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Paola Natalicchio, sindaco di Molfetta: non mi piace questa campagna elettorale regionale confusa e senza programma
27 marzo 2015

MOLFETTA – Ormai la politica si fa sui social network anche a Molfetta, perfino le riunioni di partito. Il malessere che serpeggia nel Pd e, di riflesso, le improbabili candidature che qualche media propone a giorni alterni, sono all’ordine del giorno e contribuiscono a creare confusione e disinformazione. E’ il chiacchiericcio che piace a certa gente che vive di pettegolezzo.

Il segretario del Pd di Molfetta Giulio Calvani ieri riportava un articolo un cui si poneva il dubbio che anche il segretario regionale del partito Michele Emiliano potesse essere espulso a norma di statuto (Articolo 2, comma 9, dello Statuto del Partito Democratico: “sono escluse dalla registrazione nell’Anagrafe degli iscritti e nell’Albo degli elettori del PD le persone appartenenti ad altri movimenti politici o iscritte ad altri partiti politici […]”. ).
Intanto in vista del nuovo tesseramento del Pd, previsto per il 1 aprile a Guglielmo Minervini non sarà rinnovata la tessera, una misura più soft rispetto all’espulsione chiesta dai suoi acerrimi nemici locali. E questa decisione è legata anch’essa allo statuto e alla scelta di candidarsi in liste alternative al Pd o comunque non autorizzate, anche se la lista di Vendola “Noi a sinistra” è alleata al Pd e fa parte della coalizione di centrosinistra che sostiene Emiliano come presidente.
A parte qualche consigliere comunale schizzato e privo di credibilità, dopo essere passato al Pd saltando sul carro del vincitore, il dibattito in corso si fa sempre più acceso e confuso.
Lo rileva anche il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio: «non mi piace questa campagna per le elezioni regionali. Non mi piace che dopo dieci anni di giunta Vendola che hanno cambiato e ossigenato la nostra terra siamo arrivati a questo appuntamento senza fiato e senza convinzione. Non mi piace questa coalizione senza paletti che ogni giorno sembra poter allargare e smentire se stessa. Non mi piacciono le "sagre del programma" e questa nuova declinazione artata, fieristica e mediatica della partecipazione dal basso. Non mi piace il politicismo insopportabile del dibattito pubblico e la totale assenza di un programma. Che ne sarà dell'urbanistica pianificata, del riordino del nostri ospedali, della gestione dei rifiuti e di molte altre cose che si decidono in Regione? Non lo sappiamo. E non mi piace. Non mi piace l'incertezza sui nomi dei candidati presidenti. Non mi piace che dopo le primarie, che non mi sono piaciute per niente, si possa decidere ancora di cambiare gli schemi in zona Cesarini. Ma non mi piace nemmeno Michele Emiliano che pensa di aver già vinto e brandisce sufficienza e certezze. E non mi piace non sapere chi abita le liste legate al candidato presidente. Non mi piace anche solo immaginare che Saverio Tammacco, esponente storico del centrodestra molfettese, possa aver deciso di cambiare casacca. Come possiamo salire insieme sugli stessi palchi per lo stesso presidente? Non mi piace. Non mi piace l'Udc in coalizione e la rottura di uno schema di coerenza che avevamo cercato di costruire da queste parti e che invece altrove, quasi dappertutto, sembra essere saltato. Non mi piace la perdita di contatto con la realtà di un centrosinistra che per dieci anni ha governato la realtà in modo eccellente e che si è perso a quest'ultimo miglio e in questa mischia da rugby non sente l'esigenza di ritrovarsi. Non mi piace che a due mesi dal voto non sappiamo nient'altro che questo e sembra che nessuno voglia farci davvero capire nient'altro che questo. Abbiamo il diritto di sapere, invece, con molta precisione verso quale Puglia stiamo andando e qual è la comunità politica che stiamo decidendo di tenere insieme. I temi, i toni, i compagni di strada. Nelle mani di Nichi Vendola e di Michele Emiliano la responsabilità, congiunta, di cambiare passo, fermare questo confuso rotolare delle cose e dirci, con esattezza, non solo per chi ma perché' metterci a dare volantini agli angoli delle strade. Non funzioniamo a comando. Se dobbiamo andare a votare il prossimo presidente della Regione Puglia vogliamo capire a quale partita stiamo giocando».

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