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Porto, il centrodestra tenta di forzare la mano alla magistratura per far riprendere i lavori
15 luglio 2014

Concludere i lavori del porto di Molfetta o meglio ancora, come Quindici sostiene da tempo, modificare il faraonico progetto iniziale, riducendo le dimensioni di quello commerciale e favorendo la realizzazione del porto turistico davanti al Duomo, è assolutamente necessario. Ma esiste a Molfetta un gruppo di persone che insiste (per interessi?) a far riprendere i lavori comunque, senza bonificare la zona dai 50mila ordigni bellici, di cui in malafede viene negata l’esistenza, come si nega l’olocausto. Questi individui hanno come obiettivo quello di creare un gruppo di opinione per esercitare pressioni sulla magistratura che sta conducendo le indagini sulla presunta truffa da 150 milioni di euro che ha portato all’arresto di due persone e ad essere indagate altre 61 fra cui l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini che si oppone anche alla richiesta di utilizzazione delle intercettazioni telefoniche che lo riguardano. Ma ritardare le indagini della magistratura, vuol dire anche ritardare la ripresa dei lavori. Non ne è convinto un gruppo di imprenditori (due o tre) che hanno promosso una finta conferenza stampa, invitando solo giornalisti “amici” per far dimenticare lo scandalo che c’è dietro i lavori del porto. Non si può tollerare che per far riprendere i lavori comunque, si rischino altre illegalità. Non sono bastati gli scandali del passato provocati proprio dal mancato rispetto delle regole e da una fretta ingiustificata, se non per altre misteriose finalità che dovrà accertare la magistratura. In realtà, quello promosso da fantomatici imprenditori, è stato solo un incontro politico, mascherato da conferenza stampa (ovviamente la testata “Quindici” non è stata invitata, perché scomoda e perché avrebbe potuto fare domande, trasformando un incontro politico in una vera conferenza stampa, che però avrebbe imbarazzato i presenti, tutti amici del sen. Azzollini presente, con la moglie, la segretaria e l’intero cerchio magico della Nutella, compresi il consigliere comunale Mariano Caputo e l’ing. Rocco Altomare coinvolto nello scandalo delle presunte irregolarità edilizie). Il sedicente gruppo di imprenditori, in realtà si è rivelato formato appena da due soggetti che hanno sostenuto come solo il porto di Molfetta darebbe fiato all’occupazione e rilancerebbe la Puglia e tutto il Mezzogiorno (sic!), mentre sarebbe “un disastro economico” rinunciare ad una grande opera pubblica già completamente finanziata e in gran parte realizzata. Gli “imprenditori” affermano che l’opera è stata definita “una delle più grandi opere marittime d’Italia”, giusto come il Mose di Venezia, anch’esso definito tale e oggi oggetto di uno scandalo di proporzioni gigantesche. Mascherati da gruppo spontaneo che raccoglie le firme per il dissequestro del porto, i fan di Azzollini cercano di portare avanti un’opera di disinformazione e propaganda, anche attraverso false conferenze stampa, false notizie diffuse nei blog e su Facebook, in una campagna di propaganda finalizzata all’unico obiettivo: riprendere i lavori, aggirando gli ostacoli, come si è fatto in passato, col risultato di finire in uno scandalo di proporzioni nazionali, sbattendo Molfetta su tutte le prime pagine dei quotidiani e sulle tv nazionali. “Quindici”, come sempre fedele al suo slogan “quello che gli altri non dicono”, cercherà di davi notizie precise su questo movimento. Andiamo con ordine, per dare notizie corrette all’opinione pubblica che non può essere disinformata, come piacerebbe ai promotori dell’iniziativa. A moderare la cosiddetta conferenza stampa di parte (qualcuno deve pure spiegare ai promotori e a qualche sprovveduto ignorante che scrive chiacchiere sparse da qualche parte, cosa è una conferenza stampa: “evento informativo organizzato da un organismo o ente, a cui sono invitati i mass media, per annunciare delle notizie”, cit. Wikipedia) c’era un uomo del centrodestra, Enzo Tatulli, che non ha mai nascosto le sue simpatie politiche. I due imprenditori (due e non più di due, non decine come si voleva far credere) Vito Totorizzo, amministratore delegato della Spamat (società di spedizioni marittime), ovviamente interessato al porto, e già candidato alle elezioni amministrative e politiche in passato, sempre per il centrodestra e infine Enzo Poli, amministratore delegato della Imola Legno, che, forse, si è fatto coinvolgere in un’iniziativa politica, probabilmente perché la condivideva. Questi i fatti, che i cittadini devono conoscere per capire cosa si muove attorno al porto. Una ulteriore conferma della caratterizzazione politica deriva proprio dal fatto che si è scelto il non contradditorio per dare informazioni a senso unico, mascherando la manifestazione come conferenza stampa (ma dov’erano i giornalisti?). Un concentrato di bugie sono state dette, ecco perché forse si è preferito evitare la presenza dei giornalisti di “Quindici”, gli unici che prendono la parola nelle conferenze stampa, anche mettendo in difficoltà l’interlocutore, come è avvenuto con Annalisa Altomare (vedi articolo alle pagine 20 e 21). Che il porto vada completato, è una cosa su cui tutti sono d’accordo (anche “Quindici”: è bene ripeterlo), perché le incompiute non piacciono a nessuno ed è maldestro il tentativo di far credere che ci sia chi non voglia portare a termine l’opera. Forse non andava iniziata, ma dopo la forzatura operata in tal senso, non può essere abbandonata ora, ma le cose vanno fatte con calma per evitare proprio i pasticci e i danni economici che sono stati provocati dalla precedente amministrazione Azzollini di centrodestra e dei quali nessuno parla. Tra le bugie e tra le cose non dette, c’è anche il fatto della presenza, nei fondali del porto, di circa 50mila ordigni bellici che sono di ostacolo al completamento dell’opera e che vanno rimosse, con una spesa non indifferente.Questi lavori sono prioritari ad ogni altro. Non è stato detto che devono essere completate le indagini della magistratura sulla possibile presenza nella vasca di colmata di sostanze inquinanti e tossiche. Non è stato detto che i pasticci dell’appalto e i ritardi nei lavori hanno comportato danni economici per quasi 8 milioni di euro, esborsi presi dalle tasche dei cittadini e che la ditta appaltatrice, la Cmc di Ravenna, ha chiesto altri 21 milioni di euro al Comune. La fretta di Azzollini di voler iniziare i lavori senza garantire la necessaria sicurezza e quindi la bonifica dei fondali, ha portato ritardi che l’impresa ha caricato economicamente sul Comune di Molfetta. Ecco perché non bisogna fare gli stessi errori: non si può amministrare sotto pressione di qualche lobby interessata o di un gruppo di cittadini più o meno inconsapevolmente pilotati, perché poi è facile sbagliare, come è già avvenuto, e alla fine pagano i cittadini. Insomma, da quello che è stato detto alla fantomatica conferenza, la colpa dei disastri del porto non sarebbe della passata amministrazione, ma dell’attuale che ha solo ereditato il disastro. Altra bugia, detta fra l’altro da chi dovrebbe essere competente e conoscere la procedura dei lavori, è che i 5,8 milioni di euro previsti dall’amministrazione comunale di centrosinistra del sindaco Paola Natalicchio che ha dato l’ok ai lavori di messa in sicurezza sono “un’idiozia” e “un’altra truffa al Sud” (come la presunta truffa da 150 milioni, oggi sotto inchiesta?). La verità che ad alcuni non conviene, è che tali lavori di messa in sicurezza fanno parte integrante del progetto del porto, come è scritto nella stessa delibera comunale (bastava leggerla) e non rappresentano lavori extra, come si vuol far credere agli allocchi. Basta fare un semplice ragionamento razionale, al di là della stessa delibera, per capirlo. Infine, per fortuna il sindaco Paola Natalicchio, in un’intervista televisiva ha fatto chiarezza, confermando la volontà di portare a termine i lavori, tacitando così le malelingue. In conclusione, una manifestazione politica del centrodestra, che è stata un mezzo flop, che lascia il tempo che trova e che aveva come obiettivo solo quello di esercitare indebite pressioni sulla magistratura (in perfetto stile berlusconiano). Forse, anziché scegliere di reprimere un eventuale dissenso (come ha sempre fatto Azzollini durante il suo mandato di sindaco), non invitando chi avrebbe potuto fare domande scomode, andava fatta un’analisi seria degli errori commessi in passato, per evitare altri aggravi di costi ed eventuali illeciti, perché la fretta (e il porto di Molfetta lo dimostra) è sempre cattiva consigliera e produce solo danni, che a pagare sono sempre i cittadini. La stampa libera ha il diritto di critica, al quale non vuole e non deve rinunciare nell’interesse generale. Ma questo, evidentemente, a chi ha governato interessa poco, come potrebbe interessare poco a chi ha interesse a privilegiare i propri legittimi interessi. Ma questi non possono essere mai prioritari del bene comune, soprattutto quando comportano oneri economici che ricadono sulla collettività. In conclusione, invece di pensare agli interessi della comunità, si continua a fare campagna elettorale, quando dovrebbe essere il momento del dialogo e della collaborazione proprio per individuare le soluzioni migliori per “condurre in porto” un’opera già avviata, evitando, però, che la “nave porto” possa deragliare sugli scogli o saltare in aria per qualche bomba colpevolmente ignorata.

Autore: Felice de Sanctis
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