REGIONANDO - L'opposizione accusa, Vendola risponde. La battaglia dialettica sul piano della salute va avanti
BARI - Sono 41 gli emendamenti con i quali l'opposizione chiede al governo regionale l'attivazione negli ospedali pugliesi dei reparti previsti dal “piano Fitto”.
Su questi emendamenti si è innescato un confronto a tutto campo che ha proposto episodi e fatti risalenti addirittura al 2004, tutti tra essi collegati e riconducibili alle polemiche innescate sulle conseguenze prodotte dal piano di riordino ospedaliero approvato nella precedente legislatura.
Lo ha fatto il presidente Nichi Vendola (foto), ma anche l'assessore Tedesco, replicando ai vari interventi che si sono susseguiti dai banchi delle opposizioni.
Quello del presidente è seguito alle dichiarazioni di Sergio Silvestris (An) che ha accusato la maggioranza di aver “promesso in campagna elettorale la riapertura di tutti i reparti che erano stati chiusi a seguito del piano Fitto”.
La stessa identica motivazione a cui il capogruppo di FI Rocco Palese ha fatto ricorso per illustrare gli emendamenti, uno per ciascuno dei 41 degli ospedali pugliesi maggiormente interessati dalla delibera 1429 del 2002 (Riordino del sistema ospedaliero regionale).
L'appello nominale richiesto dalla maggioranza con lo scopo di testare il livello di coesione della maggioranza che non ha subito cedimenti, è andato avanti sino alla presentazione dell'emendamento riguardante l'ospedale di Terlizzi, città natale del presidente Vendola.
Silvestris nel suo documentato intervento a sostegno della tesi delle opposizioni che il centro-sinistra ha sistematicamente promesso durante e dopo le elezioni di “riaprire quanto Fitto aveva chiuso”, ha presentato ritagli di giornale ed ha anche esposto al pubblico una gigantografia a colori che ritraeva il presidente Vendola in procinto di inaugurare il laboratorio dentistico di Enziteto-Catino.
L'intervento del presidente Vendola è seguito a questo episodio. Vendola ha esordito sostenendo che la “battaglia sanitaria fatta sul confronto del campanile è sbagliata. Bisogna avere il coraggio di guardare i rami secchi che stanno nella sanità pubblica e quelli floridi della sanità privata. Non si può tagliare l'unico ramo, anche se secco, al quale si appiglia l'ultimo, non si può desertificare il territorio”, ha aggiunto.
Ha poi spiegato che bisogna dirimere l'equivoco tra salute e sanità, spiegando che “la salute è qualcosa che riguarda tutto e relativamente gli ospedali”. Per il presidente della giunta regionale la salute si organizza nelle scuole (ha segnalato le patologie di cui soffrono i bambini, ad iniziare dall'obesità), riguarda l'ambiente i cui si vive (ha fatto riferimento a Taranto) e per questo la “Puglia mette in campo il piano della salute”.
Ha poi contestato al suo predecessore ed attuale ministro, Raffaele Fitto, di essere andato a Terlizzi dopo l'approvazione da parte della giunta regionale del piano sanitario. “Quello che non andava bene – ha detto Vendola – era che non c'era discussione, Fitto ci veniva a dire una cosa già avvenuta e che era impossibile tornare indietro, mentre se ci spiegava che quanto chiuso era un ramo secco della sanità, avrebbe trovato anche noi al suo fianco. Una questione di democrazia”.
Vendola (che ha ringraziato l'assessore Tedesco per il “garbo e la competenza con cui ha affrontato la materia”), ha poi affermato di avere “apprezzato la feconda ingerenza di mons. Cacucci che ci ha permesso di entrare nel merito delle cose (il riferimento era alle problematiche connesse con la rete regionale consultoriale affrontate in mattinata) ed ha chiuso chiedendo la collaborazione e la disponibilità a migliorare la sanità pugliese ai “corpi intermedi che operano nel settore”, stimolando i cittadini ad “esercitare virtù civiche quando si rivolgono al servizio sanitario”. “Nelle beghe di piazza non sempre vince il migliore - ha concluso - l'importante, nel nostro caso, è che vinca la Puglia”.