Reportage fotografico della rivista “Quindici” sullo stato di abbandono del Pulo. Il Consorzio Polje prende posizione: non può e non deve rimanere chiuso
MOLFETTA – Dopo la notizia dei furti di ferro e rame e dei cavi elettrici al Pulo di Molfetta, qualcosa comincia a muoversi. La prima organizzazione a prendere posizione è il Consorzio Polje che ha gestito la dolina fino a qualche tempo fa e che ora, scaduto il contratto con la Provincia e sciolto anche l’Ente presieduto da Francesco Schittulli, si chiede quale sarà il destino di questo importante monumento. Non si capisce se il sito sia ora di proprietà della Città metropolitana, subentrata alla disciolta Provincia di Bari, oppure se sia in attesa di un proprietario o di un gestore.
Quindici qualche giorno fa ha deciso di fare un reportage fotografico sullo stato attuale del Pulo e le immagini verranno pubblicate in un dossier fotografico sul prossimo numero della rivista mensile, in edicola il 15 marzo.
Intanto registriamo la presa di posizione del Consorzio Polje e anticipiamo qualche foto di quelle che saranno pubblicate sulla rivista: «Nei giorni scorsi la stampa locale è tornata ad occuparsi del Pulo di Molfetta riferendo di furti che avrebbero riguardato “i cancelli e parte dei cavi elettrici che costituivano l’impianto di illuminazione” e paventando il ritorno dei malfattori per completare l’opera.
È il caso di fare un po’ di chiarezza. Intanto tali furti (avvenuti in momenti distinti a discapito dell’area servizi e della SP 150 e ripetutisi nuovamente nella scorsa primavera) sono stati segnalati alla Provincia, ente proprietario del sito, e alla Soprintendenza nello scorso maggio proprio dall’Associazione Consortile Polje, benché quest’ultima non sia più autorizzata a gestire il sito, stante la scadenza della convenzione tra il sodalizio e l’ente provinciale. Ovviamente è stata sporta regolare denuncia ai Carabinieri.
Pare strano che la stampa se ne avveda solo a un anno di distanza (nei mesi scorsi, tra l’altro, la linea elettrica è stata ripristinata dall’Ente Provincia a seguito di numerose denunce dell’Associazione ed esclusivamente perché il disservizio interessava una strada provinciale).
Sicuramente, però, la dolina versa in stato di abbandono ed è stata danneggiata parte della rete di protezione.
Dal novembre 2013, come dicevamo, la convenzione tra Provincia di Bari, ente proprietario della dolina, e l'Associazione Consortile Polje è scaduta.
Grazie a un costante dialogo con l'Ente provinciale e all'impegno dell’associazione consortile, che si è assunta l’onere di garantire la fruibilità del percorso, la pulizia dei servizi, il pagamento delle guide oltre che delle polizze assicurative relative al corpo guide e ai visitatori del sito, è stata autorizzata l'apertura del Pulo in alcune giornate di aprile e maggio 2014. Aperture che hanno visto l'affluenza di centinaia di visitatori.
Va rimarcato anche l'interesse manifestato dall'Amministrazione Comunale che più volte ha contattato (sin dallo scorso febbraio) i rappresentanti della Provincia di Bari, ottenendo importanti assicurazioni, da parte del vicepresidente e assessore al Turismo Altieri, circa un rinnovo temporaneo della convenzione con Polje, nelle more di lanciare un bando a evidenza pubblica per il rinnovo del servizio.
Ma niente è stato fatto per prolungare l’apertura. E dunque il Pulo è rimasto chiuso, deludendo i visitatori e i turisti arrivati sul posto, che si sono trovati davanti ai cancelli sbarrati.
Cancellato il certosino lavoro di Polje e congelate le sue professionalità ed esperienze consolidatesi in anni di studi, ricerche, approfondimenti, attività sul campo.
E non basta il decreto “svuota Province” per giustificare tutto questo.
Si poteva, ad esempio, prorogare la gestione (anche senza oneri per la Provincia, così come avvenuto per il brevissimo periodo della primavera scorsa) in attesa che si chiarisse la situazione e si potesse provvedere a un eventuale bando.
E se ciò non era possibile perché l’ente proprietario non ha ottemperato almeno alla manutenzione ordinaria?
Un sito prezioso e delicato come il Pulo, con le sue peculiarità naturalistiche, con l’ambiente carsico, la flora e la fauna, le reminiscenze archeologiche della civiltà neolitica e la nitriera borbonica, particolare esempio di archeologia industriale, non può essere lasciato senza cura, pulizia e manutenzione. Oltretutto la sua chiusura vanifica la possibilità di attivare quel sistema Pulo che vedrebbe un percorso integrato tra fondo Azzollini, dolina Pulo e Museo Civico Archeologico del Pulo di Molfetta (ex Casina Cappelluti), che ospita la mostra “Natura, archeologia e storia del Pulo di Molfetta” presso il Museo Civico, le cui visite guidate, attività, laboratori didattici sono affidati all'associazione consortile Polje in collaborazione con le associazioni Antiqua Mater e La Voce di Sant'Andrea.
Anche la Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia in questi mesi ha sollecitato interventi urgenti a salvaguardia di un luogo così importante per il patrimonio culturale del nostro territorio.
“Il Pulo non può e non deve rimare chiuso”: lo chiede a gran voce l’Associazione Consortile Polje, lo chiede l'Amministrazione Comunale di Molfetta, lo chiedono i cittadini e le centinaia di turisti che continuano a chiedere di visitare il sito.
Ci auguriamo che gli amministratori della città metropolitana di Bari, a cui è passata la proprietà dei beni provinciali, siano più attenti e solleciti di coloro che li hanno preceduti, e ci aiutino a cambiare passo, a spalancare nuovamente le porte del più importante sito storico della città di Molfetta a studenti, visitatori provenienti dalle città viciniori, ai turisti.
Non possiamo più attendere: il lavoro di ripristino e scavo effettuato dalla Soprintendenza rischia di andare irrimediabilmente perduto».
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