Palbertig, la parola alla difesa
Intervista all'amministratore delegato dell'azienda siderurgica
Sono al di qua del cancello chiuso. Dall’altra parte non vedo nessuno, se non la bocca di un grande capannone che mi rimanda rumori solo sussurrati. Mi rivolgo al campanello e un cartellone gigante non riesce a fare a meno di ricordarmi che sono alle “Fonderie Pal-Berting S.p.A.. Non ho ancora suonato e il cancello si apre lentamente. Entro e mi dirigo verso la vetrata di un ufficio: è da lì che mi hanno avvistato. “Vorrei parlare con il responsabile dell’azienda” chiedo dopo essermi presentato. Durante il minuto che mi dicono di aspettare già vedo sullo schermo della mia immaginazione il classico stereotipo del manager in giacca e cravatta; e invece mi trovo davanti una tuta blu, con cappellino rosso e il volto con qualche macchia di lavoro. Avrei potuto scambiarlo per un operaio e invece quell’uomo sulla quarantina che mi fa da cicerone nel suo stabilimento è Pietro Alberto Palberti, amministratore unico di un’azienda che fattura quattro miliardi di lire ogni anno e che in questo momento è sotto indagine da parte della magistratura.
Signor Palberti, il primo capo d’imputazione che le è stato contestato dalla magistratura riguarda l’emissione nell’aria di polveri e gas inquinanti. Qual è la sua posizione?
"Si tratta di un’ipotesi di reato che lo stesso Gip del Tribunale di Trani ha rigettato; nel provvedimento di dissequestro si rileva la mancanza di elementi oggettivi che attestano responsabilità in tal senso. Nel 2000 il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri ha condotto delle indagini presso il mio stabilimento ma ad oggi non mi sono mai stati notificati gli esiti di quelle indagini: se davvero fossero state accertate gravi responsabilità mi chiedo perché, in un anno, lo stesso Noe non abbia mai comminato un provvedimento immediato e urgente nei mie confronti pur avendone la facoltà".
Quindi lei sostiene che le sue canne fumarie non inquinano.
"Assolutamente. Le nostre emissioni nell’aria rientrano nei parametri consentiti dalla legge. Ogni anno presento agli enti regionali tutti i certificati di conformità ambientali richiesti".
Eppure chi abita nel quartiere non la pensa così.
"Questi signori sono ignoranti laddove per ignoranza io intendo il non essere a conoscenza della materia. Mi stanno coprendo di melma eppure mai nessuno di loro è venuto da me per chiedere un confronto civile. Ogni anno investo circa un miliardo di lire per gli adeguamenti alle norme ambientali ed è dal ‘97 che destiniamo il 25% del fatturato per la prevenzione. Guardi invece cosa hanno scritto i giornali: stanno demonizzando la mia famiglia. Io invece non ho zii arcivescovi né amici politici".
E’ vero che i filtri dell’impianto di depurazione nel suo stabilimento non vengono sempre attivati perché hanno un elevato costo di manutenzione?
"Chi sostiene questo è un incompetente. Il funzionamento di questi filtri non può prescindere da quello degli altiforni, altrimenti andrebbero danneggiati".
Abbi pazienza, ma non crede che al di là degli aspetti tecnici siano comprensibili le lamentele di chi ogni giorno raccoglie in casa polvere nera e respira un odore acre? Non protesterebbe anche lei?
"Certo che è comprensibile. Ma è altrettanto comprensibile che i miei impianti sono a norma di legge e che certi effetti, come l’odore acre, sono causati da un non perfetto processo di combustione dei forni: questo però è un problema dell’attuale tecnologia: quando essa migliorerà ci adegueremo anche noi. La polvere nera, poi, è sabbia esausta che residua dalla fusione e viene depositata all’esterno in dei cassoni: è l’azione del vento che la disperde nell’aria. Stiamo terminando la costruzione di un’area chiusa adibita allo stoccaggio di questi rifiuti che risolverà il problema. Ed è altrettanto comprensibile come non sia giusto che io debba lasciare per strada trenta famiglie e andare a lavare vetri al semaforo per poter vivere".
Nel quartiere c’è chi denuncia problemi di salute, dalla semplice emicrania, a ben più gravi problemi respiratori, fino a carcinomi polmonari. E’ dannosa questa polvere nera?
"No, non è dannosa. La letteratura medica in ambito siderurgico non ha mai menzionato alcun tipo di nocumento riferito a tali polveri. Lavoriamo dal 1960 e finora l’unica malattia professionale riscontrata tra gli operai della PalBerting è un caso di apoacusia (riduzione graduale dalla capacità auditiva, ndr). E poi le pare che se ci fossero rischi per la salute io stesso continuerei a lavorare qui? Pensi che d’estate qui ci porto anche i miei figli".
Lei è anche accusato per la realizzazione non autorizzata di una discarica di rifiuti. Lo sa che c’è un filmato che ritrae, all’interno della sua recinzione, lo scarico di materiale di scarto nel terreno?
"Qui produciamo materiale di risulta che l’ente regionale per il controllo dell’igiene autorizza al riutilizzo per sottofondi stradali e ferroviari. A volte anche noi l’abbiamo utilizzato per il livellamento della superficie esterna: probabilmente è a questo che si riferiscono i filmati. La verità è che per affossare la famiglia Palberti si sta conducendo una campagna denigratoria manovrata da chi con la mano di amicizie politiche vuole condurre speculazione edilizie".
Si spieghi meglio.
"C’è chi ha condotto un’intera campagna elettorale promettendo la chiusura della PalBerting e adesso deve pagare il conto. Obbligandomi a chiudere sarei costretto a liquidare tutti gli operai, a coprire i crediti bancari, a perdere commesse e a pagare penali per quelle non terminate: avrei bisogno, insomma, di una liquidità finanziaria che non potrei disporre immediatamente se non vendendo a costruttori privati il suolo che è edificabile (la fonderia occupa il 70% dell’intero comparto 17 destinato secondo l’art.51 a edificazione urbana, ndr). E tenga conto che smantellando la fonderia si aprirebbe la possibilità di edificare anche su quel suolo dove attualmente ci sono le stalle, che rientra nello stesso comparto".
Scusi, ma non potrebbe ragionare anche lei in questi termini? Voglio dire, non le converrebbe trasferire l’attività altrove e ricavarci con la vendita del suolo?
"Ho avanzato domanda all’Asi per la concessione di 20000 mq nella zona artigianale. Il problema è che realizzare un trasferimento del genere richiede un ingente investimento. A più di 40000 lire al mq, solo per il suolo servirebbero più di 800 milioni di lire; altri 4 miliardi circa costerebbe la realizzazione di almeno 7000 mq di strutture coperte (la stessa superficie che disponiamo attualmente); parte degli impianti fissi, per questioni tecniche, non potrebbe essere trasferita e servirebbe acquistarne di nuovi. Sono in trattativa con il sindaco di Molfetta per ottenere una più alta caratterizzazione urbanistica di quel suolo (un più alto indice di edificabilità, n.d.r.) rispetto a quella prevista. Con un eventuale maggior valore dello stesso suolo potrei finanziare il trasferimento della fonderia".
Cosimo de Gioia
SCHEDA
La PalBerting in cifre
La “Fonderie Palberting S.p.A” nasce nel 1960 da Giuseppe Palberti. Inizialmente dislocata su una superficie di 5000 mq, nel ‘73-’74 l’azienda procede all’acquisizione delle aree adiacenti un tempo dedicate ad attività boarie. Attualmente comprende una superficie complessiva di circa 28000 mq di cui 7000 al coperto. Nel 1997 dopo la morte del padre, Pietro Alberto Palberti diventa amministratore unico; nel consiglio di amministrazione anche due sorelle (di cui una si occupa dell’azienda) e la mamma. La PalBerting produce materiali in ghisa destinati all’edilizia (in particolare è il secondo maggiore produttore nazionale di chiusini stradali) e all’industria degli autoveicoli, fatturando poco più di 4 miliardi di lire. Attualmente occupa 26 dipendenti.