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Piero Virgintino, il critico che raccontava il cinema
15 maggio 2021

Ci sono stati anni nello scorso millennio in cui la “Gazzetta del Mezzogiorno” non mancava mai, a prima mattina, nell’edicola del celeberrimo hotel Excelsior e di conseguenza nelle rassegne stampa della Biennale di Venezia, della Rai e dei produttori cinematografici. Gli stessi anni nei quali il cinema si è guadagnato ufficialmente la Terza pagina non occasionale e talora persino la prima. Gran parte del merito lo si deve a Piero Virgintino, pioniere e decano della critica cinematografica nonché una delle firme più autorevoli della “Gazzetta” post-bellica, unico quotidiano che non ha interrotto mai le pubblicazioni in quel difficile passaggio dal Fascismo al Regno del Sud. È a lui che Nicola Mascellaro dedica la sua ultima fatica editoriale: “Piero Virgintino. Il critico che raccontava il cinema”. Il libro è un interessante regesto delle più importanti recensioni scritte da Virgintino. Ogni recensione è una perla. La straordinaria lungimiranza di Don Pierino, come tutti chiamavano Virgintino, lo portava infatti a cogliere con sguardo largo ed acuto gli snodi essenziali della storia del cinema nel momento stesso in cui si manifestavano. I “pensieri lunghi”, ovvero le annotazioni nel corpo delle sue recensioni che non hanno mai smesso di guardare al cinema in relazione con le trasformazioni sociali, sono a mio modesto parere il quid in più dei suoi scritti. È così che Mascellaro, responsabile dell’Archivio di documentazione e dei servizi tecnici di Redazione della “Gazzetta” dal 1966 al 1996, ci svela con amore come Virgintino avesse criticato l’inizio della carriera di Vittorio Gassman consigliandogli di dedicarsi al palcoscenico anziché al cinema. Salvo poi rivalutarlo nel capolavoro I soliti ignoti, film che segna, a detta di Don Pierino, la nascita di un nuovo genere, quello poi chiamato solo successivamente “commedia all’italiana”. Una chicca è la recensione ad un altro film straordinario, la Dolce vita, che magistralmente Virgintino riassume ed etichetta come poema sinfonico o affresco cinematografico. Documentarista in alcune esperienze da cinegiornalista, un piccolo ruolo in Polvere di stelle di Alberto Sordi, manager. Non si può certo dire che la carriera di Don Pierino non sia stata ricca e variegata ma la sua prima passione è sempre stata quella della critica cinematografica come dimostrato dal suo ritorno alla scrittura per recensire La voce della luna di Fellini nel 1990. Punto di riferimento per i suoi successori Virgintino, grazie a questo libro di Nicola Mascellaro, riceve il giusto riconoscimento per esser stato uno dei critici più visionari ed attenti degli anni d’oro del cinema. © Riproduzione riservata

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