Palazzo Dogana, lo scempio si compie. La città scivola nell'incultura e nell'ignoranza
Palazzo Dogana diventerà albergo. Il sindaco Antonio Azzollini non ha voluto sentire ragioni, né dall'opposizione, né dai cittadini che avrebbero preferito una soluzione diversa di tipo culturale, come quella di un centro regionale musicale, un'idea suggerita anche da Don Salvatore Pappagallo, presidente dell'Associazione cultuale musicale “Dvorak”. Anche “Quindici” aveva sposato questa proposta e aveva cominciato a pubblicare la lunga lettera che lo stesso Don Salvatore ha inviato al sindaco, alle autorità e ai cittadini per sostenere questa scelta alternativa all'albergo. Purtroppo Azzollini ha deciso di andare per la sua strada puntando i piedi, arrivando fino alla scontro violento con l'opposizione in consiglio comunale, scontro che le immagini di una web tv locale hanno diffuso anche all'estero, attraverso internet. Non sappiamo per quale motivo si rifiuti una scelta di questo tipo culturale, quali vantaggi nascosti per la città, che non riusciamo a vedere (se non un vantaggio per i privati) possiede la scelta alberghiera, difesa con tanta caparbietà. Noi siamo sicuri che si tratti dell'ennesimo errore in una città che ne ha commessi tanti, per poi pentirsi quando era troppo tardi. Noi come giornalisti ci siamo battuti, inutilmente, all'epoca contro la demolizione di Palazzo Cappelluti, contro lo scempio del palazzo Inps costruito in mezzo al lungomare e altri errori simili. Siamo convinti che la scelta dell'albergo si rivelerà un flop o un vantaggio solo per i privati e non per la città e, come sempre, i fatti ci daranno ragione. Misera consolazione di fronte a una realtà di scelte sbagliate che impoveriscono la città. Ma tant'è. A noi non spetta il compito di decidere, ma solo di denunciare. Ma questa denunce le facciamo senza riserve, nella speranza che si possa scuotere la coscienza cittadina. Don Salvatore si illudeva che la sua proposta avrebbe avuto il consenso dei cittadini, che i molfettesi si sarebbero ribellati a un nuovo scempio. Ma non è servito e non serve a nulla continuare a parlare di una storia e una tradizione che non interessano più a nessuno in una città che culturalmente si impoverisce sempre di più. Per questo abbiamo deciso di interrompere la pubblicazione della lettera, una volta che il consiglio comunale ha fatto la sua scelta irreversibile. Chissà cosa ne penserà il Maestro Riccardo Muti, chiamato in causa da Don Salvatore che ha rivolto anche a lui un appello perché, con la sua autorità morale e culturale, potesse salvare Palazzo Dogana? Ma a Molfetta la gente è ormai rassegnata al peggio. La coscienza civica è sepolta in qualche vecchio cimitero dei giusti, irrisa da una nuova classe dirigente di basso profilo, arrogante e ignorante che, purtroppo, oggi rappresenta la maggioranza videodipendente che non ragiona più con la propria testa, ma con quella di un grande fratello che decide per lei. Noi, in questa situazione, siamo orgogliosi di far parte di una minoranza perdente, ma fiera e libera.
Autore: Felice de Sanctis