Ricordo di un alunno alcuni giorni prima della morte
Egregio Direttore, mi permetto di scriver- Le, queste mie personalissime opinioni, in quanto, a me da bambino sono stati insegnati valori di civiltà, che francamente oggi non vedo, sono stato fortunato, anche perché, il mio maestro aveva una frase che ci ricordava sempre, ancora adesso attuale: “Il mondo è piccolo e posto per i fessi non c’è né”. Lei, con “Quindici” ci offre la possibilità di non fare i fessi, di denunciare ed io approfitto. Il mio maestro, Lei ha la fortuna di conoscerlo meglio di me, è Suo padre, Michele de Sanctis, sono stato alunno del suo papà dal 1973 al 1978, mi dispiace sapere che sta male, lo ricordo sempre come un uomo tutto di un pezzo, corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno, di tanto in tanto ci spiegava come si svolgeva il lavoro con il giornale, le lunghe telefonate alla redazione, lo stenografo etc. Ancora mi emoziono nel ricordare quei racconti. Parlava molto spesso dei propri figli, era orgoglioso del fatto che studiassero per diventare avvocato, dottore. Fino a qualche tempo fa (qualche annetto), lo vedevo in giro anche perché abitavo io stesso nelle vicinanze di casa sua, mi faceva sorridere quando lo vedevo vecchietto ma sempre arzillo. Purtroppo con il mio lavoro, che mi porta sempre fuori da Molfetta, lo vedevo sempre meno (come avrà compreso navigo). Ora quando cerco di spiegare a mio figlio, com’era la scuola qualche anno fa, un paragone al “professore” c’è sempre. Le chiedo solo di porgergli i miei più calorosi auguri di pronta guarigione.