldi al 15-20 gennaio”. E’ il più classico dei pasticci all’italiana. I saldi ci sono ma non si vedono Così, se la parola “saldi” è diventata un tabù - e guai ad esporla in vetrina prima del 1° febbraio (si rischiano sanzioni amministrative a sei zeri) - le vetrine dei negozi sfoggiano annunci pubblicitari alternativi per svicolare la legge: “taglio ai prezzi”; “offerte speciali”; “occhio ai prezzi”; fino a un anglofono “special prize”. Come dire: noi i saldi li facciamo ma non ve lo possiamo dire a chiare lettere. Con buona pace di Mino Altamura, responsabile della Cidec (altro sindacato dei commercianti) che definisce questo atteggiamento “non conforme alla correttezza professionale”. Escamotage, però, che pur non oltrepassando il confine della legge (ogni commerciante è libero di vendere la propria merce al prezzo che desidera purché in vetrina venga indicato solo il prezzo scontato senza riferimento né a quello precedente né alla percentuale di sconto) non danno frutti: “La gente se non legge ‘saldi’ non è spinta a comprare” spiega uno dei tanti commercianti che non riesce a darsi pace per gli scarsi affari: “guardi fuori: in giro non c’è anima viva”. Le proteste si infittiscono e il bailamme prosegue. C’è chi accusa le associazioni di rappresentanza di fare gli interessi solo di pochi privilegiati; chi lamenta una applicazione della legge troppo improvvisa che non ha dato il tempo di organizzarsi; ma c’è anche chi, al di là dei contrasti sulle date, rammenta che il tutto è complicato dalla congiuntura negativa che colpisce l’intero settore del commercio in Italia e in particolare nella nostra città. Il risultato è che fra i negozi si respira aria pesante e nessuno sa come uscirne fuori. La bagarre continua, le acque si fanno sempre più agitate e aspettando il 1° febbraio... si “saldi” chi può. SCHEDA La normativa della discordia Ecco in pillole la legge numero 27 che lo scorso 15 dicembre è stata approvata dalla Regione Puglia e che ha scatenato il putiferio nel settore del commercio a Molfetta ma anche a Bari e in tutta la regione. Tema: vendite straordinarie per le liquidazioni e i saldi. - La data del 7 gennaio è stata sostituita con il 1° febbraio. - La data del 10 luglio slitta, invece, al 20 luglio. - Nei 40 giorni che precedono l’inizio dei saldi e nei 40 giorni che precedono il Natale, non possono essere effettuate vendite promozionali. - La durata massima dei saldi non potrà essere superiore ai 30 giorni. - Il titolare del negozio dovrà darne comunicazione preventiva al Comune dove ha sede l’esercizio, almeno 5 giorni prima dell’inizio della vendita a saldi. - Nella suddetta comunicazione vanno indicati la data di avvio dei saldi, la durata, i prodotti interessati, le percentuali di sconto adottate, la sede del negozio. - I prodotti offerti in vendita promozionale vanno separati da tutti gli altri. - I negozianti hanno l’obbligo di esporre i cartelli informativi sul tipo di vendita in corso. C. d. G.
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