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Progressi e prospettive della terapia medica dei tumori: oggi 6 persone su 10 si salvano. Il dott. Gennaro Gadaleta-Caldarola al Rotary di Molfetta
Il dott. Gennaro Gadaleta Caldarola e il presidente del Rotary dott. Chetta
15 maggio 2018

MOLFETTA – Negli anni Settanta solo poco più del 30% delle persone colpite da un cancro riusciva a sconfiggerlo. Negli anni Novanta è stato fatto un notevole passo in avanti e la percentuale di pazienti guariti è salita al 47%. Oggi 6 persone su 10 si rimettono completamente e chi non ci riesce del tutto – come accade purtroppo in taluni casi – ci convive a lungo con una buona qualità di vita. Il merito, senza dubbio va attribuito ai progressi nella diagnosi precoce, alle campagne di prevenzione e all’innovazione nella ricerca contro i tumori. Proprio l’oncologia rappresenta l’aria terapeutica in cui si concentrano maggiormente gli sforzi della ricerca farmaceutica.

Di questo e molto altro si è parlato durante il convegno Progressi e prospettive della terapia medica dei tumori organizzato dal Rotary Club di Molfetta presso l’Hotel Garden in collaborazione con l’Associazione Eirene, l’Università Popolare e il Gruppo Vincenziane cittadino. Ad aprire la serata, il presidente del Rotary Club di Molfetta – Giuseppe Chetta – che ha portato ai presenti i saluti di rito e ha introdotto il relatore che ha preso subito la parola. Si tratta del dott. Gennaro Gadaleta – Caldarola – direttore f.f. U.O.C. di Oncologia dell’Opsedale “Mons. Dimiccoli” di Barletta – che ha tenuto una vera e propria lectio magistralis sullo stato dell’oncologia in Italia.

L’illustre relatore ha spiegato che c’è stato un notevole incremento dei tassi di sopravvivenza globale a 5 anni migliorata del 18%. Nello specifico, secondo le attuali stime mediche si è riscontrato un aumento di successo pari al 18% nella cura dei tumori alla proposta per gli uomini e del 10% nella cura del colon retto per le donne. Risultati assolutamente incoraggianti che sono la summa di una serie di fattori che impattano sull’andamento dell’incidenza e della mortalità come la prevenzione primaria, i programmi di screening, i miglioramenti diagnostici e i programmi terapeutici (nuovi farmaci, terapia chirurgica e radioterapia). Ma una parte rilevante nella di munizione della mortalità è imputabile agli sviluppi della terapia oncologica particolarmente evidente in alcuni tumori per i quali i progressi terapeutici hanno migliorato la prognosi. La sopravvivenza a 5 anni della diagnosi è un indicatore ampiamente entrato nell’uso comune ed è aumentata notevolmente rispetto a quella dei casi diagnostici nei quinquenni precedenti sia per gli uomini che per le donne.

Dunque - come ha tenuto a sottolineare il dott. Gadaleta – in Italia si fa una buona oncologia e sulla cura di gran parte dei tumori siamo avanti rispetto alle percentuali di guarigione di molti Paesi europei. Rispetto a vent’anni fa - quando si era costretti a fare i cosiddetti “viaggi della speranza” – oggi le cose sono molto cambiate e per fortuna evolute in un ottica positiva. Ma tanto ancora c’è da fare per debellare il killer moderno che riesce ancora a mietere le sue vittime. Al momento particolare attenzione nel campo medico si sta dedicando alle terapie a bersaglio molecolare che sono frutto di ricerche più recenti. Il loro meccanismo di azione si basa – come ha spiegato il relatore – sulla capacità di legarsi specificatamente ai bersagli molecolari identificati nelle cellule tumorali. Per questo motivo, a differenza della chemioterapia, questa può essere definita una terapia “mirata”. Di fatti questo particolare meccanismo ne rende altamente selettiva l’azione, lasciando del tutto inalterate le cellule normali.

In altre parole la cura a bersaglio molecolare consente un trattamento specifico e selettivo mirato a correggere la mutazione genetica che è causa della malattia attraverso i’inibizione o la stimolazione del bersaglio molecolare tipicamente alterato in quella determinata malattia. Individuare la mutazione genetica alla base della malattia è fondamentale perché ogni mutazione predispone alla risposta ad una terapia specifica. Insomma si tratta di uno studio che ha trovato concretezza nel campo medico tanto da diventare punto nodale dei progressi nella cura dei tumori. Certo è che i farmaci dovranno confrontarsi nel futuro con un aumento della spesa sanitaria.

Al termine della serata è stato lasciato spazio alle domande dei presenti da cui è venuto fuori un dibattito vivo ed interessante.

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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