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Presentazione a Roma del libro della meridiana: Un giorno vivrò anch'io Sabato 5 gennaio alle ore 11 a Palazzo Valentini (sede Provincia)
02 febbraio 2011

ROMA - Tra gli Hutu e i Tutsi non c’è mai stata differenza. Ma nel 1994 io donna Tutsi mi sono seduta davanti alle rovine della mia casa. Il primo vicino non c’era più, era stato assassinato dagli Hutu.
Il secondo sterminato con la sua famiglia. Ho visto la stessa cosa anche per il terzo vicino. Ho scritto questo libro perché non accada più.”
Questo passaggio posto in copertina sintetizza il contenuto di "Un giorno vivrò anch’io". Il genocidio del Rwanda raccontato ai giovani (collana passaggi, euro 13,00) scritto per le edizioni la meridiana da Yolande Mukagasana (foto) ex infermiera Tutsi sopravvissuta al genocidio rwandese del 1994 in cui perse la famiglia, compresi marito e tre figli. Il libro sarà presentato sabato 5 a Roma alla Provincia alle ore 11 a Palazzo Valentini, sala Di Liegro (Via IV novembre, 119/a.
In questo agile libro l’autrice affronta le questioni etiche fondamentali che riguardano il genocidio avvenuto nella sua terra compiuto nell’indifferenza dalla comunità internazionale, nonostante il precedente trauma della Shoah e l’approvazione della convenzione ONU contro i genocidi. Inoltre delinea le ragioni che resero possibile quella strage alla coscienza degli Hutu e ne ricostruisce i contorni e le tragicità perché «tutti i bambini e tutte le generazioni un giorno non dicano “non lo sapevo”».
Yolande Mukagasana è candidata al Nobel per la Pace dei Giusti del Rwanda assieme a Pierantonio Costa e Zura Karuhimbi.
 

Autore: Adelaide Altamura
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Se le recenti previsioni della banca mondiale corrispondono a realtà, la popolazione dei paesi al momento considerati in via di sviluppo aumenterà dai quasi quattro miliardi di persone attuali a circa otto miliardi nel 2050. Al contempo, nei paesi poveri di tutto il mondo manca la tradizione dello stato di diritto invalsa da lungo tempo in Occidente. Di conseguenza, la transizione politica dei paesi in via di sviluppo si contraddistingue non tanto per la continuità e il compromesso, quanto per improvvisi sollevamenti, interventi militari, violenze e carneficine. Ciononostante, scrive Amy Chua: “ La ricetta universale oggi impiegata per curare il “sottosviluppo”, elaborata e promulgata in misura considerevole dagli Stati Uniti, consiste fondamentalmente nelle seguenti indicazioni: si prenda la forma più cruda di capitalismo, la si mescoli a casaccio con la forma più grezza di democrazia e si esporti la miscela precotta nei paesi più poveri, frustrati, instabili e disperati del mondo. Si aggiunga al quadro qualche minoranza economicamente dominante, e l'instabilità insita in questa versione primitiva della democrazia sarà aggravata all'ennesima potenza dalle forze manipolabili dell'odio etnico”. Che fare? Se libero mercato e democrazia, senza redistribuzione della ricchezza o, come noi siamo soliti dire, senza “stato sociale”, sono incompatibili perché, come diceva Adam Smith, il potere dei numeri (la democrazia) mal si concilia con il potere della proprietà (il capitalismo), sarà necessario esportare, insieme alla democrazia e al capitalismo, anche la redistribuzione della ricchezza e dello stato sociale. Ma sembra che la tendenza del nostro tempo cammini in senso inverso, e preveda non solo la non esportazione dello stato sociale nel mondo non occidentale, ma addirittura la sua erosione, quando non il suo smantellamento, anche qui da noi, in Occidente. Attendiamo gli effetti. (I miti del nostro tempo-U.Galimberti)
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