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Pensel di Zaccaria Gallo all’università Popolare di Molfetta
24 ottobre 2022

 

MOLFETTA - Il 21 ottobre, alle 19, presso l’Università Popolare di Molfetta, presieduta dalla professoressa Ottavia Sgherza, al cospetto di un pubblico numeroso e attento, ha avuto luogo la presentazione del romanzo Pensel di Zaccaria Gallo, edito da Florestano. Alla serata hanno partecipato anche Damiana Angione, dell’Associazione “L’Ora blu”, di cui Gallo è Direttore artistico, e l’editrice Roberta Magarelli.

Pensel è un romanzo di grande attualità, che, rinsaldando le vicende ottocentesche della strage di Rue Saint-Nicaise del 24 dicembre 1800 agli attentati del Bataclan del 13 novembre 2015 e della Promenade des Anglais di Nizza del 14 luglio 2016, consente di meditare sulla lucida follia di chi compie atti terroristici. Individui che – pur forti di proprie ragioni (si pensi ai congiurati di Saint-Nicaise, Limolean e de Saint-Régent) – finiscono con l’essere incapaci di scorgere nell’altro il “volto umano”, sacrificando l’innocenza, generando dolore e spesso sanguinose reazioni a catena.

Punto di partenza è la strage del Bataclan; una giovane, Pensel, sfuggita alla morte e ancora sotto shock, si rifugia in un portone malchiuso di Rue Oberkampf. Qui, soccorsa dal giovane Francesco, è condotta in casa di un professore di storia, Jean Pierre Réjant. Un romita, un heautontimorumenos che pare voler scontare su di sé, recludendosi dal consesso umano, la colpa commessa da un suo antenato, Pierre Maurice Robinault de Saint-Régeant, filomonarchico, esecutore, insieme a Joseph Picot de Limoëlan e François-Joseph Carbon dell’attentato della Rue Saint-Nicaise. In quella congiura, ordita per l’eliminazione di Napoleone Bonaparte e basata sul sistema della “macchina infernale”, era rimasta uccisa, tra gli altri, la piccola e innocente Marianne Peusol, nel romanzo Pensel, reclutata all’ultimo momento per tenere le redini della giumenta che trainava l’ordigno. Quale sorpresa e turbamento per il professor Réjant nel momento in cui vede, scampata a un attentato, piombare nel silenzio della sua casa proprio una discendente della Pensel che il suo antenato aveva votato a morte! Ne scaturirà un complesso processo di eventi che, da un lato, vedranno Jean Pierre rievocare per Pensel e Francesco gli eventi del 1800 e dall’altro condurranno al cementarsi di relazioni tra i tre personaggi.

L’opera è connotata da un’articolata architettura. L’autore si serve di un procedimento tecnico di difficile tenuta, che riesce peraltro a gestire con maestria: l’adozione della focalizzazione interna variabile. Ogni capitolo è narrato secondo un punto di vista differente; talvolta i punti di vista si alternano nella compagine del medesimo capitolo. Se non mancano passaggi in cui fa capolino il narratore onnisciente (il quale a tratti pare coincidere con Jean Pierre), vi sono anche capitoli in cui alla focalizzazione interna è abbinata anche la presenza di un narratore interno. Pochi sono i personaggi che hanno il privilegio di questa esplorazione interiore totale: Napoleone, vittima designata della congiura, ma anche figura storicamente sfaccettata e spregiudicata; il Jean Pierre contemporaneo e il suo antenato, Pierrot; la Pensel del presente, per la quale Gallo ricorre a flashback, monologo interiore, quasi accostandosi al flusso di coscienza, o ancora Manon.

Notevoli le simmetrie, a cominciare dalle analogie tra le situazioni scelte. Napoleone si recava ad assistere a un oratorio di Haydn presso il Teatro dell’Opéra, “La Creazione”; le vittime del Bataclan partecipavano a un concerto degli Eagles of Death Metal; quelle della Promenade des Anglais festeggiavano la ricorrenza del 14 luglio, in un contesto punteggiato da concerti e spettacoli pirotecnici. La Morte, insomma, ghermisce in momenti dedicati allo svago o addirittura festosi, quali la decreazione natalizia di Rue Saint-Nicaise.

Un’altra simmetria evidente è quella che nei primi due capitoli vede il romitaggio di Jean Pierre, sconvolto dall’arrivo di una Pensel in carne e ossa condotta in casa sua dall’amico Francesco, accostato all’esilio autopunitivo di Limolean, unico attentatore sopravvissuto. Quest’ultimo è turbato, la notte di Natale, dalle apparizioni del fantasma di Pensel, sulla quale è indotto a riflettere dalle amichevoli parole di padre Benjamin, priore del convento in cui si è rifugiato in preda ai rimorsi. Proprio questo secondo capitolo – ha spiegato l’autore – rappresenta l’elemento genetico dell’intero romanzo.

Un romanzo che convince, a tratti lirico (penso alla carezza che il padre della bambina – e con lui Gallo stesso – porge a Pensel in una delle sequenze più intense). Un’opera che aiuta a meditare sul mistero dell’animo umano, sull’incapacità da parte di determinati individui di scorgere il “volto umano” che si cela nel prossimo. È anche questo deficit di empatia che spinge a progettare e mettere in funzione ordigni, i quali trasformano esseri umani non privi di valori e di sogni in impietosi carnefici che vivono e agiscono per la Morte.

© Riproduzione riservata

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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