La rassegna di studi storici “Risorgimento e Mezzogiorno” è pubblicata annualmente in numero doppio di circa 3OO pagine dal Comitato Provinciale di Bari dell'Istituto Nazionale per la storia del Risorgimento italiano. E' stata fondata nel 199° da Matteo Fantasia, presidente del Comitato di Bari, per integrare i Convegni biennali di studio sulla realtà del Mezzogiorno nell'età del Risorgimento, prima e dopo l'Unità, sino alla crisi dello stato liberale. Dal 1994 è diretta dall'attuale Presidente del Comitato, Giovanni de Gennaro, con la collaborazione di docenti come Gianfranco Liberati, Raffaele Colapietra, Raffaele Giura Longo, Mario Spagnoletti, Lorenzo Palombo, e si giova di saggi, ricerche, documentazioni, recensioni, dibattiti, ed interventi di studiosi di tutto il Mezzogiorno. Le linee programmatiche della rivista poggiando su problemi specifici e localistici, mirano ad illustrare la realtà meno note dell'Italia meridionale, dalla fine del '7OO all'Unità, e successivamente sino alla impostazione della questione meridionale ed ai suoi sviluppi.Puntano inoltre a verificare ed integrare i giudizi storici accreditati, suggerendo nuove prospettive di valutazione. La rivista circola in tutta Italia, ed anche all'estero, attraverso i Comitati dell'Istituto per la storia del Risorgimento; ha inaugurato una collana di testi e di documentazione, con la pubblicazione del primo volume sulla storiografia pugliese del secondo ottocento, che si aggiunge alla serie degli Atti su vari Convegni. Il numero appena uscito, dell'annata 2OO4,, ma stampato e diffuso nel marzo 2OO5, consta di 350 pagine contiene 4 saggi, sei ricerche su documenti inediti, varie note, ed una Relazione sul Congresso Nazionale dell'Istituto, svoltosi a Genova nell'ottobre 2004. Diversi interventi sono di particolare rilevanza, a partire dall'editoriale del prof. Liberati sull'insegnamento di Tommaso Fiore, prendendo spunto dall'ultima pubblicazione di Giovanni de Gennaro sul rapporto tra Fiore e Molfetta. Raffaele Colapietra svolge un'indagine sui socialisti abruzzesi ai primi del Novecento, mentre Lorenzo Palumbo alla sua infaticabile analisi sui catasti onciari di Terra d'Otranto aggiunge quello di Giuggianello. Ernesto Bosna arricchisce la sua indagine sulla scuola in Terra di Bari notando tracce di politica educativa nel riformismo settecentesco napoletano. Mastrolia traccia il profilo dell'imprenditore Giulio Bucci, creatore di una importante azienda vitivinicola nelle campagne di Minervino Murge a fine ottocento. Tra le ricerche,emerge la lunga relazione di Del Conte sulla politica commerciale del regno borbonico tra protezionismo e liberismo, e sono anche degne di interesse le altre di Barbagallo, Pastore, V. Bosna,e Francesco Quarto. Le note offrono una vasta panoramica di situazioni, e le dieci recensioni analizzano studi su protagonisti e problemi,editi in gran parte nel 2004.Alcune osservazioni conclusive, dopo questo excursus di taglio redazionale e necessariamente sommario. Innanzi tutto, ritengo sia doveroso esprimere al professor Giovani de Gennaro un vivo apprezzamento per la sua instancabile opera di studioso e di animatore culturale. La direzione di questa prestigiosa rivista, i suoi numerosi lavori sulla storia politica e civile di Molfetta e della Terra di Bari, la presidenza della benemerita Università Popolare Molfettese, la giovanile passione con la quale sprona i giovani a coltivare gli studi storici, meritano la gratitudine di tutta la nostra comunità. E questo a prescindere dalla diversità di opinioni che può eventualmente verificarsi su questo o quell'evento storico, o temperie politica. Avendolo incontrato qualche tempo fa, gli ricordai alcune sue lezioni liceali di storia e filosofia, ed il mio disastroso curriculum scolastico. Ebbene, con il suo solito sorriso, arguto ed insieme affabile, mi disse che certamente, erano importanti lo studio, i voti,il metodo, ma che compito capitale, ed arduo, della scuola, restava sempre quello di cavare dall'alunno le sue doti migliori, a volte nascoste, a volte sopite, che nel mio caso (forse!) ci si era riusciti. E così il professor de Gennaro mi ha fatto un'altra lezione di filosofia! Devo poi un particolare menzione al collega bibliotecario, ed amico, Francesco Quarto, autore dell'ottimo saggio “Il fondo diplomatistico di Giuseppe de Ninno: una ricostruzione virtuale”. Egli conclude la sua fatica con un post scriptum che è una splendida summula di poetica, e che meriterebbe di essere scolpito su marmo pario, e murato in bella vista agli ingressi di archivi e biblioteche. Lo riporto integralmente, con l'augurio che conservi sempre, insieme a me, dosi consistenti di satira volterriana, antidoto indispensabile per sopravvivere nei sepolcreti dove ci tocca spesso lavorare: “Non è il nostro primo lavoro nel quale simuliamo una azione investigativa nelle consuete procedure della ricerca erudita e storica. Abbiamo il vezzo o la vanità di rivendicare l'introduzione dell'elemento ludico, appunto giocoso e gioioso, nello sviluppo della ricerca sulle fonti documentarie che altrimenti apparirebbe, a noi per primi, piuttosto ingrata e seriosa, tanto da farci desistere dal continuare ad applicarla. Ci piace fare la ricerca e l'investigazione perché le consideriamo, tautologicamente, attività piacevoli e gradevoli, e la nostra ambizione è divulgare anche presso i lettori, accademici e no, incalliti specialisti o ancora giovani studenti, il gusto (“taste” in inglese), della dedicazione “laica” ad esse ed agli esiti, a volte imprevedibili, cui possono condurre”.Un accenno infine ad un'altra pubblicazione che ha avuto una felice ma breve stagione.”Studi Molfettesi”, la rivista storica della nostra città, diretta da Marco Ignazio de Santis, è ferma ormai da molto tempo,per esaurimento del denaro messo a disposizione dall'Amministrazione Comunale. Giova ricordare che la pubblicazione si avvale del contributo di studiosi che prestano la loro collaborazione a titolo gratuito, con l'unico intento di far conoscere,anche fra i giovani delle scuole, la storia della nostra città. Recentemente, è stato riferito da diversi membri dell'amministrazione che vi è un reale interessamento a che la rivista possa continuare. Speriamolo, e speriamo che tale interesse non sia come la fede delle donne di mozartiana memoria: “che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
Ignazio Pansini