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Referendum su acqua pubblica e nucleare a Molfetta: maggioranza e opposizione a confronto
15 maggio 2011

A meno di un mese dal referendum sull’acqua e sul nucleare, Quindici ha intervistato coordinatori e esponenti politici della città di Molfetta, per raccogliere posizioni e opinioni. Poca certezza sulla eff ettività del referendum per acqua e nucleare. Il Governo Berlusconi vorrebbe fare un passo indietro: di che tipo? Manovra politica? Sembra che in Italia i cittadini non possano decidere. Esproprio della democrazia? La parola alla Corte di Cassazione, per valutare se le richieste dei promotori saranno soddisfatte. Intanto, nell’attesa che si decida il da farsi, Quindici ha raccolto alcune opinioni. MANCINI (PDL): I REFERENDUM NON SERVONO A NULLA E NON SONO ESPRESSIONE DI DEMOCRAZIA Per la maggioranza di centro-destra abbiamo intervistato Pasquale Mancini segretario cittadino del PdL per capire la posizione del partito sul referendum del prossimo giugno. Ci parli della posizione del Pdl sul referendum del prossimo giugno. «La posizione che posso esprimere è che noi siamo contrari ai referendum, perché in molti casi sono un’ipocrisia. Penso che qualsiasi governo, di destra o di sinistra abbia il potere per deliberare. Noi siamo per il non voto, perché secondo me i referendum non servono a nulla. Comprendo che dopo la questione del Giappone, si sia sollevata un’ondata di preoccupazione sul nucleare, ma credo che una gestione attenta, moderna e in sicurezza del nucleare sia possibile. Sul nucleare occorre certamente grandissima attenzione perché non possiamo continuare a fare affi damento solo sul petrolio. Sull’acqua, la questione del referendum, è ancora peggiore, c’è un ipocrisia di fondo. A parere nostro è meglio, non impedire che essa venga privatizzata, perché molto spesso, la politica non è in grado di gestire al meglio il servizio. Al contrario del privato che interviene subito per il ripristino del servizio e investe per mettere a posto le infrastrutture e per non perdere acqua». La gestione del privato, potrebbe dunque signifi care un aumento dei costi per il cittadino che paga l’acqua. «Secondo me no, perché trattandosi di regime di monopolio, il costo dell’acqua verrà comunque calmierato e inquadrato in logiche che non sono di certo quelle di mercato. L’AqP oggi è una SpA che fa acqua da tutte le parti, e le responsabilità sono della politica. La politica deve uscire il più possibile dalla gestione delle aziende. Io sono certo che senza i costi della politica, oggi l’acqua costerebbe meno». In merito al nucleare, il governo Berlusconi ha scelto di posticipare, con una moratoria di un anno, la discussione sul nucleare. La situazione del Giappone ha forse indotto il governo a pensarci di più? «La scelta del governo di tornare al nucleare è stata una scelta coraggiosa, certo non ci deve essere un assalto al nucleare ma neanche dire no a prescindere». La scelta di non accorpare il referendum con le elezioni amministrative è stata una scelta ponderata del governo, anche se peserà sulle tasche dei cittadini in un momento di crisi? «Una scelta intelligente perché come ho già detto, secondo me, con tutto il rispetto per tutte le forme di espressione della democrazia, i referendum non servono a nulla, e questo voto lo dimostrerà ancora una volta». In Regione è già depositata una legge per trasformare l’Acquedotto Pugliese da Spa a ente pubblico. Il governatore della Puglia Vendola ha più volte promesso questo passo legislativo, ma ad oggi nulla è stato fatto. «Per me, più privato è, meglio è. La scelta del privato, è stata fatta anche dall’amministrazione Azzollini con le municipalizzate del Comune di Molfetta. Entro il 31 dicembre di quest’anno le aziende avranno il 49% delle quote gestite dai privati. Il privato, nell’azienda, cerca comunque di far quadrare i conti, perché non può rimetterci. Cosa che non esiste con l’azienda pubblica che va avanti con il rimborso spese a piè di lista, cioè le perdite vengono rimborsate dall’ente, che sia Comune, Provincia o Regione». Quindi il privato è sinonimo di effi cienza? «No, non necessariamente, ma penso che il privato sia costretto ad essere effi ciente, al contrario delle aziende pubbliche o para-pubbliche». ABBATTISTA (RIFONDAZIONE): SUL NUCLEARE IL GOVERNO PRENDE IN GIRO GLI ITALIANI Per il centro sinistra abbiamo invece ascoltato i pareri di Prc, Sel e PD. Quindici ha chiesto a Mario Abbattista e Vito Messina (direttivo PRC e Comitato «Acqua bene Comune») la posizione del partito sui quesiti referendari riguardanti l’acqua pubblica e il nucleare. Qual è la posizione di Rifondazione Comunista sul referendum per il nucleare? [Abbattista] «Va sfatato il mito della dipendenza energetica dell’Italia dall’estero, se la questione energetica è spesso declinata in termini di emergenzialità. Ad esempio, l’Italia compra l’energia dalla Francia, perché questa è costretta a vendere l’energia di notte e sottocosto. La stessa Francia, che ha 52 centrali nucleari, importa più petrolio dell’Italia stessa. Dunque, potremmo far fronte ai nostri bisogni con la nostra energia, ma dovremmo anche ripensare alla ridistribuzione dell’energia e a riassettare il mercato energetico. Il paradosso è un altro. Da un lato, il Governo dichiara di voler ridurre al minimo il soggetto statale, dall’altro, per costruire una centrale, si richiede un forte intervento dello Stato, dunque il contributo dei cittadini. Insomma, sembra di dipendere da una lobby del nucleare ». Il governo Berlusconi ha scelto di posticipare con una moratoria la discussione sul nucleare di un anno. Un escamotage per far dimenticare la tragedia del Giappone? [Abbattista] «L’impatto emotivo ha obbligato il Governo a parlare di moratoria di un anno, un’enorme presa in giro perché si tenta di allontanare il più possibile il ricordo dell’evento giapponese per riattivare la voglia di nucleare, presente solo in chi lavora nel settore energetico». Come mai non si punta sulle fonti rinnovabili? [Abbattista] «Poca ricerca e pochi investimenti per un defi cit di decisionalità politica e per la lobby del petrolio. È anche vero che il dictat europeo sulle fonti rinnovabili ha costretto l’Italia a fi nanziare nuove ricerche e sperimentazioni. Inoltre, non mancano le ambiguità, ma non possiamo demonizzare un intero settore che negli ultimi dieci anni ha favorito la ripresa economica italiana. Di recente, è stato detto che gli incentivi alle fonti rinnovabili faranno aumentare la bolletta degli italiani. Ma questo è falso, perché la bolletta energetica è cresciuta e crescerà, ad esempio, per il costo del petrolio e del gas metano».

Autore: Giovanni Angione
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