Partigiano in Grecia, l'avventura di un soldato molfettese
Autobiografia (1923-1945) di Corrado Altomare
Come fulmine a ciel sereno questo libro (Corrado Altomare “ Partigiano in Grecia” - Autobiografia 1923-1945, Nuovocentrostampa, Molfetta, 2003) compare nel panorama culturale, per la verità molto fiorente, della nostra città. La storia è incentrata sulle vicende accadute al nostro concittadino subito dopo l'armistizio del settembre 1943 quando, con un numeroso contingente militare, si trovava in Grecia, precisamente a Castoria. L'affascinante avventura inizia quindi tra soldati che piangevano o ridevano o scrivevano lettere d'addio alle fidanzate, mentre molti ufficiali, presagendo il dramma, scomparivano lasciando tutti in balia del mare tempestoso di una guerra nella quale non era più chiaro chi fosse il nemico e chi l'alleato.
Le scelte, le decisioni, i rimpianti si susseguono senza soluzione di continuità e danno uno spaccato di quei giorni e degli altri anni di guerra, descritti da un soldato che non ha mai voluto arrendersi alla fatalità o alla sventura.
Fluida e interessante, la storia si sciorina veloce senza mai annoiare, forte di una narrazione scorrevole che alterna momenti leggeri a momenti pregni di profonda umanità. Chi conosce l'autore non può far a meno di '”vederlo” in quei momenti difficili prendere decisioni che potevano fare la differenza tra la vita e la morte.
Sappiamo tutti bene che la storia è scritta dai vincitori, sempre buoni, giusti e puri, al contrario dei vinti, cattivi e ingiusti. In questo libro c'è la storia vera, con atrocità da entrambe le parti e ingiustizie da entrambe le parti.
Per nulla trascurabile è il breve periodo della fanciullezza e della giovinezza, prima quindi di arrivare alla guerra, del nostro autore che rammenta come settant'anni fa una caramella era una conquista e un carretto di legno un giocattolo prezioso quanto un tesoro.
Ma forse è bene concludere con la quarta di copertina.
“Leggerete la storia di un ragazzo che odiava la scuola e che voleva passare il proprio tempo sui cantieri edili di suo padre, che ha lavorato dall'età di undici anni facendo di tutto, scalpellino, muratore, manovale, pastaio, rischiando di morire per ossido di carbonio in un pastificio, che, giovanissimo, si è trovato in Libia a subire l'assalto di arabi inferociti e sciacalli affamati, ad attraversare un deserto a piedi con l'incoscienza che può avere soltanto un adolescente e a non morire di sete più per caso che per fortuna, a correre per le strade di Tobruk durante i bombardamenti degli inglesi e finire soldato in Grecia, per combattere una guerra strana e crudele a fianco dei partigiani greci. Un ragazzo che, appena ventenne, è stato proposto per una medaglia al valor militare, '..datela a quelle migliaia e migliaia di soldati italiani morti su suolo straniero e dei quali nessuno conoscerà mai l'eroismo...' un ragazzo che metteva sopra tutto e tutti la propria famiglia. Un ragazzo che soltanto allo scoccare dei suoi ottant'anni ha voluto ricordare e narrare tutto”.
Michele de Sanctis