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Quanti pasticci in quell'aula: indecisioni e arroganze Pantaleo Petruzzella eletto presidente del Consiglio comunale. I nodi irrisolti
15 dicembre 2004

“Abbiamo il presidente!”, l'esclamazione di un consigliere di maggioranza è stato il segno tangibile della tensione all'interno della coalizione. Con 19 voti e 10 astenuti Pantaleo Petruzzella (nella foto), di Forza Italia, è stato eletto presidente del Consiglio comunale, in sostituzione di Pino Amato, promosso ad un incarico assessorile. Nonostante la maggioranza di 24 manine, si è fatto ricorso alla seconda votazione, in cui sono necessari 16 voti, perché nella seduta precedente, Petruzzella aveva racimolato solo 14 voti contro un quorum necessario di 21. In quell'occasione la maggioranza si presentò senza nessun accordo. Come al solito dopo l'appello il centrodestra si chiuse in conclave per cercare la quadratura del cerchio. In ballo, non solo l'elezione del presidente, ma anche il rinnovo del collegio dei Revisori dei conti del Comune. Dopo alcune ore di “camera caritatis” la maggioranza decise di dar luogo alla prima votazione e far mancare poi il numero legale. Nella seduta successiva tutto filava liscio: al Petruzzella la presenzialissima fascia blu e riconferma dei tre revisori uscenti: Angelo Fiumefreddo (presidente, con 15 voti), Vito de Candia (11) e Caterina Sallustio (11). Questi signori per i loro servigi percepiranno all'anno e per i prossimi tre anni un'indennità base di euro 18mila per il presidente e euro 12mila a testa per gli altri due consiglieri. Sulla nomina di Fiumefreddo la minoranza ha avuto da ridire, perché si tratta della terza riconferma consecutiva (quindi per 9 anni nel libro paga del Comune) e sembra che ciò non sia consentito dallo Statuto comunale. La cosa non è andata giù agli altri concorrenti, in particolar modo ai commercialisti Marcello de Trizio e Corrado Samarelli, (entrambi con 9 voti), intenzionati a sollevare la questione al Tar. Presidente di parte Nell'occupare l'ambita poltrona, Petruzzella ha pensato bene di ringraziare il suo partito, come a voler mettere in chiaro con quale stile avrebbe assolto il mandato e da chi avrebbe preso ordini. Non è stato necessario attendere molto per capire questo “stile”. Il neopresidente si è messo subito al lavoro per indire la prima seduta. Il presidente ha il compito di fissare la data e l'ordine del giorno, su segnalazione sia della commissione Affari Istituzionali, in cui sono presenti i capigruppo di tutti i partiti, sia delle richieste della giunta. In commissione, si stava ventilando la data del 17 dicembre, ma l'11 dicembre era in scadenza un progetto Por, e pertanto si indicava la data del 10 dicembre con seduta serale. Anche se per vari motivi personali, non tutti i consiglieri di minoranza potevano essere presenti, l'opposizione dava il proprio assenso e preannunciava anche il proprio voto favorevole al progetto. Invece il neopresidente, contrariamente agli accordi, convocava la seduta del 10 dicembre alle 9 di mattina e inseriva nell'ordine del giorno alcuni provvedimenti richiesti con urgenza dalla giunta. Atti non di poco conto che riguardano la rimodulazione dei comparti edilizi 4 e 17. Ovviamente il 10 dicembre l'esordio del neopresidente non è stato dei migliori. In apertura Nino Sallustio, consigliere della “Margherita” lo accusava di scarsa sensibilità e correttezza istituzionale, perché nonostante gli accordi in commissione, la seduta era stata convocata di mattina e con altri punti importanti all'ordine del giorno, pur sapendo che alcuni consiglieri di minoranza non potevano essere presenti. Sallustio concludeva preannunciando la propria assenza e dichiarava la presenza degli altri consiglieri di minoranza solo per il primo punto, così come concordato. Il consigliere Lucanie, anch'egli della “Margherita” rincarava la dose parlando di “carognata”, perché uno dei punti inseriti nell'ordine del giorno era il “Difensore civico”, tema spesso sollevato dalle opposizioni ed inserito, come uno sfregio, proprio nella seduta in cui queste non sarebbero state presenti. Il presidente rispondeva affermando che, non potendo indire un consiglio con un solo punto all'ordine del giorno, aveva pensato bene di assecondare le richieste della Giunta ed inserire la questione “Difensore civico” più volte rimandata. Questa risibile spiegazione provocava l'intervento di De Robertis del Cdu: “Lei (rivolto al presidente) non può dire pensavo che…, deve avere il coraggio civile e democratico di dire ho preso questa decisione, perché non siamo dei cretini e non vogliamo fare la parte dei mongoloidi di turno”. A questo punto Minuto formulava la richiesta di discutere il primo punto e poi sospendere la seduta, per dare tempo alla maggioranza di capire cosa fare. Come di consueto la maggioranza si chiudeva in conclave. Peccato non poter assistere a queste riunioni, divenute una sorta di sfogatoio dei consiglieri che in aula fanno scena muta. Dall'esterno si sono udite grida e toni concitati. Alla fine, ritornati in aula, il presidente acconsentiva a sospendere la seduta, vista l'impossibilità dell'opposizione di essere presente in aula. Insomma, nella sua prima uscita il Petruzzella ha fatto una pessima figura, soprattutto sul piano dell'etica e dello stile istituzionale. Sarà stata l'inesperienza o l'emozione? Speriamo, per ora al presidente va un bel 4. Varianti & Varianti E' difficile credere a questa versione ufficiale. Al fatto che i consiglieri di maggioranza si siano agitati tanto per difendere le prerogative democratiche dell'opposizione, non ci crede nessuno, evidentemente le motivazioni sono altre. E siccome la nostra “governament” locale non parla, non ci resta che andare a vedere di cosa si sarebbe discusso in aula. La giunta con urgenza aveva fatto inserire nei lavori consiliari due provvedimenti di variante al Piano “167”, relativi ai comparti 4 e 17. Ricordiamo che il territorio soggetto alla nuova espansione edilizia è stato suddiviso in 17 zone omogenee che definiscono i camparti. I comparti 1-2-3-14-15-16 fanno parte del Piano straordinario “ex art. 51”, gli altri del Piano “167”. Il piano esecutivo di ogni comparto (P.U.E.) comprende il progetto del sub-comparto A, relativo all'edilizia pubblica (60%), mentre il sub-comparto B (40%) riguarda l'iniziativa privata. Per quanto riguarda il comparto 4, ci sono state delle variazioni rispetto all'ipotesi originaria, a seguito dell'adesione di aree inizialmente stralciate. Ciò ha comportato un aumento della volumetria nel sub-camparto A, che guadagna una palazzina in più della tipologia T+1+5. Opposta la situazione nel sub-comparto privato, dove le aree stralciate, circa 23mila mq, sono notevolmente superiori a quelle inserite, per la presenza di quattro costruzioni di un certo livello, attualmente occupate. Per la parte privata sono previsti 4 palazzi (due T+5 e due T+4) e 28 case unifamiliari, 24 ricadenti nel piano precedente e 4 in un'area autonoma. La spiegazione dell'aumento del numero delle villette, invece dei palazzi, sta nella necessità di recepire lo stralcio di una villa abitata. Lodo Palbertig Rilevante la variante proposta per il comparto 17, caratterizzato dalla presenza delle fonderie Palbertig (14.360 mq) e di un'area (17.623) in cui sono presenti piccoli insediamenti artigianali. Questo comparto è rimasto ancora sulla carta per quello che possiamo definire il “Lodo Palbertig”. Il Tar Puglia ha respinto il ricorso dell'azienda, che in pratica chiedeva la modifica della classificazione dell'area, da zona C (espansione ) a zona B (completamento), ritenendo di aver subito un trattamento deteriore rispetto agli altri opifici industriali dismessi, le cui aree sono state classificate come di completamento. Ricordiamo che in tali aree (B) si attuano piani di recupero delle volumetrie esistenti (demolizioni e ricostruzioni o ristrutturazioni), incrementate di un ulteriore indice di fabbricabilità di 1,5 mc/mq. Il Tar nelle motivazioni della sentenza, pur riconoscendo al Comune la corretta perimetrazione delle aree, ha evidenziato che le richieste della Palbertig possono essere recepite con l'applicazione dell'art. 34 delle NTA (Norme tecniche di attuazione del Prg), che stabilisce che nelle zone C (espansioni) possono essere previsti interventi di conservazione e riqualificazione degli immobili esistenti. Sulla base di ciò, e constatato che i costi dell'esproprio sarebbero stati rilevanti, il Comune ha elaborato una variante al comparto 17, stralciando sia l'area della fonderia Palbertig sia quelle in cui sussistono insediamenti artigianali. Come si vede gli argomenti non sono di poco conto. Decidere in un senso o nell'altro, significa favorire o meno interessi economici, ma anche incidere sul contesto ambientale di quella zona. Le volumetrie della Palbertig sono rilevanti. Infatti, in mancanza di un impegno concreto della Palbertig di chiudere l'attività per trasferirsi nella zona Asi, si rischia di costruire palazzi attorno alla fonderia. “La richiesta legittima della Palbertig – ci ha dichiarato Nunzio Fiorentini dello Sdi - deve essere l'occasione per l'amministrazione comunale di contrattare il definitivo smantellamento della fonderia”. Francesco del Rosso francesco.delrosso@quindici-molfetta.it
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