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Rotary Molfetta, don Ignazio Pansini ricorda don Tonino Bello, un vescovo speciale
10 maggio 2011

MOLFETTA - ‹‹Il vescovo diocesano si mostri sollecito nei confronti di tutti i fedeli che sono affidati alla sua cura, di qualsiasi età, condizione o nazione, sia di coloro che abitano nel territorio, sia di coloro che vi si trovano temporaneamente››.
Sono queste le parole del canone del “Diritto canonico”, che riassumono quella che dovrebbe essere la funzione della figura del vescovo nella Chiesa. Ma queste parole sono diventate il motto di un grande protagonista della Fede, che le ha assunte a proprio dogma di vita, attenendosi strettamente ad esse, in quanto sentiva che in queste parole era racchiusa la sua missione. Una missione fatta di “passione, eleganza, fantasia, speranza”.
Stiamo parlando del vescovo di Molfetta don Tonino Bello, servo di Dio, figura emblematica della fine del Novecento, che ha lasciato nei cuori di coloro che l’anno conosciuto una traccia indelebile, un ricordo incancellabile del suo profondo amore per la vita e gli uomini. Non v’era in lui nessuna ingordigia, né austerità. Uomo semplice, nasce da una famiglia modesta, trascorre un’infanzia tranquilla, funestata però dalla morte precoce dei fratelli e del padre. Ordinato sacerdote, porta avanti le sue idee con semplicità, la stessa semplicità che conserva anche quando viene nominato vescovo, il 10 agosto del 1982.
Non si fece mai corrompere dai giochi di potere, nonostante il suo ruolo lo costringesse a trovarsi molte volte a stretto contatto con i potenti. La sua umiltà e la sua passione per la gente e per Dio non gli fecero mai smarrire la strada. Non restava chiuso nella sua chiesa come un burocrate, ma camminava tra la sua gente, lodandola, rimproverandola, ma anche semplicemente ascoltandola, comprendendola e standole vicino.
E’ questa figura che è stata ricordata nell’ultima riunione del Rotary, organizzata dal suo presidente Piero Facchini, e il cui relatore, don Ignazio Pansini, ha teso le lodi, delineandone non la sua figura di Santo (perché tale è nell’ottica molfettese), ma quella di uomo e sacerdote.

 
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Autore: Olimpia Petruzzella
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