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REGIONANDO – Fiorentino: Condono edilizio: il "silenzio" non è sempre d'oro
12 ottobre 2004

BARI - 10.9.2004 Il silenzio è d'oro, ma in alcuni casi può ritorcersi sui cittadini, specie quando si parla di condono edilizio. E' il monito del consigliere regionale della Margherita Tina Fiorentino che denuncia le storture del disegno di legge proposto dal governo regionale, invitando la maggioranza di governo ad introdurre e quindi a "gestire" con oculatezza le norme sul "silenzio-assenso" e "silenzio-rifiuto". «A seguito della sentenza della Corte Costituzionale - afferma Tina Fiorentino - lo Stato ha emanato la legge 191 del luglio 2004 in cui sono dettate le norme non per la riapertura dei termini di presentazione delle domande di condono edilizio, come è stato populisticamente fatto intendere, ma per la ridefinizione dei ruoli e delle prerogative statali e regionali. A seguito dei ricorsi di molte Regioni, la Corte ha chiarito il ruolo degli Enti locali dichiarando incostituzionale anche il comma 37 dell'art. 32 della precedente disposizione, nella parte in cui non prevede che la legge regionale possa disciplinare diversamente gli effetti del silenzio protratto oltre i termini previsti.» Cosa che, in buona sostanza, la Regione Puglia non ha fatto. «Il disegno di legge presentato dal governo regionale - rileva ancora - avrebbe dovuto specificare (ma non lo fa), i termini di applicazione della norma per i Comuni che, a fronte di molte richieste di condono, con i termini scaduti e le domande inevase, possano considerare il "silenzio" come assenso o rifiuto. Come sempre ci si trova ad aver a che fare con una grande confusione, anche per la semplice presentazione delle domande.» Una cosa è certa, in definitiva. Che il consigliere Fiorentino presenterà «opportuni emendamenti sul tema "silenzio-assenso" o "silenzio-rifiuto", in quanto - afferma - a mio avviso il silenzio potrebbe creare interpretazioni singolari da parte dei Comuni che, nelle more dei singoli provvedimenti, farebbero ricorso al parere della Regione, con buona pace di tempi, celerità e trasparenza delle procedure.» Inutile, infine, «inneggiare alla riapertura dei termini se si tratta di un atto dovuto e, cosa ancor più grave, presentare frettolosamente una legge che, approvata dallo Stato nel luglio scorso, concedeva margini di tempo fino al prossimo novembre».
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