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Ospedale di Molfetta, ripresi i lavori per il pronto soccorso. Quale progetto per il futuro?
10 febbraio 2013

MOLFETTA - Sono ripresi i lavori al Presidio Ospedaliero “don Tonino Bello” di Molfetta per la costruzione del nuovo pronto soccorso. Lo annuncia in una nota Vitangelo Solimini, coordinatore di Cittadinanzattiva, anche se pare siano stati “bloccati” quelli per l’UTIC e della terapia intensiva per la relativa soppressione, come fissato dal Piano di Rientro della Regione Puglia. Purtroppo, la sospensione dei lavori ha provocato l’ennesimo spreco di denaro nella sanità.
Nella nota inviata a Quindici, Solimini si sofferma anche sul reparto di cardiologia e sull’assenza di progetto di lungo corso per una struttura che, se ristrutturata e potenziata, potrebbe essere il centro di un polo sanitario importante per tutti i Comuni vicini. Tra l’altro, l’annuncio di un comprensorio ospedaliero tra Molfetta e Bisceglie è rimasto per ora solo un progetto verbale, di cui non si conoscono i tempi di progettazione ed esecuzione.
 
«Sono stati ripresi i lavori per la costruzione del nuovo pronto soccorso, depurati dei lavori per la costruzione dell’UTIC e quelli per la terapia intensiva, previsti dal progetto. Viene spontanea la domanda: perché non fare tutto questo prima dell’inizio dei lavori? La sospensione ha comportato uno spreco di soldi e di tempo, assolutamente evitabili. Oltre tutto, la soppressione dell’UTIC a Molfetta era stata decisa da tempo.
Al nuovo pronto soccorso, sarà annessa una nuova e più idonea camera mortuaria. Nell’articolo di Quindici dell’8 gennaio si parlava, ed a ragione, del reparto di cardiologia, passato da struttura complessa a struttura semplice, perché privato dell’UTIC (unità di terapia intensiva coronarica). Un reparto che quotidianamente impiantava pacemaker, oltre a tutte le altre attività connesse alla esistenza dell’UTIC, con comprensibili benefici della utenza e oggi ridotto alla sopravvivenza, dove i tempi delle liste di attesa si misurano in anni.
E pesare che solo qualche anno addietro, il nostro ospedale fu elevato ad ASL sopportando una spesa di ristrutturazione enorme, per la costruzione dei locali idonei ad ospitare la Direzione Generale, che impegnò tutto il quinto piano. Tutto questo perché si naviga a vista, senza progetti di lungo periodo.
Adesso, quanto dobbiamo aspettare per avere dei servizi più vicini ai bisogni del territorio, non ci è dato di sapere; così come non abbiamo notizie certe sulla costruzione dei nuovi ospedali, che dobbiamo ritenerli molto lontani, considerata la situazione economica. Non sarebbe più facile ristrutturare due ospedali vicini tra loro che costruirne uno nuovo? Non ci resta che sperare.
Vitangelo Solimini»
 
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