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“Restituiteci parte dell'ex convento di S. Domenico” La Parrocchia rivendica una “congrua parte” dell'immobile restaurato dal Comune
15 settembre 2004

Dopo oltre 10 anni dal primo e respinto “assalto”, il parroco di San Domenico don Franco Sancilio, è ritornato alla carica per reclamare una parte della struttura del plesso dell'ex convento, oggi completamente ristrutturato dal Comune. Per capire la vicenda bisogna fare un salto indietro di ben 138 anni e risalire ai primi anni dello Stato unitario (1861) sotto la corona dei Savoia, contraddistinti da una forte contrapposizione tra il papato e il suo potere temporale ormai in declino e la neonata autorità statale. All'epoca furono emanate leggi che in pratica confiscavano beni non direttamente attinenti alle attività di culto e tra questi i fabbricati dei conventi soppressi, tra cui il complesso di San Domenico di Molfetta comprendente chiesa (nella foto), convento e giardini. Con il trasferimento della struttura al Comune, la chiesa fu affidata ad un rettore mentre il convento fu adibito a scuola. Quando nel 1915 San Domenico fu eretta a parrocchia, il Comune concesse al nuovo ente tre vani: al primo piano per l'abitazione del curato e il corridoio posteriore fino alla fila delle cappelle di ponente, da utilizzare per la cucina, dispensa e attività connesse. Nuovo atto di generosità da parte del Comune nel 1935, con la cessione di un altro locale sito nel corridoio di levante dell'ex convento da adibire a sagrestia. Per oltre mezzo secolo nessuno reclamò più nulla fino al 1993, quando il parroco di San Domenico, documenti alla mano, individuò un anello mancante nella storia del complesso monastico, con prospettive interessanti soprattutto per la parrocchia. La fonte giuridica di riferimento individuata dai legali della parrocchia è il Concordato con la Santa Sede (Patti Lateranensi) del 1929 e confermato con legge statale nel 1985, che all'art. 8 dispone che gli Enti locali a cui siano stati trasferiti i fabbricati dei conventi soppressi “ne rilasceranno senza indennità una congrua parte, da destinarsi a rettoria della Chiesa annessa, quando questa sia conservata al pubblico culto”. Per il legale di San Domenico, i locali ceduti dal Comune sia nel 1915 per la casa canonica, cucina e dispensa, sia nel '35 per la sagrestia, sono cose ben diverse dalla “rettoria” prevista dal Concordato e comunque non sufficienti per definire una “congrua parte del convento”. Inoltre viene evidenziato che la quantificazione della “congrua parte” deve essere frutto di un pieno accordo tra il Comune e la Parrocchia. Accordo che, secondo il legale della parrocchia, non c'è mai stato. Sulla base di queste motivazioni giuridiche è stata avanzata la richiesta al Comune di cedere una parte degli immobili dell'ex convento in favore della Parrocchia da destinarsi a “rettoria” (si presume l'alloggio del rettore dell'ex convento). A questa richiesta il Comune ha risposto dando mandato all'avv. Emilio Vito Poli di Bari di curare la complessa questione dei rapporti con la parrocchia San Domenico nell'interesse del Comune, con rivendicazione degli spazi, locali e attrezzature non perfezionati. Nella delibera di nomina del legale si legge che, già nel '93 la questione fu avanzata da don Franco Sancilio e respinta dal Consiglio comunale sulla base di due relazioni, una tecnica e una giuridica. Allora il parroco non si dette per vinto e si rivolse al Tar che però dichiarò inammissibile il ricorso perché la definizione della “congrua parte del convento” deve essere frutto di un pieno accordo tra il Comune e l'Ente ecclesiastico e nel caso di contrasti, la questione deve essere definita con un provvedimento del ministero degli Interni. La questione sicuramente appassionerà i professionisti del diritto e delle vicende storiche nostrane, ma non si può fare a meno di evidenziare che dopo 11 anni la faccenda si riapre e non si capisce (almeno dalla delibera di Giunta non è chiaro), se le argomentazioni sono le stesse del '93 oppure sono mutate. Una cosa è certa, rispetto al '93 le novità sono due: la struttura dell'ex convento oggi è completamente ristrutturata con cospicui risorse pubbliche e i nuovi amministratori, che hanno già dimostrato di essere sensibili alle presunte legittime pretese provenienti dalla comunità clericale. Ricordiamo che uno dei primi atti dell'amministrazione in carica fu di risolvere il contenzioso sulla proprietà della struttura ex ospizio comunale presso la Madonna dei Martiri, riconoscendola ai frati francescani. Certo, se “l'assalto” di don Franco Sancilio andasse in porto, sarebbe un bel colpo per la parrocchia che si arricchirebbe di nuove strutture belle, pulite, efficienti e soprattutto gratis. Qualcuno insinua – peccaminosamente - che il copione è stato già scritto. Vedremo come si svilupperà e si concluderà questa vicenda. Francesco del Rosso
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