Rinascita possibile
E’ tornato sui muri di Molfetta uno slogan forse dimenticato: “Restituire la città ai cittadini”. Letto oggi, a distanza di sei anni da quando apparve la prima volta, sa di déjà vu, di già visto, di vecchio insomma. In realtà, il richiamo a quell’appello, all’epoca vincente, non è la riproposizione sic et simpliciter di una vecchia politica che allora partiva dalla società civile e si poneva contro la logica partitica sconfitta dal ciclone Tangentopoli. Oggi quello slogan serve a ricordare a chi l’avesse dimenticato (e sono in molti) che il ciclo aperto nel ’93 si è chiuso, ma che i frutti di quell’appello sono sotto gli occhi di tutti, perché la città ha subito un cambiamento profondo. Oggi, per opportunismo politico, questo viene negato anche da chi ha partecipato a quel cambiamento, ma la realtà non si può cancellare. Stiamo assistendo al tentativo della destra di riportare indietro l’orologio della storia della nostra città e temiamo che questo “ritorno” non sia orientato verso i periodi migliori di Molfetta. Potremo sbagliarci, ma saranno i fatti a dimostrare se questa sensazione è solo frutto di un timore recondito o se è solo una valutazione epidermica. Per il bene della città ci auguriamo che si tratti della seconda ipotesi.
Ma la nostra preoccupazione nasce da una valutazione del panorama politico oggettivo e dai protagonisti di uno scenario amministrativo che, almeno sulla carta, non promette buoni risultati. Il centro-destra a Molfetta non ha classe dirigente, l’ha dovuta prendere dagli avversari, ma soprattutto la maggioranza di governo non ha un radicamento sociale, è il frutto di un voto di protesta contro gli errori del centro-sinistra (che ci sono stati, come anche questo giornale ha più volte sottolineato e, unico nel panorama informativo, ha avuto il coraggio di condannare quella che è passata alla storia come “l’operazione De Sario”, primo sintomo della futura sconfitta).
Questo vuol dire che c’è spazio per la ricostruzione di quell’area politica dell’Ulivo, che può ancora rappresentare la speranza di riscatto, ma anche di promozione, per grandi categorie sociali che oggi, in mancanza di un riferimento forte, hanno scelto di votare a destra. E questo senza passare necessariamente attraverso l’utilizzo del potere mediatico, che ha incantato le masse e portato alla vittoria Berlusconi, col suo “effetto trascinamento” anche a Molfetta. Ma tornando a parlare con la gente, ritrovando il contatto con una base che oggi, più di ieri, in un processo di globalizzazione avanzato, ha bisogno di concreti punti di riferimento.
Ecco perché occorre un progetto riformista che punti a costruire un programma di riforme sociali e politiche alla luce dei mutamenti avvenuti in questi anni. E anche i movimenti vanno esaurendo la loro spinta iniziale di supplenza al crollo dei partiti tradizionali, per assumere un ruolo di catalizzatore di realtà sociali organizzate nella logica del maggioritario. Questo comporta la necessità della rinascita dei partiti, che restano punto di riferimento per una politica che voglia rappresentare concretamente la base sociale e sia in grado di selezionare una nuova classe dirigente, capace di interpretare i bisogni emergenti e tradurli in atti concreti.
“Rinascere”, partendo da quel principio ispiratore di “restituire la città ai cittadini” ritiene che non basti più l’impegno solo nei movimenti e nelle associazioni, ma che sia necessario “che tutte le energie migliori, tutti coloro che con il loro impegno e il loro entusiasmo hanno contribuito alle vittorie elettorali del 1994 e del 1998, il mondo del lavoro, delle professioni, del volontariato e della cultura, tornino ad essere protagonisti per rinnovare la politica e far rinascere i partiti del centrosinistra”. L’obiettivo di questo gruppo è quello di ricostruire il partito dei “Democratici di sinistra” nella nostra città. Crediamo che questo sia importante, sempre se il progetto non si trasformi in un’egemonia dei Ds su tutta la sinistra. L’Ulivo e quindi il Movimento deve poggiarsi sempre sulle due famose gambe, quella di sinistra e quella di centro, per poter essere maggiormente rappresentativo.
E’ una novità interessante che oggi muove i primi passi e che dovrà conquistarsi uno spazio all’interno della città. L’ostacolo maggiore è rappresentato dalla sfiducia diffusa nei partiti da parte della gente, di quella società civile che oggi ha scelto altre strade (l’astensionismo, il voto di protesta ecc.). Occorre, perciò, avere la capacità di far comprendere a tutti che i partiti (rinnovati) rappresentano ancora oggi uno strumento valido di partecipazione democratica, se non si vuole lasciare spazio alla deriva populistica, che ha trovato terreno fertile anche nella nostra città.
Ma i partiti non bastano, occorre che associazioni, gruppi di opinione, aree sociali importanti come quella del volontariato, degli ambientalisti, del sindacato, abbiano la capacità di mettersi insieme per costituire un blocco omogeneo, pur nel rispetto delle diversità, ma con un progetto comune. Altrimenti si lascia spazio al fenomeno attuale che a Molfetta, come a Roma, vede gruppi di interesse particolare, di scarso spessore qualitativo, ma di grande spessore economico, che difficilmente saranno in grado di garantire interessi collettivi.
L’operazione di “Rinascere” non deve, però, puntare a svuotare i “Democratici”, che nel progetto della Margherita devono rappresentare la seconda gamba dell’Ulivo, ma dare nuova linfa a un partito che ormai a Molfetta ha perso ogni riferimento, riducendosi al lumicino. L’opposizione in consiglio comunale, invece, va fatta salvaguardando la leadership di Nino Sallustio e aggregando anche le poche forze esistenti per mettere in evidenza le contraddizioni della destra, che già cominciano ad emergere. Solo così si può rinascere: per creare un sogno, occorre lavorare anche su basi concrete, altrimenti il sogno resta tale e si vive solo di inutili ricordi.
Autore: Felice de Sanctis