Rosa… Rosinella
La piccola Vittoria aveva notato che nonno Mauro, il quale era commerciante di tessuti, aveva una mano anchilosata. Quando chiese perché quella mano fosse ‘diversa’ dall’altra, sentì rispondersi: “Era l’anno 1915, nei giorni di Carnevale qualche incosciente faceva moine con una pistola. Un proiettile colpì la mia mano”. Scoppia la prima guerra mondiale: un amico del nonno, prima di partire per il fronte gli raccomandò, se non fosse tornato, di proteggere la propria moglie che era in attesa di un figlio. Nacque una bambina alla quale fu dato il nome di Rosa. La bambina era già orfana di padre poiché il genitore era morto in battaglia. La bimba fu affidata a nonno Mauro e nonna Francesca che non avevano figli. Senonchè dopo due anni questa medesima coppia procreò ben 12 figli di cui otto viventi. Non fu mai dichiarato ufficialmente che Rosa non era la loro figlia naturale. Per parenti e conoscenti Rosa rimase la figlia maggiore di Mauro e Francesca. Mauro organizzò un piccolo commercio di tessuti; all’inizio andando casa per casa quindi trovò un locale nel quale espose la sua mercanzia che le donne del paese cominciarono a comprare con una certa frequenza, dato che i prezzi erano modici. A quei tempi il “pret a porter” non esisteva. A parte le sarte, molte donne sapevano tagliare e cucire pertanto confezionavano in casa gli abiti. Un giorno apparve per le strade del paese un carabiniere a cavallo. Era veramente un bell’uomo, alto, robusto, dallo sguardo virile e leale. Era nativo di Oria in provincia di Brindisi. Notando Rosa che, quando non c’erano acquirenti, sostava sull’ingresso del negozio, rimase colpito dalla sua bellezza; ella aveva sedici anni. Ogni giorno, passando, la osservava con discrezione… Trascorsero varie settimane. capì che si stava innamorando di quella fanciulla. Si informò della famiglia di appartenenza. si fidanzò. la sposò. Per il viaggio di nozze si diressero ad Oria dove la sposina potè ammirare l’antico castello di Federico II, costruito nei primi decenni del 1200 ed una magnifica cattedrale del 1700 dalla cupola ampia rivestita all’interno di mattonelle policrome e dalla facciata barocca. Da quel matrimonio nacquero quattro figli. Rosa, per aiutare la famiglia, la quale sarebbe vissuta in ristrettezze con il solo stipendio del capofamiglia, organizzò un negozietto di merceria. A quei tempi vigeva la legge che se una famiglia avesse voluto adottare un bambino poteva farlo solo dopo che l’ultimogenito avesse compito diciotto anni. Nel 1939 le truppe naziste invadono il Belgio e l’Olanda. Scoppia la seconda guerra mondiale. Nel giugno del 1940 l’Italia di Mussolini entra in guerra a fianco della Germania di Hitler. Otto settembre 1943: armistizio tra il governo italiano guidato da Badoglio e gli alleati americani ed inglesi. Il nostro carabiniere, fatto prigioniero dai tedeschi fu relegato in campi di concentramento, prima a Stettino, poi a Berlino. Terminata la guerra, nell’estate del 1945, fortunatamente per lui e la sua famiglia egli ritornò in paese. Di adottare Rosa non se ne parlò più. Il consorte la chiamava Rosina; amici e parenti la chiamavano Rosinella. I figli non sapevano nulla. Solo alla sua morte vennero a conoscenza che la loro mamma non era figlia della nonna, mentre tutti credevano che fosse la figlia maggiore. Ora che la piccola Vittoria è diventata madre e nonna, le amiche le ricordano il negozio di borsette per signora che i genitori gestivano in corso Margherita. In quel negozio si vendevano borse raffinate, di ottima qualità. Solo le signore benestanti potevano permettersi di acquistarle. La scrivente ricorda benissimo una borsetta di pelle di color bordeaux, modello busta, con chiusura in ottone dorato che suo padre aveva regalato a sua madre in occasione di un anniversario, comprata appunto nel negozio di Rosina coadiuvata dal consorte che aveva lasciato l’Arma. Mamma Maria sfoggiava quella borsetta bordeaux abbinandola ad un abito a sfondo scuro listato sul davanti di fasce di seta dello stesso colore. Come era elegante! Sono ricordi che affiorano dal passato sulle ali di una nostalgia melanconica. Ma orgogliosa e tenera. Rosina e Pompeo quindi costituivano una coppia di commercianti affidabile. Quando Vittoria divenne adolescente, appena poteva lasciare i doveri di casa, trascorreva alcune ore in negozio e così imparava a convincere le acquirenti con la sua parlantina gradevole e persuasiva. Rosina e Pompeo, il carabiniere, sposati per 65 anni, furono sempre innamorati sino alla fine. Pompeo morì a 95 anni e Rosina fece ricoprire la bara di orchidee dal tenero colore rosa fuxia, che esprimevano solo in parte la sua infinita tenerezza per il consorte. Dopo due anni morì Rosina, a 85 anni. La scrivente – dialogando con Vittoria – afferma: “Sarebbe opportuno meditare su certe costumanze del passato secondo le quali un figlio o una figlia veniva sacrificato ai doveri domestici, era posto al servizio della famiglia. Il figlio maschio doveva lavorare per poter comprare il corredo necessario alle sorelle, una figlia femmina, di solito la primogenita, doveva servire in casa”. Aggiunse Vittoria: “E’ da constatare quanta intelligenza femminile sia stata sprecata”. Mi viene in mente zia Filomena, sorella di mia madre, aggiunge la sottoscritta – che cantava solo in chiesa in occasione di messe solenni. Ascoltata da alcuni fedeli colti e frequentatori di teatri lirici, procurava frasi di rammarico perché la famiglia non aveva pensato di farla studiare in un Conservatorio. Ma ciò era del tutto impensabile. A quei tempi una famiglia di piccoli proprietari terrieri nel Sud Italia non poteva minimamente pensare che una figlia femmina si allontanasse dal focolare domestico se non per essere destinata al matrimonio… ossia per dirla alla crudele:… braccia per le faccende domestiche e fianchi per procreare figli. Si potrebbero fare tantissimi altri esempi di donne che, avviate ad una professione o attività, avrebbero dato il meglio di sé anche sposandosi.