MOLFETTA - Un diporto per piccole barche da pesca. In stile “fai-da-te” proprio di fronte alla Basilica della Madonna dei Martiri. Occupazione abusiva, com’è stato spiegato a Quindici dagli uffici comunali, perché un’ordinanza della Capitaneria di Porto di Molfetta ha vietato già dal 2008 l’ormeggio, la pesca e la navigazione nella zona cantierizzata per i lavori del nuovo porto.
Inoltre, come ha confermato l’ufficio comunale del Demanio marittimo, il Comune di Molfetta (amministratore diretto dei beni demaniali marittimi) non ha rilasciato alcuna concessione per l’occupazione e l’uso di quell’area. E, a quanto pare, le imbarcazioni non sarebbero nemmeno di proprietà di quei pescatori che hanno perso il loro ormeggio alla Banchina san Domenico dopo la rimozione dei pontili galleggianti. Per questo motivo, gli uffici della Capitaneria si attiveranno per un’operazione di controllo di Polizia Giudiziaria, com’è stato annunciato a Quindici, anche con sanzioni amministrative e diffide ai trasgressori.
Quest’area dovrebbe essere adibita a diporto per la piccola pesca nel progetto esecutivo del nuovo porto commerciale. Ma sembra quasi che i privati abbiano eseguito dei lavori in completa “autonomia”, senza che le autorità competenti e il Comune ne fossero informati. Infatti, alcune grosse pietre sono state posizionate e cementate alla men peggio a ridosso della costa per formare dei pericolanti camminatoi, alla cui cima sono stati conficcati degli ormeggi per attraccare le barche. Persino una piroga è stata riempita di pietre e riconvertita a molo. E la battigia sembra stranamente avanzata di qualche metro con il posizionamento di piccole pietre.
Insomma, un lavoro artigianale e frettoloso, in una zona peraltro risparmiata dalle correnti provenienti da N-E che scatenano nel porto violente mareggiate con danni materiali ed economici alle imbarcazioni ormeggiate al Molo Pennello, come Quindici ha più volte segnalato.
Tra l’altro, l’area si sta insabbiando. La mancanza di circolazione di acqua dal bacino chiuso verso l’esterno (i canali sotto la protesi di collegamento tra la terraferma e la diga Salvucci non bastano a drenare l’acqua del porto) ha permesso che la sabbia e i detriti portati dalle correnti si accumulassero fino a formare un vero e proprio isolotto, dove regolarmente staziona un gruppo di turisti gabbiani. Basterebbe un’improvvisa colmata di pietre per ricoprire definitivamente l’area e congiungerla alla banchina di S-O.
L’altro molo nei pressi della Cala Secca dei Pali, accanto al rimessaggio nautico. Ma questa volta un lavoro certosino e di precisione, con quadrature e angoli perfetti. Una vera e propria banchina di attracco. In questo caso, però, dopo alcune denunce nel 2009, la Capitaneria di Porto ha assunto i relativi provvedimenti restrittivi. Eppure, la situazione non sembra essere cambiata.
Per ora, il nuovo porto di Molfetta è un attracco per le barche da piccola pesca, proprio come il porto di Lilliput de «I viaggi di Gulliver».
È arrivato il bacino galleggiante «Benedetta» per il posizionamento temporaneo dei cassoni in cemento armato nei pressi della diga Salvucci. Procedono spediti i lavori del nuovo porto, come se fosse necessario completare in tutta fretta (proprio come nel 2006, quando fu approvato il progetto esecutivo del nuovo porto commerciale) le poche residue opere fattibili e consegnare ai cittadini un’altra opera pubblica da sbattere in prima pagina, benché (in)completa. Questa volta non “per i nostri figli” ma, visto l’andazzo dei lavori, per “i nostri pronipoti”.
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