Recupero Password
Primarie Pd: Renzi, Cuperlo e Civati al rush finale. E l'on.Gentiloni a Molfetta “sponsorizza” Renzi
07 dicembre 2013

MOLFETTA - L’ultimo flop elettorale di Pierluigi Bersani, poi la trattativa per il governo, la trattativa per la presidenza, con l'inseguimento dei grillini e l'intesa con Silvio Berlusconi, la rielezione di Giorgio Napolitano erano senza dubbio un segno della gravità della crisi del partito, la cui deriva suicida ha messo a nudo la sua impotenza e la sua incapacità di darsi una linea politica maggioritaria. Da mesi si dice che il Pd è diviso in bande o tribù in lotta tra loro. Come dar torto a questa tesi. Tuttavia il vero nodo era ed è un altro: la debolezza della leadership esercitata sia dal segretario (l’ormai ex fallimentare Bersani) sia dal gruppo dirigente di maggioranza. Che ci siano fazioni diverse e contrastanti in un partito non è poi così strano, anzi è quasi inevitabile. Il problema vero è il modo in cui queste fazioni si esprimono e si combattono e la capacità del segretario di tenerle sotto controllo. E l’unico modo per farlo è avere una linea politica forte e convincente.

La debolezza della leadership di Bersani è stata proprio quella di non avere una linea politica. Ma al di là della linea politica quello che non va dimenticato è come il Pd sia nato. Questa nascita che pian piano si è tramutata in aborto era il frutto di una fusione politica anomala e di tradizioni politiche arrivate ormai al capolinea: erano dei postcomunisti e postdemocristiani mai usciti dal loro passato più o meno glorioso per elaborare una identità nuova. Certo il ricambio ci vuole, ma non è una questione di età: è per l'appunto una questione di politica.

Il Pd ora con le primarie ha forse una speranza di sfuggire alla sua morte annunciata soltanto se affronta davvero e senza reticenze le sue divisioni interne, spostandole dal piano della guerra per bande al piano della dialettica politica, anche dura, ma politica. A confermare il cambio di tendenza in casa Pd ci ha pensato Paolo Gentiloni, già ministro delle Comunicazioni nel secondo governo Prodi e oggi deputato del Partito Democratico, che ha chiuso a Molfetta, la campagna elettorale del Comitato “Molfetta per Matteo Renzi Segretario” in vista delle primarie per la scelta del Segretario Nazionale del PD che si svolgeranno domenica 8 dicembre. L’iniziativa piddìna ha visto come moderatore Matteo Petruzzella (nella foto) e purtroppo l’assenza di Guglielmo Minervini, assessore regionale alle Politiche Giovanili e capolista, per il collegio Bari Nord, della lista a sostegno della candidatura di Renzi a causa dell’incidente avvenuto a Bari.

“CAMBIARE VERSO” E NON PIU’ ROTTAMARE

Cambiare verso è il titolo della mozione renziana. Matteo Renzi ora non rottama più, piuttosto “cambia verso”. Tanta forma e anche sostanza. Renzi da mesi parla della necessità di una riforma elettorale, di giustizia e lavoro rinnegando le larghe intese, definendole una faticosa eccezione e non la regola. Sulla questione primarie il segretario cittadino Giulio Calvani ha dichiarato: «siamo all’ultimo giro di questa campagna elettorale per le primarie. Proprio queste ultime sono state interessanti e stimolanti e hanno sancito una vitalità insperata». Matteo Renzi pur essendo uno degli ultimi arrivati in casa Pd è stato in grado in poco tempo di scuotere i "dinosauri" dello stesso partito: impaziente e ambizioso, il sindaco di Firenze appare ora più che mai sulla buona strada per assicurarsi la segreteria del partito del Pd e far ripartire lo stesso. Ripartenza richiesta dallo stesso Gentiloni: «spero che le primarie siano una ripartenza per il Pd, ma non solo per dare una svolta al partito. Io credo che il Pd ha bisogno almeno di due cose: la prima di essere il partito democratico che noi vorremmo fosse, tornando all’ambizione iniziale di quando è nato. In secondo luogo credo che il Pd debba cercare di mettere questo governo di fronte alle necessità dei cittadini e senza ulteriori rinvii».

RENZI, CUPERLO E CIVATI: LA CORSA ALLA SEGRETERIA PD

L'agenda Renzi, in sintesi, prevede di tagliare il numero di parlamentari, abbattere i loro privilegi pensionistici e porre fine al finanziamento pubblico dei partiti. Le sue proposte economiche, "pro-Europa", comprendono la vendita di beni statali, tagli di spesa e la continuazione della lotta all'evasione fiscale. Il trentottenne sindaco di Firenze, ha fatto la sua fortuna inventandosi il profilo di "rottamatore", il giovane amministratore di provincia che mette in moto l'onda rinnovatrice capace di travolgere i personaggi storici ma un po’ troppo logori del partito. L’anti Renzi si chiama invece Gianni Cuperlo, ultimo segretario Fgci, il rappresentante della tradizione democratica. Fermo sostenitore delle idee della sinistra. Nella campagna per le primarie è stato considerato il "candidato di D'Alema", quasi un'accusa da cui lui ha cercato di difendersi, prendendo le distanze da quello che è stato per lungo tempo l'uomo politico di riferimento. Il terzo concorrente nella corsa alla segreteria Pd è Giuseppe Civati, detto Pippo. Radici politiche inizialmente renziane (per mezzo della Leopolda di Firenze) tramutandosi poi in uno degli oppositori proprio del sindaco fiorentino. Ironico e ottimo conoscitore dei social network Civati è considerato come il rappresentante dell'ala più giovanile del partito. Figli degli anni ‘80 alla ribalta verrebbe da dire.

RENZI, LETTA E LA STABILITA’ DEL GOVERNO

 

La probabile vittoria di Renzi alle prossime primarie del PD divide gli animi degli elettori; certo la maggioranza relativa pensa che la sua elezione sarà una grande risorsa per il governo, ma una minoranza importante ritiene invece che sarà una minaccia per la stabilità dell’esecutivo. Secondo l’on. Gentiloni la stabilità dell’esecutivo non è a rischio e al riguardo ha dichiarato a più riprese: «in Parlamento da sempre i numeri sono un fattore determinante. Il Pd qualunque sarà il suo segretario non ha la ben che minima intenzione di minare la stabilità del governo Letta, ma senza dubbio è necessario un cambio di tendenza da parte di questo esecutivo. L`esperimento delle larghe intese può durare fino al 2015, ovviamente a patto che la stabilità non si trasformi in immobilità ». Sta di fatto che l’11 dicembre il governo Letta dovrà testare la fiducia alle Camere visto che in attesa del nuovo segretario democratico il Palazzo si è fermato. Da anni le primarie del Partito democratico non sono mai state così al centro dell’agenda politica italiana.

VOTARE RENZI PERCHE’?

Domenica il Pd sceglie il segretario e il sindaco di Firenze lancia gli ultimi appelli. Appelli che sono stati lanciati anche da Gentiloni: «io voterò Matteo Renzi innanzitutto perché lo conosco da ben 13 anni e perché ho visto il suo talento, talento che bisogna avere in politica. Poi penso che una leadership sia fondamentale in partito. È il Partito democratico oggi più che mai ha bisogno di una leadership come Matteo. Sicuramente Matteo Renzi ha l’ambizione necessaria per rinvigorire la politica». Mancano poco meno di 24 ore dal voto ma l’idea di una sconfitta, il sindaco di Firenze non la calcola nemmeno. Il corpo estraneo ormai sta diventando un leader popolarissimo anche all’interno perché Renzi oggi riesci a trasmettere con il suo messaggio, oltre alla indiscutibile voglia di rinnovare una classe dirigente stanchissima e poco lucida, anche l’idea che l’esperienza del Pd potrà continuare anche con lui, con i suoi valori integri.

© Riproduzione riservata

Autore: Andrea Saverio Teofrasto
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""



Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet