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Paola Natalicchio: “ridicole le accuse di immobilismo. Stiamo cambiando il volto della città. Chi è contro di me, mi sfiduci. Sono pronta a ricandidarmi”
15 dicembre 2015

Mentre soffia ancora una bufera politica sulla maggioranza di centrosinistra, il sindaco Paola Natalicchio taglia il traguardo dei due anni e mezzo di amministrazione di centrosinistra e si racconta a Quindici mettendo subito in chiaro le cose: in caso di una nuova, definitiva crisi politica si ricandiderebbe sfidando i suoi avversari. Il sindaco contrattacca alle accuse e mostra i risultati raggiunti e il cambiamento in atto La maggioranza sta vivendo nuove fibrillazioni legate all’ingresso in maggioranza di Lia de Ceglia, ex centrodestra. «L’allargamento della nostra maggioranza non mi entusiasma. Nel 2013 abbiamo vinto le elezioni e convinto la città perché abbiamo saputo essere chiari sul nostro schema di gioco, sulla nostra visione di città e su quanto eravamo diversi da chi ha amministrato la città prima di noi. Lia ha partecipato convintamente a quelle elezioni al fianco di chi si poneva in continuità con un’altra stagione, sostenendo un centrodestra che noi abbiamo mandato a casa con grande orgoglio. Riconosco comunque che da tempo Lia ha richiesto al Pd provinciale una tessera e ha valutato quindi di cambiare visioni del mondo». Ha avuto un incontro con Lia de Ceglia? «Niente. Non è mai venuta da me per comunicarmi la sua scelta. Contro Lia non ho nulla, è una brava ragazza e con lei ho un buon rapporto di stima. Ma non è garbato questo atteggiamento, perché quando si entra in una casa nuova si saluta. Abbiamo subito i modi di questo ingresso. E’ questo ad aver creato i maggiori problemi. L’ingresso di Lia è stato calato dall’alto. Il Pd avrebbe dovuto, per tranquillizzare tutta la maggioranza, presentare Lia alla squadra di governo, parlare della vicenda con l’intero arco delle forze del centrosinistra presenti in consiglio comunale. Invece il passaggio è stato notificato in una riunione che ha di poco preceduto il consiglio. Ci sono stati problemi con tutte le forze della maggioranza che hanno sottolineato l’importanza di quello che stava succedendo». Con Rifondazione Comunista? «Il Prc ha evidenziato che l’allargamento della maggioranza costituisce per loro un grosso problema e che devono analizzare la situazione». Potrebbero uscire dalla maggioranza? «Il rischio esiste, purtroppo. So bene che per una forza come Rifondazione Comunista che vive un’esperienza di governo cittadino molto particolare, che vede la presenza di molte forze politiche di centrosinistra e che ormai ha pochi esempi nel resto di Italia, possa vivere con profondo disagio questa situazione. L’ingresso di Lia doveva essere meglio calibrato dal Partito Democratico. La maggioranza avrebbe dovuto avere la possibilità di metabolizzarlo come ha detto il consigliere Gagliardi. Noi siamo gente seria. Abbiamo messo tanti paletti, detto “no” a Pino Amato (al ballottaggio del 2013 poi vinto, Paola Natalicchio rifiutò l’accordo con l’Udc dell’ex assessore Pino Amato, ndr), detto “no” a chi ha amministrato con l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini. Questa conversione sulla via di Damasco andava spiegata meglio. Si è prodotto un grosso strappo. C’è una crisi interna in corso, che stiamo gestendo. In molti a un certo punto si sono chiesti se anche Tammacco, Enzo Spadavecchia, Carmela Minuto non fossero ad un passo dall’ingresso nel Pd». Adesso cosa cambia nella maggioranza? «Il segretario locale del Pd, Piero de Nicolo mi ha proposto di incontrare il segretario provinciale Ubaldo Pagano per ottenere garanzie. All’incontro hanno partecipato due persone di mia massima fiducia: Onofrio Pappagallo e Rosalba Gadaleta perché quan-do qualcuno attacca le persone a me più vicine, il nostro rapporto si rafforza ulteriormente. E’ stato un incontro civile, positivo. Ho ricevuto delle garanzie. Mi è stato spiegato che il caso di Lia è un caso isolato e non ci saranno altri ingressi. Lia non partecipava ai consigli comunali da molti mesi e il Pd ha ritenuto che fosse pronta ad avviare questo nuovo percorso politico. Ho evidenziato che siamo preoccupati del tesseramento di dicembre e che ci possa essere l’apertura degli argini. Pagano mi ha garantito che nessun altro esponente del centrodestra entrerà nel partito. Il programma non cambia, non ci sono state poste tematiche nuove rispetto all’accordo di luglio che ricordo, è stato siglato con il partito cittadino, provinciale, nazionale su dei punti programmatici: avvio nuovo piano urbanistico generale, nuova stagione più partecipata che riguardi la portualità e la riforma dei servizi sociali». Le criticità comunque restano: Annalisa Altomare critica l’amministrazione con grande decisione. «Con lei le cose non vanno bene e non vanno bene dall’inizio. Adesso vanno sempre peggio. Mentre con Piero de Nicolo abbiamo sanato tante incomprensioni e avviato un proficuo dialogo, con Annalisa non è così, perché non è convinta di questo progetto, non ci crede e non vuole semplicemente che io Cambi Verso come dice la sua associazione ma che cambi proprio campo, schema di gioco. Si è dimessa dalla commissione urbanistica per ragioni non chiare, mentre continua ad attaccare giunta, sindaco, maggioranza, progetto politico, operato. Non è l’atteggiamento di un consigliere come dovrebbe essere Annalisa. L’ho voluta coinvolgere io nel progetto, perché da persona meno esperta pensavo che Annalisa Altomare, già sindaco, potesse da persona esperta dare il suo contributo. Ma lei non ha voluto». Perciò non è andata come lei auspicava? «Il contributo di Annalisa Altomare è solo distruttivo, costantemente teso a minare la credibilità del nostro progetto politico. Lei, De Pinto e Lia hanno costituto Dec (Democrazia e Cambiamento) che è durato un pugno di ore. Piero de Nicolo ci ha chiesto tempo per recuperare i consiglieri del Pd usciti dal partito e quindi pezzi di comunità. Il gruppo è rientrato nel Pd imponendo Lia de Ceglia, senza chiedere scusa, senza spiegare le ragioni del loro dissenso. Dopo quel consiglio, Cambia Verso ha tappezzato la città di manifesti in cui capeggiava un punto interrogativo, in cui mi si appellava come Signora Sindaca, una battuta dal gusto misogino tra l’altro. Il manifesto poi non è neanche firmato. Non riescono ancora a decidere se sono dentro o fuori. Nell’ultimo consiglio questo gruppo non si è presentato». Ora? Annalisa Altomare non si è assunta responsabilità importanti: non ha votato bilancio e variazione di bilancio. «Nell’ultimo consiglio si sono presentati solo 3 consiglieri su 7. Ci sono dei problemi. Ma a differenza di luglio questo sindaco non vuole viverli in modo personale. Sono legati alla biodiversità di questa esperienza politica. Lo dico chiaramente: l’ambiguità di Annalisa Altomare deve finire. Deve dirmi se sono il suo sindaco o meno. E’ stata rieletta alla presidenza della commissione urbanistica anche perché sostenuta dal centrodestra. Ora arriva l’ultima chiamata. Se crede di tenerci ostaggio della sua ambiguità io le dico che non abbiamo tempo da perdere. Chi non crede più alla maggioranza può accomodarsi all’opposizione». Comunque l’Altomare non sembra disposta ad abbandonare il proprio profilo critico. «Che allora mi tolga i numeri in consiglio comunale, mi faccia cadere e si candidi alle elezioni. Ma sappia, lei e chiunque altro che mi troverà candidata al suo fianco perché Paola Natalicchio in caso di una nuova definitiva crisi amministrativa, si ricandiderebbe alla carica di sindaco». Molti non credono a questa eventualità. «Ho ancora un sacco di cose da fare qui in città, mi ricandiderei sicuramente. Stiamo raccogliendo risultati troppo belli, troppo importanti per fermarci proprio ora. Servono scogli molto più impegnativi di Lia de Ceglia per schiantare questo progetto politico. La nostra squadra è molto solida, nella squadra di governo si respira un clima molto positivo, molto convinto. Da luglio va tutto meglio, abbiamo avviato una riflessione del programma importante e tutti vengono coinvolti, il programma viene condiviso». Intanto il presidente dell’Asm Antonello Zaza secondo molti rumors sarebbe ad un passo dalle dimissioni. «Non ci sono ragioni di tipo tecnico che possano giustificare questa eventualità. Non mi risulta che Antonello si stia dimettendo». Il dissenso di Rifondazione però sembra molto chiaro: il partito ha stampato un manifesto molto duro contro la delibera di giunta sull’emergenza abitativa. «E’ un manifesto che non ho gradito, lo dico senza problemi. L’ho trovato assolutamente stonato per una forza che si dice di sinistra e che ha attaccato una delibera nella quale consentiamo a una decina di nuclei familiari di non finire in mezzo ad una strada. Abbiamo stabilito il rinnovo di contratti di famiglie in grave emergenza abitativa. E mentre facciamo ciò Rifondazione pianta sulle plance della città un manifesto con un titolo (Così non va, ndr) che, insieme a quello del gruppo di Annalisa, ha creato discredito sull’amministrazione. Tutte le forze di maggioranza hanno chiarito a Rifondazione che non è ammissibile abitare una squadra, una maggioranza dicendosi le cose attraverso i manifesti. Se qualcuno ha iniziato la campagna elettorale, lo dica chiaramente ma lo dica in consiglio comunale. Abbia questo coraggio». Il partito di Gianni Porta fa notare che i patti non sono stati rispettati. «Sulle politiche abitative dobbiamo fare molto di più e molto meglio e la sede in cui lo faremo è il piano urbanistico generale. Ci sarà un punto specifico sul piano casa e sull’emergenza abitativa. Non c’era bisogno di quel manifesto». Sembra tutto finito con Rifondazione, quindi... «No, assolutamente. L’onestà intellettuale dei compagni di Rifondazione Comunista mi è nota da quando avevo 18 anni ed ero tesserata al circolo di Rifondazione di Molfetta ed è l’unico circolo che ha firmato l’unica tessera di partito che abbia mai avuto nel-la mia tasca. Per Rifondazione come detto è difficile muoversi in quadro nazionale, che ha reso sempre più difficile tutelare la biodiversità dell’amministrazione molfettese. In questo momento siamo l’unica amministrazione che ancora conserva questa biodiversità». Le critiche comunque aiutano a crescere un’amministrazione... «Certamente. Tutte le forze politiche devono essere libere di sottolineare quello che va bene o meno». I problemi sono partiti dall’impianto di selezione della plastica al quale non è stato ancora dato il via e più volte chiesto dal partito di Zaza? «Escludo ogni collegamento tra le due vicende. Tra le cose che il presidente Zaza ha chiesto a gran voce e sulle quali si è sviluppato un grande dibattito c’è stata la richiesta della costruzione di un nuovo impianto della plastica. I nuovi contratti incentivano solo gli impianti che funzionano e producono plastica di qualità, quindi l’attuale impianto di Molfetta è obsoleto. E’ necessario un revamping, una ristrutturazione. Abbiamo chiesto 2 milioni di euro. In corso d’opera (questa estate) l’Asm ci ha fatto presente che non sarebbe servito nemmeno questo, ma un nuovo grande impianto di selezione della plastica. A luglio ci è stato consegnato un nuovo progetto preliminare da 7,7 milioni di euro. E’ la seconda opera più grande a Molfetta dopo il porto. Non è una roba semplice. L’amministrazione ha iniziato una ponderazione. Zaza ha ragione, quell’impianto serve ma sono un sacco di soldi e dobbiamo capire come ottenerli. Il Ministero dell’Interno ci ha consegnato un parere dell’Avvocatura generale dello Stato: a quanto pare potremo utilizzare quasi 3 milioni di euro per opere sportive e sociali appartenenti al fondo del Porto. Ma non è chiaro se in queste, possa rientrare l’impianto, ci stiamo documentando. Entro l’anno faremo la verifica tecnica del progetto esecutivo, poi lo manderemo a validazione e appena ci sarà fornita l’autorizzazione tecnica faremo il nuovo impianto. Non è in dubbio, ma dobbiamo muoverci con intelligenza perché si tratta di un investimento industriale. Aspettiamo che l’impianto venga validato e autorizzato ambientalmente». Intanto l’impianto di Compostaggio è fermo. «E’ fermo perché fu mandato a gara un progetto definitivo molto leggero, con dentro degli errori nel quadro economico in un appalto integrato. E’ stata fatta una consegna parziale del cantiere ed è stata fatta dopo la validazione del progetto e sempre solo dopo la gara sono state prese le validazioni ambientali. E’ una cosa gravissima. Le valutazioni tecniche infine sono state negative: gli impianti non vanno bene e adesso stiamo cambiando il progetto». Le accuse comunque non si arrestano e non solo dall’opposizione. Dicono che l’amministrazione sia immobile. «E’ qualcosa di ridicolo, non riesco a capire in cosa l’amministrazione sia immobile. E’ semplicemente una campagna di fango, alla quale rispondo con le cose, quelle vere, quelle fatte. Abbiamo salvato la Multiservizi grazie a un grande attivismo di tutta l’amministrazione e che ha coinvolto il prefetto, i sindacati confederali, i massimi esperti nazionali sul tema». Una transizione da 500mila euro con l’azienda Sceap di Andria. Sembrerebbero troppi. «In partenza la Sceap aveva chiesto 2 milioni di euro. Abbiamo salvato una società aperta dal 1997, nella quale trovano lavoro 61 famiglie. La transazione è tombale. Questo è un pasticcio ereditato dall’amministrazione Azzollini che aveva chiuso il precedente contratto senza una clausola di way out perché non sapevano scrivere le gare o non volevano scriverle bene. Siamo stati in riunione permanente per ore con i tecnici dell’Anci per trovare una via di uscita». Altre critiche le sono state rivolte riguardo alla Maglia Mercato. «Sulla Maglia Mercato con il lavoro di quattro assessorati abbiamo partecipato a questo bando presentando un progetto di grande valore sul quartiere Ponente nella zona di Corso Fornari. Un progetto di 4.800.000 euro che con zone dedicate al coworking per i giovani professionisti e innovatori della città immagina il primo mercato verde alla barcellonese, pensato con 28 box in parte dedicati al trasferimento del mercato Mattatoio e in parte dedicati al commercio km zero. Presenteremo richiesta di finanziamento. Entro il 2016 spero di ottenerli. Abbiamo sviluppato una grande progettualità pubblica sul quartiere. Ci misureremo col comitato di quartiere. Nel frattempo restituiamo piazza Mentana alla città». Novità arrivano anche dal centro antiviolenza... «Ha ottenuto un finanziamento di quasi 600mila euro dalla Regione Puglia, che ci ha fatto anche i complimenti per la progettualità. Lo inaugurerò entro fine mandato». Intanto sembra concludersi l’infinita vicenda del Comparto 18, la grande area alle spalle della stazione Ferroviaria al centro di un accesa polemica. I costruttori accusavano l’amministrazione di bloccare l’edilizia nella zona. Ora è stato trovato l’accordo? «Cade un totem che ha avvilito il nostro lavoro sull’urbanistica, non avevamo da dimostrare nulla a nessuno e l’immagine di politici che accecati dall’ideologia bloccano le gru è stata spazzata via. Un grande, certosino lavoro è stato compiuto con grande competenza dall’assessore all’urbanistica Rosalba Gadaleta». Qualcuno a sinistra è rimasto deluso dall’accordo, si aspettava di più... «Abbiamo ottenuto uno sconto di 4 palazzine rispetto al progetto originario. Abbiamo portato a casa quello che avevamo promesso ai molfettesi nel 2013: completare il comparto, garantire buona qualità urbana, ridurre le volumetrie del progetto. Il Consorzio ha scelto la strada del contenzioso, ed è stato un peccato perché la buona urbanistica non si fa nelle aule dei tribunali. Il Comparto 18 è un progetto carico di volumi. L’abbiamo ereditato e abbiamo deciso di migliorarlo insieme ai privati. Ho dato subito centralità al comparto. Sbaglierebbero gli ambientalisti ad essere delusi. Abbiamo tagliato un numero molto importante di metri cubi previsto inizialmente. In quell’area c’erano due zone molto congestionate. Zona Carrubo e quella vicina a monsignor Tonino Bello. La zona Carrubo con questo accordo viene salvata e conserverà il suo verde. La zona del Monsignor Bello si vede decurtata di una palazzina. Abbiamo lavorato su quella parte del progetto non residenziale perché quel piano era stato pensato molti anni fa quando i servizi non c’erano attorno». Altra questione è il recupero delle ciminiere De Gennaro. «Abbiamo un progetto finanziato con dei finanziamenti provenienti dal fondo del porto e che ammontano a 2 milioni di euro. Lo trasformeremo in un contenitore culturale. Ci sono varie idee. A me piacerebbe trasformarlo in una sorta di museo dei bambini, magari tematico dedicato alla preistoria. Vedremo ma la progettualità c’è. Con lo sblocco del comparto potrà partire anche l’albergo. Insomma abbiamo tutelato la qualità urbanistica del territorio. Passiamo dal degrado alla costruzione di un quartiere che metterà in moto un pezzo importante dell’economia della zona. Entro il mese di gennaio il progetto dovrebbe arrivare in consiglio comunale». Molti anche a sinistra chiedono il completamento del piano regolatore generale. «Non sono diventata sindaco di Molfetta per dare meccanicamente seguito a quello che hanno deciso altri. Apro quello che c’è sulla mia scrivania: quello che va bene lo mando avanti, quello migliorabile cerco di perfezionarlo, quello che non va bene lo chiudo e riprendo da capo. Non credo nel mito della continuità amministrativa. Il piano regolatore non va completato tale e quale. Lo dico a maggioranza e opposizione. Il vecchio piano è stato dimensionato su una città che non esiste. Il piano regolatore parla di una città di 100.000 abitanti. Oggi Molfetta ne conta 60.000. Le previsioni demografiche erano errate. Quel piano regolatore generale va rivisto». A breve partirà il porta a porta. Sarà una sfida difficile. «Lo abbiamo saputo dal primo momento. Da Andria a Barletta il porta a porta ha presentato molte criticità. Sono pronta a comprendere che la città avrà bisogno dei suoi tempi per abituarsi. E’ qualcosa che entra nelle nostre abitudini, le trasforma e ci affaticherà. Ci sono delle criticità che dovremmo gestire. I rifiuti saranno raccolti secondo un calendario settimanale (3 volte l’organico, 1 l’indifferenziato, 1 il vetro, 1 la plastica, 1 carta e cartone, 5 volte pannolini e pannoloni). L’importante è abituarci a una grande trasformazione. Il nostro occhio dovrà allenarsi alle strade piene di mastelli nelle ore di esposizione dalle 21 alle 24 che sostituiranno i cassonetti e alle buste con la plastica. E’ una rivoluzione, ma è obbligata. Non possiamo restare indietro. Questo passo ci aiuterà a non far schizzare alle stelle il costo dei rifiuti, a contenere le spese». Si è concluso il concorso internazionale sul Waterfront. «Avevamo promesso che sarebbe iniziato a primavera e concluso a dicembre, è stato così. Tra febbraio e marzo ci sarà la mostra di tutti gli elaborati e un workshop tra vincitori del concorso e architetti locali. Ci sono ottimi spunti e il nostro obiettivo è arrivare l’anno prossimo a un progetto per il nuovo lungomare da candidare ai fondi della nuova programmazione europea 2014-2020». L’anno che sta arrivano è importante per Molfetta. Sarà città europea dello sport: può anticipare per Quindici qualche evento previsto? «Puntiamo al coinvolgimento di grandi personalità dello sport nazionale e cittadino, valorizzeremo i due aspetti. Spero di avere qui la grande Josefa Idem (campionessa di Canoa: 5 medaglie olimpiche, 20 medaglie mondiali, ndr) e l’associazione Assist per aprire un tavolo sui diritti delle donne nello sport. Pochi giorni fa sono stati premiati dal presidente Boldrini, è un’associazione importante che dà un grande contributo al dibattito. Ci saranno molti eventi dedicati alle donne. Tra i progetti c’è anche quello di ospitare per una partita, la nazionale di calcio femminile per un evento contro l’omofobia. Poi ci saranno tanti eventi dal basso, finalizzati a coinvolgere tutta la cittadinanza per premiare le associazioni cittadine. In vetrina ci saranno i nostri beniamini cittadini come Caterina Minervini, campionessa di equitazione di livello nazionale, Marinella Falca (ginnasta argento alle Olimpiadi di Atene nel 2004, ndr), la nostra squadra di pallavolo dando spazio ai giganti cubani della squadra: Fernando Hernandez e Raydel Hierrezuelo. Sarà interessante discutere di come lo sport crei integrazione culturale. Coinvolgeremo anche Andrea Maggi (simbolo del basket cittadino e di uno sport pulito, cristallino.) Avremo come ospiti grandi personalità come Emanuela Audisio grande scrittrice di sport e giornalista di Repubblica. L’anno prossimo ci sarà Rio 2016, organizzeremo delle visioni in piazza. Le linee di lavoro saranno comunque: sport e donne, disabili, semplici cittadini. Parleremo di sport a tutti, coinvolgeremo la comunità, sarà una grande festa». Ci saranno grandi costi? «Assolutamente no, stanzieremo lo giuste risorse e molti eventi saranno a costo zero».

Autore: Onofrio Bellifemine
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