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Piazzetta Giovene, sradicato il pilomat. Cono d'ombra sulla variante da 23mila euro
16 luglio 2012

MOLFETTA - Una rottura forzata. È saltato già da qualche settimana il pilomat che bloccava l’accesso alla Piazzetta Giovene dal lato della villa comunale, ora sostituito da una transenna. Mobile perché già qualche audace cittadino o residente dell’area, spostandola come un’ansa, ha parcheggiato la propria autovettura proprio alla piazzetta che è interdetta al traffico e al parcheggio di auto. Necessario un immediato intervento degli uffici comunali per il ripristino del pilomat.
La profezia di Quindici sembra avverarsi. Piazzatta Giovene (addobbata da una inusuale lapide “funeraria”), doveva e deve essere una zona di solo passeggio. Eppure, già a novembre alcune auto erano in sosta in un angolo della piazza. Poi il divieto ufficiale e il solo passaggio per le auto della curia vescovile. Oggi, salta nuovamente il pilomat (era già accaduto lo scorso mese, poi ripristinato) e qualche auto riappare sul basolato lapideo bianco. Come se qualcuno volesse costringere il Comune di Molfetta a riaprire l’area al parcheggio delle autovetture, inconsapevole non solo del pericolo che la cupola della cisterna interrata crolli nuovamente per eventuali problemi statici, ma anche del grave deturpamento ambientale e urbano che la zona subirebbe, dopo un restyling costato alle casse comunali ben 500mila euro.
Anzi, proprio recentemente la giunta Azzollini ha approvato la perizia di variante redatta dall'impresa Balacco Lavori Edili, assegnataria dei lavori, per una serie di modifiche alle previsioni originarie di progetto intervenuti durante i lavori: nuovo tronco fognario per la raccolta delle acque meteoriche (revisione di quella esistente), nuovo sistema per la raccolta delle acque meteoriche in corrispondenza di alcuni locali ubicati al piano terra, interramento della linea aerea Telecom, integrazioni al tracciato dell’impianto elettrico e di illuminazione, nuova struttura per il contenimento di tutte le apparecchiature della gelateria San Marco, dei dissuasori e della linea della pubblica illuminazione, ampliamento del marciapiede, realizzazione di una nuova rampa per disabili in legno lamellare.
Opere aggiuntive che potevano, però, essere già incluse nel progetto originario, senza poi ricorrere a una perizia di variante. Ad esempio, tutti i lavori “aggiuntivi” per il tronco fognario o per la raccolta delle acque meteoriche potevano essere previsti al momento della presentazione del progetto o, quantomeno, della stipula del contratto se il Comune fosse stato (e non può essere altrimenti) in possesso di tutte le carte e i documenti relativi le reti interrate.
Incombe anche il sospetto che quei lavori siano stati tenuti in riserva proprio per le maggiorazioni successive. Insomma, una perizia di variante non del tutto giustificata, ma non è l’unica.
Infatti, quello delle perizie suppletive e di variante è ormai divenuto un habitué eccezionale per la maggiorparte dei lavori e delle imprese affidatarie del Comune di Molfetta per determinati lavori (in primis, la megaopera del nuovo porto). Non solo si allunga il tempo dei lavori (quasi sempre con un vantaggio economico per l’impresa), ma si modifica l’importo a base d’asta già ribassato. Ad esempio, la variante alla Piazzetta Giovene ha implicato un incremento contrattuale di oltre 23mila euro (da 367mila euro a 390mila euro) a favore dell’azienda appaltatrice dei lavori, risicando le somme a disposizione dell’amministrazione, quelle accantonate per imprevisti, contenziosi, documentazione fotografica, ecc. (da 36mila euro a 6mila euro).
Proprio queste somme, se non intaccate, rientrerebbero nelle casse comunali: condizione che a Molfetta per quasi tutti i lavori pubblici puntualmente non si verifica. Un singolare corto circuito “finanziario”. Anzi, quelle somme rimpinguano le casse private aziendali. Un vero e proprio cono d’ombra, su cui occorrerebbe puntare una lampadina.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Marcello la Forgia
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