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RIFIUTI, i molfettesi pagano più del dovuto?
E' guerra tra l'Asm di Molfetta e l'Amnu di Trani
15 dicembre 2000
Spazzatura, ma quanto ci costi? E’ la domanda che si sono posti gli amministratori dell’Asm (Azienda servizi municipalizzati) che, con il passaggio ad azienda speciale, hanno l’obbligo di tenere sotto rigoroso controllo il livello dei costi. Lavorando su questo fronte nel ’96 l’Asm di Molfetta ha rilevato una stranezza: il costo elevato per il conferimento dei rifiuti solidi urbani alla discarica di Trani, che serve i comuni di Barletta, Bisceglie, Corato, Molfetta e Trani, che costituiscono il Bacino A1. Sin da quando la discarica è entrata in esercizio nel ’94, l’ente gestore, l’Amnu di Trani, impone ogni anno ai Comuni interessati di sottoscrivere una convenzione con il relativo tariffario. Inizialmente i Comuni hanno sempre accettato e pagato, senza mai chiedersi il perché di continui aumenti. La cosa è durata fin quando l’Asm di Molfetta ha cercato di capirci qualcosa. Così è venuto fuori che le tariffe per il conferimento dei rifiuti alla discarica sono determinate in base a norme e decreti legislativi sia nazionali che regionali. In pratica si è appurato che l’Amnu di Trani fissa le tariffe disattendendo il Decreto regionale n° 70/1997. Il nodo della questione riguarda una parte consistente della tariffa: il fondo di accantonamento per i costi post esercizio. Per capirci, la tariffa comprende due voci: il costo di esercizio per lo smaltimento dei rifiuti, più una somma che conferisce in un fondo per coprire i costi di gestione che l’Amnu di Trani dovrebbe sostenere per alcuni anni (quanti?), una volta esaurita la discarica. Questo perché occorre assicurare per un certo periodo la manutenzione. Una voce significativa, visto che della tariffa di 79.000 lire per tonnellata, circa 40.000 lire riguardano il fondo di accantonamento post esercizio, quasi il 50%. Ebbene, l’Asm di Molfetta, sentiti alcuni consulenti, applicando il Decreto regionale 70/’97, ha ritenuto che questa quota non debba superare le 6-7mila lire. Di fronte a questa marcata differenza, l’Asm di Molfetta non ha sottoscritto le tariffe relative all’anno 2000 chiedendo di rivederle. Pronta la replica dell’Amnu di Trani: “Il servizio verrà sospeso se non si accettano le tariffe”. Una dichiarazione di guerra scongiurata dall’intervento del Commissario regionale per l’emergenza rifiuti, che ha intimato all’Amnu di Trani di non sospendere un servizio pubblico e di rivedere le tariffe in base alle norme. Una decisione ovvia, che però ha indispettito l’Amnu di Trani. Successivamente si sarebbero verificati una serie di episodi che hanno creato non poche difficoltà al personale dell’Asm di Molfetta.
Un sospetto di “boicottaggio” che ha indotto l’Asm a portare parte dei rifiuti alla discarica di Andria, che essendo più distante comporta maggiori oneri. Tutta questa questione ha fatto aprire gli occhi anche alle altre Amministrazioni comunali: ora anch’esse vogliono vederci chiaro. E’ proprio la mancanza di chiarezza e tra speranza che emerge nella vicenda. Per l’Amnu di Trani il fondo di accantonamento post esercizio (finora ammonta a 18 miliardi) è ipotizzato (in base a che cosa?) in 57 miliardi, mentre i consulenti dell’Asm indicano in 32 miliardi. Inoltre non è chiaro se l’Amnu di Trani considera o meno gli interessi attivi già maturati e quelli che matureranno negli anni successivi dal fondo. Di fronte a queste incongruenze, il Consiglio comunale di Molfetta già nel maggio ’99 deliberò di dare mandato all’Asm di pagare solo il costo di esercizio, per poi verificare quelli di post esercizio. Nel frattempo per questa voce, l’Asm propone di creare un proprio fondo che verrà alimentato negli anni con gli interessi attivi. Come andrà a finire? Non è escluso che si arrivi, per la gioia degli avvocati, in tribunale, anche perché non si riesce a individuare chi sia il soggetto giuridico (Regione, Provincia o chi per loro) che dovrebbe sbrogliare la matassa. Per ora registriamo il fastidioso sospetto che il contribuente molfettese paghi una bolletta più salata di quella che dovrebbe essere, a beneficio di cittadini di altre città.
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