MOLFETTA - Una cultura, quella marinara, da sempre simbolo della nostra città che ha contraddistinto Molfetta negli anni, è destinata, nonostante le resistenze degli addetti al settore, a scomparire per sempre. Questo è quanto è emerso dalla conferenza del Rotary Club di Molfetta presieduto da Pietro Facchini, nella attenta relazione del dott. Beppe Gesmundo della Federpesca Puglia (nella foto, da sinistra: De Candia, Gesmundo, Facchini, Lapendola).
Il dato emerso dalle statistiche è allarmante: sole 70 unità da pesca nel 2010 a confronto delle 155 unità da pesca degli anni ’90 esistenti a Molfetta, con una stima di un ulteriore diminuzione a 55 unità nel prossimo anno. Una crisi che non colpisce solo Molfetta o l’Italia, ma una crisi comune a tutti i Paesi Ue, frutto sia delle politiche comunitarie restrittive e di contenimento, sia di una crisi strutturale della pesca. Un esodo dal settore che negli ultimi anni viene persino sovvenzionato dalla Comunità Europea che punta al raggiungimento, entro il 2015, dell’obiettivo M.R.S. (massimo rendimento sostenibile), cioè una nuova gestione della pesca fondata sulla nozione di ecosistema, tutela delle risorse e tutela dell’ambiente marino. A tutto questo si va ad aggiungere l’aumento dei costi del gasolio che negli ultimi due anni ha raggiunto anche il 240% in più e i margini di rendimento dell’attività sempre più bassi. Un settore che sta soffrendo quindi soprattutto per le disastrose politiche della pesca.
Rilanciare il settore con una nuova politica che sappia insieme affrontare gli aspetti ambientali, produttivi economici e sociali, potrebbe essere la strada giusta da percorrere. L’impresa della pesca deve essere, in questo particolare momento di crisi del settore, assistita dalle autorità per garantire al settore un futuro nei prossimi anni. Infatti i fattori limitanti e le condizioni negative del settore pesca sono vari e molteplici. Per esempio, si parla della variabilità degli ecosistemi marini, dell’imprevedibilità e discontinuità dell’attività, del progressivo depauperamento delle risorse ittiche, delle conseguenti misure restrittive, di un quadro normativo eccessivamente pesante, delle condizioni di mercato sfavorevoli e per finire di un’elevata aggressività dei processi di smercio dei prodotti esteri, che mettono il settore in seria difficoltà.
A questi vincoli si aggiungono anche le normative comunitarie in materia di pesca, che vanno a decimare il settore. Nello scorso anno è scoppiato in Italia il “caso” delle nuove norme comunitarie relative alla pesca a cui l’Italia ha dovuto adeguarsi dopo anni per non incorrere in sanzioni da parte dell’Unione Europea. Un recepimento della normativa che ha causato non pochi malumori tra gli addetti al settore pesca. Una delle nuove norme inserite nella direttiva era proprio la misura selettiva degli attrezzi per limitare la loro capacità di cattura, questa norma, sta causando un decremento delle catture di circa il 40%, facendo vertiginosamente abbassare la produttività del pescato.
Così, specie in questo periodo, le aziende lavorano in perdita e l’arresto definitivo della professione diventa una misura sociale, almeno per gli imprenditori, e sta diventando, paradossalmente, condizione per l’accesso al credito. Per questo è importante, sostenere le imprese oggi per assicurare un futuro al settore domani, difendendo a Molfetta quella tradizione marinara ormai conosciuta in tutto il mondo.
A conclusione della conferenza la dott.ssa Gabriella Da Candia, biologa marina, ha illustrato ai presenti gli effetti positivi del pesce, specie quello azzurro, sulla circolazione e sul sistema nervoso con i suoi Omega 3, spiegando le differenze tra pesce congelato e pesce surgelato e le tecniche per riconoscere il pesce fresco insieme ad alcuni consigli sul consumo.
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