Rendiconto 2011 il quadro impressionista di Azzollini: avanzo dopato e rischio default
Un rendiconto di cartapesta. Atto di fede per l’opposizione, il miglior bilancio d’Italia per il sindaco Antonio Azzollini. I dati presentati al Consiglio comunale dall’amministrazione Azzollini dipingerebbero una «tranquilla gestione dell’ente» con un avanzo di amministrazione 2011 di 372mila euro (liquidità immediata). Un quadro impressionista macchiato, però, da un reale disavanzo di competenza di -263mila euro: inesistente per Azzollini. «È un metodo di contabilizzazione del nostro bilancio consuntivo»: nel quadro riassunto delle spese, il disavanzo è pari a zero, ha spiegato Azzollini, mentre l’avanzo di amministrazione 2010 è pari a 882mila. «Siccome i Comuni si muovono per competenza finanziaria, se nella competenza registri la spesa relativa a quell’avanzo, e quindi gli 882mila nelle spese ci sono, non registri l’avanzo di amministrazione, perché è un fatto di cassa - ha puntualizzato il sindaco in una farraginosa e a tratti incomprensibile spiegazione -. Sostanzialmente, il conto di competenza omette la prima partita, ma se aggiungiamo +882mila la gestione di questo Comune è positiva per circa +620mila euro, che sarebbe l’avanzo di gestione». Una scalata sugli specchi, considerato anche il saldo negativo nella gestione dei residui (-246mila euro). Management contabile «a sentimento», secondo il consigliere Giovanni Abbattista (Pd) che ha lamentato in consiglio l’assenza di una comparazione contabile e di un attento monitoraggio degli accertamenti di competenza per il 2011. DISAVANZO: PROSSIMO SQUILIBRIO FINANZIARIO? Avanzo e disavanzo, due risultati che rivelano lo stato di salute del Comune di Molfetta. Presente un disavanzo nella gestione di competenza, è evidente che le spese hanno superato le entrate contabilizzate. Sembra proprio che parecchi soldi pubblici siano stati sperperati e che la riscossione dei vari tributi sia stata un flop parziale (capacità di riscossione al 44%). Nell’intervista a Quindici pubblicata sul numero di dicembre 2011, il capogruppo dell’opposizione, Mino Salvemini (Pd), aveva paventato per il rendiconto 2011 un nuovo disavanzo e invitato l’amministrazione ad attuare le misure necessarie a risanare i conti comunali secondo la normativa vigente. Nessuna manovra correttiva è stata eseguita, pur di continuare a predicare la sanità del bilancio comunale e la santità dei suoi autori. Ma quel disavanzo si è ripresentato puntuale, nonostante le rassicurazioni pubblicitarie di Azzollini. Questa volta con il rischio concreto di lasciare alla prossima amministrazione uno squilibrio finanziario difficilmente colmabile, considerata la recessione in corso. Un regalo per i nostri figli (compresi i neonati), già costretti a sopportare 32mila euro per un debito pubblico italiano record (quasi 2mila miliardi di euro). Questo nuovo disavanzo della gestione di competenza palesa anche una certa inattendibilità della costruzione degli equilibri contabili in sede previsionale, soprattutto perché arginato da un discutibile avanzo di amministrazione 2010. Un meccanismo da censurare, perché non solo depaupera il patrimonio comunale, ma potrebbe avere ricadute pericolose sulla tenuta degli equilibri di bilancio. AVANZO DOPATO Legittimo a livello giuridico-formale, molto meno per contabilità e spendibilità delle risorse. Questo sarebbe l’avanzo di amministrazione 2011, una quick ratio da 372mila euro ottenuta con un’ennesima operazione di window dressing impostata sull’avanzo 2010 (882mila euro). Entrambi gli avanzi di amministrazione sono scaturiti da una serie di residui attivi pressoché inesigibili (somme accertate ma non incassate): una doppia dubbia legittimità finanziaria. Tra l’altro, nelle entrate del Bilancio pluriennale 2012-14 molti di questi dubbi residui non hanno alcuna corrispondenza nelle previsioni per i prossimi 3 anni. Qualche conto non quadra. Ma pare evidente che si pompino i crediti per gonfiare il risultato di amministrazione con cui coprire le spese correnti e investire con un adeguato flusso di entrate. Infatti, secondo la dottrina finanziaria, i residui attivi possono essere ridotti o eliminati per prescrizione (di norma 10 anni, tranne nei casi di prescrizione breve), insussistenza e inesigibilità del credito, ma solo dopo aver eseguito tutti gli atti per la riscossione, compresi quelli di competenza dell’autorità giudiziaria. E tra i residui attivi, che concorrono a determinare l’avanzo di amministrazione 2011, alcuni risalgono agli anni ’80-’90, tutti riportati a nuovo dal 2010 e senza alcuna variazione: • consolidamento del Torrione Passari del 1999 (140mila euro);• r i s t r u t t u r a z i o - ne degli isolati 16 e 17 del centro antico e delle palazzine 18 e 19 del rione Madonna dei Martiri del 1986 e 1998 (1,33milioni di euro); • compl e t ament o dell’Istituto Professionale per il Commercio del 1987 (204mila euro) e della Scuola Media Giaquinto del 1993 (129mila euro); • mutuo per 25 aule di scuole elementari a Molfetta e Bitonto del 1987 (21mila euro); • ristrutturazione di Palazzo Dogana del 1987; • mutuo per l’autorimessa ex AMNU nel PIP del 1995 (11mila euro); • muto per la realizzazione del campo di calcio alla 167 del 1990 (103mila euro); • alcuni depositi cauzionali del 1995 (16mila euro). • urbanizzazioni di Edilizia Residenziale Pubblica del 1996 (4mila euro); • costruzioni campi da tennis del 1984 (5mila euro). Si aggiungano altri discutibili residui tra il 2000 e il 2003 (segnano zero nelle entrate del Bilancio pluriennale per i prossimi 3 anni): trasferimenti statali, finanziamenti privati per parcheggi interrati, secondo lotto del mercato ortofrutticolo, difesa idrica di Torre sant’Orsola, adeguamento del depuratore, fondi di rotazione del centro antico e della zona artigianale (strumento con cui lo Stato garantisce la copertura della quota parte nazionale degli interventi cofinanziati dai fondi strutturali), riattamento dei locali ASM alla caserma dei Vigili del Fuoco, ristrutturazione delle strade basolate interne. L’elenco sarebbe infinito. I revisori hanno dichiarato nella loro relazione di aver rilevato la sussistenza della ragione di credito, pur ritenendo opportuno per alcuni crediti «l’espletamento di funzioni incisive e risolutive per la riscossione» e la loro relativa storicizzazione. Calcolatrice alla mano, dalla somma accertata nel rendiconto 2011 dovrebbero essere eliminati tra i 4 e i 5milioni di euro (l’amministrazione ha stornato solo 100mila euro dai residui attivi). Per scrupolo di coscienza contabile, una stessa operazione di pulizia si potrebbe eseguire per alcuni corrispondenti residui passivi (somme impegnate e non ancora pagate). Qualche dato, però, cambierebbe: il disavanzo della gestione di competenza potrebbe triplicarsi e l’avanzo di amministrazione potrebbe subire una mutazione genetica. Pur con le verifiche effettuate dal Collegio dei Revisori dei Conti, sarebbe opportuno rivedere qualche posta contabile tra i residui per conferire maggiore autenticità a un bilancio comunale dopato. Sarebbe grave l’aver occultato dati negativi. Se l’avanzo è virtuale, si rischia di destinare a nuovi finanziamenti somme già impegnate e non erogate negli esercizi precedenti. Per di più, per il Comune di Molfetta non esiste l’avanzo di amministrazione spendibile e si spendono soldi senza conoscerne l’effettiva disponibilità. Una serie di imprudenze che potrebbero avere ricadute fatali.
Autore: Marcello la Forgia