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Ospedale alla prova dell’estate: nessuna chiusura
INCHIESTA – Viaggio all’interno di una struttura che cambia. Ma per i ticket è sempre caos
15 luglio 2001
Ogni anno, con l’arrivo dell’estate, tornano alla ribalta e si riacutizzano problemi di tipo sociale dovuti soprattutto al rallentamento dell’attività lavorativa pubblica e privata ed al cambiamento momentaneo di stile di vita e di comportamenti di buona parte della cittadinanza. Per gli antichi latini il termine “vacanza” indicava, infatti, un periodo di vuoto e di immobilismo assoluto e tale è quello che vede il riaccendersi di vecchie e nuove emergenze come gli incendi boschivi, gli animali domestici abbandonati, gli anziani soli e dimenticati, gli episodi di violenza, ecc. Con il detto "Agosto, ospedale mio non ti conosco” si potrebbe, ad esempio, indicare l’insufficienza, l’inadeguatezza e l’inefficacia di certa attività ospedaliera che, proprio nei mesi estivi, quando occorrerebbe intensificare, in particolar modo, cure ed assistenza per tutti ma soprattutto per alcune categorie sociali a rischio (bambini, anziani, malati cronici, portatori di handicap) mostra cedimenti e carenze strutturali ed organiche che si traducono in grossi disagi per gli utenti o, addirittura, in casi di vera e propria malasanità. Ma i “sentito dire”, le affermazioni generiche o categoriche ed i termini usati in maniera troppo gratuita come, appunto, “malasanità”, non alimentano la penna del bravo cronista, il quale è tenuto, sempre e comunque, a verificare di persona, per quanto è possibile, la realtà prima di raccontarla. E’ quanto ci siamo proposti di fare con questo “breve” viaggio all’interno del nostro ospedale, sul cui rischio di chiusura o, comunque, di depotenziamento tornano periodicamente a circolare voci sempre più insistenti.
Una struttura che cresce
Visto dal di fuori l’ospedale di Molfetta appare più o meno simile a quello di sempre: stessa facciata bianca, stesso parcheggio eternamente insufficiente e caotico, solito flusso di visitatori vocianti che si accalcano all’ingresso. Una volta entrati, però, si constatano di persona le migliorie apportate dall’intensa attività di ristrutturazione ed ammodernamento durata due anni e non ancora terminata e si ha la sensazione che, a questa gradevolezza di tipo esteriore, corrisponda una nuova voglia di fare da parte di tutti, amministratori e dipendenti. “E’ esattamente così”, ci conferma la dottoressa Norma Mezzina, dirigente medico del presidio, che ci guida in questa nostra visita all’interno dell’ospedale insieme al dott. Emilio Mari del Pronto Soccorso. “A mano a mano che i vari reparti sono stati ristrutturati ed inaugurati (il primo è stato Medicina, poi Ostetricia, Chirurgia e quindi il Pronto Soccorso) siamo stati presi da un entusiasmo sempre crescente e questa forte volontà comune di migliorare la qualità dei nostri servizi ci è di grosso aiuto nell’affrontare alcune difficoltà del momento attuale”. Di che difficoltà si tratta?” le chiediamo. “Purtroppo il 90% dei fondi stanziati dalla Regione sono stati in passato letteralmente sperperati nel settore sanitario per cui ora ci troviamo in quello che viene definito “regime di contenimento, razionalizzazione e qualificazione della spesa sanitaria” in attuazione di una delibera regionale del 29 novembre 2000”.
Tagli e riduzioni di spese
Cosa vuol dire questo, tradotto in termini reali? “Vuol dire che bisogna essere in grado di soddisfare le richieste degli utenti attraverso calcoli matematici impostici da una gestione di tipo restrittivo. Le assunzioni sono bloccate, il personale, già insufficiente, è stato ridotto del 2% e siamo passati da 2.800 unità a 2.400. Le acquisizioni di beni durevoli, servizi e prestazioni devono essere autorizzati dalla Regione e nel riesame di tutti i contratti di consulenza tecnica, sanitaria ed amministrativa verrà data la priorità a dipendenti o servizi del servizio sanitario regionale”. A cosa porterà tutto questo? “Guardi, sembra un controsenso, ma ciò dovrebbe portare proprio alla qualificazione di cui parla la legge. Dovremo, come dire, arrangiarci, e ci sforzeremo di farlo al meglio, affinché le conseguenze non ricadano, come spesso accade, tutte sui cittadini”. E’ vero che alcuni reparti sono stati chiusi? “Non ci sono state chiusure ma solo accorpamenti di alcuni reparti con riduzione temporanea dei posti letto. Medicina è stata accorpata con Nefrologia, Ostetricia con Pediatria mentre ad Ortopedia e Chirurgia sono stati accorpati uomini e donne. Urologia, un reparto che funziona molto bene, dovrà essere anch’esso ristrutturato”. Intanto camminiamo, attraversiamo corridoi, saliamo e scendiamo scale, parliamo con i malati, la gente comune e cerchiamo di capire se è bastato aver dipinto di verde le pareti della Pediatria, di celeste quelle di Ostetricia e di rosa quelle di Medicina, per rendere meno disagevole il ricovero dei malati. A Chirurgia, dove si praticano, tra l’altro, le endoscopie gastro-intestinali, un esame che spaventa molte persone, chiediamo com’è andata ad una donna che lo ha appena effettuato: ci risponde di non aver sentito nulla. Pare che sia merito anche di una bionda infermiera assai carina: la chiamiamo, è carina davvero e ci piace il fatto che arrossisca, cosa assai rara di questi tempi. Passiamo per l’ufficio Ticket dove regna il caos più completo malgrado ci siano vari impiegati agli sportelli. La dottoressa Mezzina ci dice che anche questo servizio dovrà essere razionalizzato, magari istituendo un ufficio autonomo per ogni reparto in modo da evitare resse e furberie da parte di chiunque. Le chiediamo quali sono le carenze strutturali di cui soffre l’ospedale: ci informa che è stata fatta richiesta di Tac da parte del direttore generale ma che dovrebbero essere sostituiti anche alcuni ecografi di cardiologia e che occorrerebbe un apparecchio di urodinamica, importantissimo per la ginecologia e l’urologia. In compenso l’ospedale è entrato nel progetto regionale di screening mammario gratuito ed è stato dotato di un mammografo di ultima generazione. C’è attenzione per il problema dell’aggiornamento e la formazione del personale’ “Senz’altro. E’ stata, infatti, istituita a Barletta una scuola che provvede alla formazione obbligatoria del personale. Sono stati fatti corsi sulle radiazioni ionizzanti, sulla problematica infortuni ed incendi (legge 626) e persino sull’uso dei detergenti e dei disinfettanti. La formazione è molto importante ma deve essere imposta, perché chi torna a casa stanco dal lavoro, difficilmente si mette a studiare”. Com’è la situazione ospedaliera dal punto di vista dell’igiene? “E’ senz’altro migliorata rispetto a quella di un tempo. La legge aveva imposto la costituzione di un comitato d’infezione ospedaliera ed il direttore generale, dott. Savino Cannone, si è immediatamente adeguato a queste normative. Il comitato è già operativo e funzionante e sta creando dei protocolli di pulizia assai validi”.
Per i pasti c’è il menù
Intanto ci informiamo sul vitto a cui provvede un’azienda esterna “La Cascina” che prepara i cibi qui e li porta anche all’ospedale di Bisceglie, mentre la sede di Trani provvede per Trani e Barletta. La cucina, che un tempo non era a norma, è stata ristrutturata dalle aziende che l’hanno presa in appalto ed ora è veramente all’avanguardia. “Dare in appalto un servizio è alquanto oneroso poiché tutte le spese del personale vanno a carico della ditta appaltata. Con la Cascina noi abbiamo un contratto di tipo pubblico-privato” spiega la dottoressa Mezzina che, con il responsabile del servizio mensa ci illustra composizione e criteri di scelta dei vari menù. Entriamo nella cucina dove si prepara, tra l’altro, un polpettone dall’aspetto invitante. Lo assaggiamo: è alquanto buono, peccato che sia freddo. Ci vengono aperti frigoriferi, mostrati angoli nascosti, raccontati i consensi dei ricoverati ai quali viene lasciata una certa scelta del menù giornaliero. Il vitto, purtroppo, rappresenta uno dei talloni d’Achille delle amministrazioni ospedaliere ma qui tutto sembra volerci convincere che ci si sforza davvero per poter rendere un servizio alquanto qualificato all’utenza.
Pronto soccorso di livello
Ultima tappa del nostro piccolo viaggio è il Pronto Soccorso (nella foto)
, notevolmente ampliato e migliorato rispetto a quello di un tempo. Il dott. Emilio Mari, barese, che presta servizio qui da 11 anni, ci spiega che in estate le emergenze, più che mediche, sono di tipo chirurgico e ci illustra le varie fasi di un’eventuale ospedalizzazione dell’infortunato o malato : consulenze mediche, esami clinici, rischio di complicazioni, presenza di patologie preesistenti. Medico di famiglia e Pronto Soccorso sono i principali filtri attraverso i quali il cittadino passa prima di avere , in qualche modo, accesso alla struttura sanitaria. La differenziazione tra malato cronico ed acuto è, anch’essa , oggi di tipo economico: la degenza dei cronici costa meno e per essi è stata istituita a Bisceglie una RSA. Un altro gioiello in attesa di essere attivato è il reparto dell’unità coronarica (nella foto)
, con attrezzature modernissime installate in ambienti asettici e con un’ottima qualità ambientale. Ma quando verrà attivato? Lo sa solo la Regione. Insomma, ci sembra di capire che sulla testa delle ASL penda, oggi più che mai, una grossa spada di Damocle che è quella del controllo di bilancio da parte della Regione, controllo effettivo e sistematico che tende ad escludere, anche con atti di natura disciplinare e sanzionatoria, atti, gare e prestazioni che non siano considerati essenziali, mentre dall’altro lato non vengono ancora attivati servizi essenziali come il 118, perché Molfetta sarà sede del pronto intervento, ma quando? E la Regione non fa sapere ancora nulla. Come pure non attiva un grande struttura come l’ex preventorio su via Terlizzi, inaugurato in periodo elettorale e subito richiuso. Ci chiediamo se questa estrema “economizzazione” della gestione sanitaria di un ospedale possa essere conciliabile con il diritto alla salute ed all’assistenza del cittadino, ultimo anello di una gerarchia istituzionale sul quale sembrano ricadere inevitabilmente tutte le decisioni e le scelte amministrative e politiche prese in altre sedi. Al di là delle restrizioni e dei tagli finanziari momentanei pensiamo che la ristrutturazione della spesa sanitaria, la ridistribuzione della rete ospedaliera con l’individuazione precisa dei bacini d’utenza, la scelta e la configurazione economica dei servizi e delle prestazioni ai cittadini siano aspetti di una questione, quella sanitaria appunto, che va affrontata a monte e collocata in uno scenario più ampio di scelte e priorità sociali. Ci auguriamo che sforzi vengano fatti in questa direzione, a prescindere dai colori e dalle alternanze politiche.
Beatrice De Gennaro
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Luigi sancilio
01 Settembre 2001 alle ore 00:00:00
Tutto bene, tutti bravi, ma per i ticket è un casino. Perché non si provvede?
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