Open day all'ITCG di Molfetta: come sarà la scuola di domani
MOLFETTA - “Il 20,6% dell'utenza scolastica abbandona la scuola prima di aver ultimato i 5 anni di scuola superiore o addirittura prima di aver conseguito una qualifica professionale. Si tratta di 1/5 dei ragazzi iscritti alle scuole medie superiori ed è un tasso insostenibile per un Paese civile quale l'Italia”.
Le parole del prof. D'Itollo, preside del Liceo “Fiore” di Terlizzi, ci permettono di capire quale sia lo status quo della scuola italiana, in particolare di quella meridionale: uno stato impietoso, se si tien conto che, secondo la normativa UE, entro il 2010 il tasso di coloro che evadono la scuola dovrebbe limitarsi al 10%. Allora, è bene capire quali cambiamenti subirà la scuola italiana nel prossimo futuro (in riferimento alla fine del biennio di sperimentazione e all'introduzione di alcuni punti della Riforma Gelmini) e quali sono i suoi punti deboli e i rischi che si corrono: questi i temi caldi della conferenza stampa “Open day Molfetta”, tenutasi nell'Istituto ITCG Salvemini, dove sono intervenuti, oltre al prof. Antonio D'Itollo, anche la prof.ssa Cecilia Pirolo, preside dell'ITC “Romanazzi” di Bari e il prof. Sabino Lafasciano, preside dell'ITCG di Molfetta (nella foto: Pirolo,Lafasciano, D'Itollo).
La scuola italiana, per oltre 75 anni, non ha subito riorganizzazioni nella propria struttura, ma a partire dal 2000 si sono avvicendate ben 4 riforme, che hanno portato incertezza e confusione: per questo motivo è bene porre un punto fermo per rispondere in termini pratici alle sollecitazioni europee per la risistemazione dei titoli dei curricula delle scuole superiori.
Secondo il prof. D'Itollo “la scuola italiana degli ultimi anni ha perso di vista quello che è il suo compito principale, ovvero promuovere la conoscenza, le competenze e la qualità, secondo quanto emerge dall'art. 34, essere un vero e proprio ascensore sociale, che crei la tanto invocata mobilità sociale”.
E per concretizzare questo proposito ciò che occorre è “la riduzione della strozzatura tra scuole medie e medie superiori, operando una verticalizzazione dell'istruzione”, ovvero superare la frammentazione e la divisione delle discipline, magari eliminando l'esame tra medie e superiori o dando a questo un valore completamente diverso dall'attuale. Ad esempio, conoscere la lingua madre significa aver acquisito le giuste competenze di utilizzo, per evitare il ritorno del gergo e del volgare; o ancora, conoscere una lingua straniera non vuol dire conoscerne solo la letteratura, ma avere la padronanza della lingua stessa per poterla utilizzare nella comunicazione frontale.
Tuttavia, non è questo l'unico problema che affligge la scuola: “l'istruzione del Sud, rispetto a quella del Nord e del Centro Italia, è molto lacunosa”, ha affermato la prof.ssa Pirolo, “poiché sono assenti le corrette metodologie ed è mancante l'integrazione scuola-lavoro e la scuola stessa non sembra oggi in grado di motivare adeguatamente gli alunni, soprattutto quelli meno impegnati, che, abbandonati a se stessi, abbandonano la scuola. Un esempio palese di questa situazione è l'assenza in Puglia di un Osservatorio del Lavoro”. Le conseguenze sono la bassa competenza, l'ignoranza crescente e lo sviluppo zero dell'economia meridionale.
Secondo il prof. D'Itollo, è necessaria non solo una maggiore attenzione all'utenza, “perché gli studenti studiano solo per il compito o l'interrogazione, si ingozzano di conoscenza e dopo qualche giorno la rigettano”, ma anche l'unificazione dei livelli di competenza (padroneggiamento ed uso teorico e pratico della conoscenza), la sintesi delle discipline e la loro interdisciplinarità. Riqualificazione dell'offerta formativa vuol dire anche compiere un cambiamento di mentalità nell'utenza e nel corpo docenti, che oggi è priva delle giuste competenze, a causa del cattivo funzionamento e mancato adattamento ai cambiamenti da parte degli organi di formazione del corpo insegnate.
Il maggiore livore prospettato dalla Riforma Gelmini, il riordino dei licei e il rilancio dell'istruzione media dovrebbero essere le basi da cui partire per una ristrutturazione dei curricula scolastici, evitando che la scuola non sia una monade isolata e che l'autonomia di cui godono gli enti scolastici non sia un reale ostacolo alla crescita e alla mobilità sociale dei ragazzi.
Autore: Marcello la Forgia