L’evitare la sazietà è un progetto antico! In Occidente lo troviamo già nella Scuola medica salernitana risalente al XIII secolo oltre a costituire il tema centrale di una famosa operetta di un celebre ‘longevo’, tale Luigi Cornaro, autore di Discorsi della vita sobria (1558). Racconta che …l’appetito mio non restasse mai sazio di mangiare e di bere, seguendo in ciò quel detto che dice che il non saziarsi di cibi è uno studio di sanità…..Cornaro era l’anticipatore dell’idea di restrizione calorica con cui oggi si intende la riduzione del 25% dell’apporto calorico necessario a mantenere il peso come chiave della longevità.
Oggi la nostra cittadina è pervasa della temibile influenza gastroenterica da sempre associata a quella classica a sintomatologia respiratoria, ma chissà perché l’epidemia dilaga dopo le ‘abbuffate natalizie J quando il nostro intestino diventa il protagonista di cenoni, brindisi e dolci di ogni genere e dopo l’ennesimo pranzo festivo ecco che si pronuncia la fatidica frase: in queste feste ho esagerato, da domani mi metto a dieta e digiuno! Tuttavia ciò non è proprio il massimo per il nostro sistema digerente ma soprattutto per il nostro IO ‘psicologico’. L’ideale sarebbe riuscire a controllarsi, non esagerare, ma questo non è sempre possibile e rimane allora una felice parentesi edonistica per i golosi facendo attenzione che il periodo di esagerazione non superi quello vacanziero.
In realtà dietro le abbuffate di cenoni e veglioni si celano con sempre maggiore frequenza quelli che sono definiti come Disturbi del Comportamento Alimentare o D.C.A.
Se da una parte il messaggio pubblicitario ci rimanda a corpi esili tutt’ossa dall’altra ci ‘rimpinza’, e nell’ultimo mese è stato eclatante la vista di cioccolatini, merendoni e panettoni ancora nelle dispense da smaltire sino a Carnevale. Sono queste le contraddizioni della società, i paradossi, i messaggi ambigui che non tutti noi riusciamo a filtrare e a gestire in modo adeguato; le proteste contro se stessi e contro gli altri (le aree conflittuali individuali e relazionali) si concretizzano così in un comportamento abnorme, in cui si può avere l'impressione di dominare il proprio corpo. Se un normale desiderio di avere una buona apparenza è normale, tuttavia per alcune persone questo desiderio diventa una vera e proprio fissazione. Abbiamo così l’Anoressia e la Bulimia , le maggiori malattie causate dalla paura di essere grassi, che sempre più imperversano tra le giovani soprattutto di 16-17 anni ed in costante crescita anche tra le bimbe di 9-11 anni. I disturbi della condotta alimentare esprimono il profondo mal-essere che caratterizza l'esistenza di molte persone e rappresentano un problema nella nostra società, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita.
I disturbi dello spettro alimentare hanno in comune la presenza di un'alterata percezione del peso e della propria immagine corporea e si associano frequentemente ad un disturbo dell'umore e/o dell'ansia; soprattutto sono legati a una scarsa considerazione di sé, un basso livello di autostima, una sostanziale incapacità di reggere i ritmi della vita e di rispondere in modo idoneo alle continue richieste di adattamento.
Vari studi hanno provato che il background familiare è una delle cause principali di questo fenomeno insieme a tipi di personalità ereditari. L’infanzia trascorsa in un ambiente dove esistono problemi di alcolismo, depressione, violenza, contribuiscono a tale disturbo. L’apparenza esterna diventa una necessità per essere accettati.
È comune il disagio di mangiare in pubblico, la presenza di sentimenti di inadeguatezza, il bisogno di controllo di tutto ciò che succede nell'ambiente circostante, la presenza di conflittualità familiare, l'inadeguatezza rispetto all'espressività emotiva che appare repressa e labile.
L’anoressia è attualmente il disturbo più frequente tra le giovani adolescenti e si assiste in relazione alla gravità del quadro clinico, ad una serie di conseguenze sul versante fisico legate alla denutrizione. I casi conclamati di anoressia sono spesso l'evoluzione di un disturbo non riconosciuto precocemente, sottostimato, non trattato adeguatamente nelle sue fasi iniziali; essi richiedono un intervento deciso e multifattoriale che può realizzarsi in strutture specializzate nel trattamento dei disturbi dell'alimentazione: L’approccio alla malattia deve essere sia di tipo medico che di tipo psicologico. E’ importantissimo indirizzare gli sforzi verso il riconoscimento precoce di quadri clinici caratterizzati da pochi sintomi.
Se l’anoressia è caratterizzata dal rifiuto del cibo, la bulimia nervosa è invece caratterizzata sul versante clinico da ricorrenti abbuffate in cui l’individuo perde letteralmente il controllo durante tale periodo seguite da una condotta quasi compensatoria, tipo vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici, esercizio fisico quasi ossessivo. I soggetti ‘bulimici’ hanno in genere un peso normale o lievemente superiore alla norma ma presentano un aumento dei sintomi depressivi con disturbi dell’ansia e dell’umore.
Oggi insieme a queste estreme condotte alimentari ci sono tutta una serie di atteggiamenti che vanno inquadrati nella famiglia dei disturbi da alimentazione incontrollata, caratterizzati da episodi ricorrenti di alimentazione compulsiva associati a perdita di controllo e di disagio della condotta alimentare senza la presenza di azioni compensatorie. Si tratta di un fenomeno che compare nella tarda adolescenza e all’inizio della terza decade, soprattutto in donne in menopausa. Sono soggetti il più delle volte obesi o al limite dell’obesità con quadri depressivi. Proprio la depressione che spesso comprende pulsioni suicide è uno dei maggiori problemi di questa malattia ed a volte il solo fatto di poter parlarne con qualcuno solleva il morale di tali individui; sono utili le discussioni tra coetanei così come le consulenze nutritive adattate al fabbisogno energetico individuale. Anche l'obesità presenta numerosi risvolti psicologici; si tratta di una malattia cronica che ha un grande impatto sulla salute. L'obesità è spesso correlata, ad un comportamento alimentare abnorme che denota uno stile di vita disfunzionale, che determina un aumento del rischio di ammalarsi di malattie coronariche, ipertensione, diabete mellito, dislipidemia e di altre patologie organiche. Vanno descritte ed identificate dal punto di vista psichiatrico le caratteristiche principali del disturbo; bassa autostima, depressione, ansia, labilità emotiva, incapacità ad avere un controllo sul proprio stato di benessere psicofisico, bassa tolleranza alle frustrazioni possono essere gli elementi principali a favore di un comportamento di iperalimentazione. È indispensabile considerare la necessità di prestare più attenzione ai problemi psicologici connessi all'obesità, considerandola a tutti gli effetti una patologia di rilevanza clinica che merita particolare attenzione da parte del medico di base e dello psichiatra.
L’alimentazione sembra avere una importanza diretta su tali disturbi, La dieta per le persone che soffrono di forme gravi di questi disturbi deve reintrodurre gradatamente gli alimenti nell’organismo. Alimenti che possono stimolare e potenziare l’appetito sono i semi di ravanello, i germogli di grano, il riso. Una dieta ricca di fibre e povera di zuccheri raffinati abbinata ad un buon polivitaminico e ad un supplemento di AGE potrebbe essere di grande aiuto. L’età puberale è un momento difficile, gli stati d’animo sembrano voler sfuggire ad ogni controllo, quindi diamo una mano agli adolescenti, via libera a quelle preparazioni culinarie che possono influire sulle tempeste ormonali adolescenziali! Le buone abitudini alimentari non si apprendono attraverso le buone parole ma vedendo mangiare correttamente la famiglia. Il vitto ideale di ragazzi e ragazze soprattutto dovrebbe essere vario e ricco di fitormoni. Un esempio: le uova sono un alimento che gli adolescenti solitamente amano e tollerano piuttosto bene, sono ricche di aminoacidi, mattoni delle proteine quali triptofano e tirosina, inoltre il loro contenuto in lecitina sostiene le funzioni cerebrali; via libera a frittate e soufflé arricchite di verdure, colorate e speziate, incorporiamo broccoli, spinaci, cicorie etc etc Per la carne via libera alla fantasia per es. tacchino alla melagrana: quest’ultima ricchissima di antiossidanti e vitamina C, ricca di fitormoni che saranno apportati anche da salvia e rosmarino, il tacchino carne bianca che tuttavia a differenza del pollo è meno trattato con gli antibiotici, ottimo da somministrare agli studenti perché stimola e sostiene lo stato di veglia; un piatto nel complesso stimolante ed armonizzante. Ci potremmo abbinare una salutare Minestra di finocchi, calda e piacevole in questo clima umido e freddo che ci pervade, una minestra che rende calmi e pacifici oltre ad aiutare i livelli ormonali come il buon vecchio Plinio già suggeriva, oppure un Brodo allo zafferano, da millenni apprezzato per il suo effetto sul buonumore oltre che essere un efficace presidio tonificante in pochissimo tempo. Finiamo con un bel gelato di soia, tutto ‘vegetale’, poco calorico, che fornisce i fitormoni, importantissimi soprattutto in fase premestruale, o con una crema di ricotta, variante leggera del tiramisù, ottimo alimento antistress può essere usata anche per decorare macedonie e vari tipi di torte. Un problema che potrebbe portare ad un forte desiderio i carboidrati è la Candida Albicans nell’intestino; tra i sintomi che possono far sospettare tale infezione vi sono l’umore irritabile, ansia improvvisa ed inspiegabile, mal di testa, depressione, diarrea o stitichezza, pruriti o bruciori anali o vaginali etc etc..per prevenire l’insediamento del fungo occorre fare cicli di consumo di yogurt naturale, oltre ad eseguire una dieta che lo faccia morire di ‘fame’! rinunciando a zucchero aggiunto, oltre che limitare in genere tutti i carboidrati. In tal caso i cibi utili sono aglio, cipolla, limone, avocado, yogurt, minestroni, leguminose, semi oleosi, pesce, carne, uova.
Erbe che potrebbero aiutare sono lo zenzero e l’iperico che non deve però essere assunto da donne in gravidanza o che allattano ed agisce solo dopo alcuni mesi; menta piperita e ginseng, carminativo l’una, tonificante l’altro, oltre a liquirizia e miele antidepressivi naturali, inoltre si pensa che l’avena abbia effetti positivi sulla cura della depressione spesso associata in chi soffre di tali disturbi. Aiuta l’aromaterapia con l’essenza di bergamotto, il basilico, la camomilla romana, l’incenso, il sandalo, l’arancio ed il limone. L’esercizio fisico allontana dalla mente i pensieri negativi permettendo di affrontare esperienze nuove e positive.
Se la voglia matta persiste allora il legame con il cibo e il sentimento di soddisfazione/consolazione/premio abbisogna di interventi estranei al nutrizionista che necessitano di esperti nella psicoterapia.
Dott.ssa Sagliano Trentadue Amelia
Per approfondire:
Garner D. M., Dalle Grave R., Terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell'alimentazione, Positive Press, Verona, 1998
Pellegrino F., Il corpo impossibile, Medici Oggi, 1, 2001
Pellegrino F., Stress positivo, stress negativo, Positive Press, Verona 2000
I cibi del buonumore – Gudrun Dalla Via
Almanacco della Nutrizione – John Grisham