Palazzo Dogana, procedimento concluso. Il progetto di riqualificazione della zona antistante il duomo e i dubbi di Quindici
Cinque piani, 3.400 mq di superficie lorda, un passo dai monumenti più significativi della città vecchia, Palazzo Dogana è uno dei cuori storici del Borgo Antico. Realizzato nel ‘700, già casa nobiliare, in seguito proprietà dell’Episcopio e poi adibito a dogana e ad abitazione dei dipendenti della Capitaneria di Porto, lo stabile, annerito da decenni di abbandono e degrado, ha vissuto gli ultimi scorci del Novecento sempre in bilico tra idee di rilancio pubblico e collettivo e progetti commerciali più o meno ambiziosi. Poi nel 2009 la svolta: l’edificio proprietà del Demanio, viene concesso dopo lo svolgimento di una gara per l’affidamento, all’ATI Dogana Vecchia S.r.l. (che unisce quattro ditte: Magna Grecia S.r.l. Margina di Lecce, Hotel Pineta S.r.l., Excursus S.r.l.) per la durata di anni cinquanta e con l’obiettivo di realizzare un imponente complesso alberghiero. Si parla di 32 suite, ristorante, roof garden, solarium, sala convegni. La vicenda arroventata da un interminabile codazzo di polemiche, sospetti e accuse di speculazioni varie non smette di destare interesse nella cittadinanza che continua a chiedersi, cinque anni dopo la concessione, quali siano davvero i futuri destini dello stabile. C’è stato anche chi ha chiesto la sospensione della conferenza dei servizi del 20 dicembre (tenutasi poi regolarmente) per consentire l’avviamento di una verifica attenta sia delle modalità con le quali si è svolto il bando di concorso pubblico, sia sulla composizione dell’Ati vincitrice per verificare se all’interno di questa struttura societaria ci siano persone riconducibili alla famiglia Azzollini. Per fare un po’ di chiarezza sulla questione abbiano chiesto lumi a Giovanni Abbattista, Assessore Lavori pubblici, Appalti e Contratti. Assessore, sulla vicenda Palazzo Dogana continuano a piovere polemiche. E accuse e sospetti a parte, tra i cittadini c’è rammarico per come si è conclusa la vicenda. Molti speravano in un altro destino per un edificio storico come questo. «Abbiamo ereditato una vicenda già definita con una convenzione stipulata tra il Demanio e la società affidataria ed un’altra che ci ha interessati direttamente avente ad oggetto un immobile inserito nel complesso del Palazzo Dogana. Con questa convenzione quindi anche il Comune di Molfetta ha assunto impegni negoziali ai quali rimaniamo vincolati. Dopo 5 anni dalla scelta fatta in Consiglio Comunale con il cambio di destinazione dell’immobile di proprietà comunale e con l’assunzione degli impegni negoziali questa amministrazione non può che essere conseguente esistendo un principio di continuità amministrativa». Chiarito ciò, qual è adesso la situazione dello stabile? «Il 20 dicembre si è tenuta la conferenza di servizi per l’acquisizione dei pareri finalizzati al ritiro del permesso a costruire relativo ai lavori di ristrutturazione dello stabile. I pareri di tutte le autorità sono stati favorevoli e ora attendiamo che la società ritiri il permesso a costruire. Nella stessa conferenza si è discusso anche della richiesta formulata concessionaria da parte della società di ottenere in concessione l’area antistante l’edificio per poterla asservire all’albergo». In merito a questo punto qual è stata la vostra posizione? «La società concessionaria aveva presentato un primo progetto (che prevedeva un’area che rimaneva di destinazione pubblica e delle aree asservite all’attività di bar e a quella di ristorante). Questo progetto è stato però ritirato e sostituito con una richiesta di concessione senza specificazione della destinazione dell’area antistante l’edificio. Riguardo a tale richiesta l’amministrazione non ha inteso esprimere alcuna posizione, subordinando ogni determinazione alla specificazione da parte dell’impresa dell’effettivo utilizzo e destinazione dell’area. L’amministrazione comunale è molto interessata alla riqualificazione dell’intera area antistante il duomo ed il palazzo dogana, sicché potrà valutare eventuali richieste solo ove queste risulteranno coerenti e compatibili con l’idea complessiva dell’area e con un unico linguaggio estetico». Ha parlato di un progetto di riqualificazione dell’area. Di che si tratta? «Tutta l’area antistante il Duomo sarà riqualificata. E’ una delle priorità dell’amministrazione, un progetto importante e nel quale crediamo convintamente e che intendiamo portare a termine entro la fine del mandato. Siamo già attivamente al lavoro per individuare le varie fonti di finanziamento, per la copertura di un investimento che di certo sarà rilevante». Al netto di tutte le polemiche, non ci sembra comunque che la faccenda sia stata gestita al meglio dalla vecchia amministrazione Azzollini. Conviene? «Noi avremmo forse fatto valutazioni diverse. Avremmo comunque certamente seguito un percorso di condivisione con la città per le scelte da operare, avremmo coinvolto la comunità su una scelta così strategica». Fin qui l’intervista, alla quale “Quindici” aggiunge le sue perplessità sul completamento dell’opera, sia dopo le vicende del porto sia a causa dei prevedibili mutati interessi e delle ormai improbabili inziali possibilità di business da parte dell’Ati. In questo caso, sarebbe opportuno decidere subito il destino del manufatto per non rischiare altri decenni di incuria e abbandono.