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Omofobia, a Molfetta regna un'apparente tolleranza
15 novembre 2009

Molfetta è pronta a una legge contro l’omofobia? Qual è la situazione sul nostro territorio e come ci poniamo rispetto allo scenario nazionale? Queste domande ci riportano a una questione di fatto irrisolta, e che riguarda un argomento su cui molto spesso si discute molto, ma che tuttavia non porta mai a una reale presa di posizione. Di seguito riportiamo l’intervista a un giovane molfettese, di cui abbiamo scelto di non riportare il nome (lo chiameremo, con un nome di fantasia, Antonio), e a Enrico Fusco, presidente provinciale dell’ArciGay di Bari. In Italia in questo momento fanno più notizia gli scandali sessuali che i reali scenari che ci sono dietro, fa più notizia dire ripetutamente che la sinistra va a trans mentre la destra va ad escort (che poi appendono al chiodo il tassametro sostituendolo con il tesserino di partito), piuttosto che comprendere realmente e discutere sui meccanismi e le manovre istituzionali che si celano dietro. Ecco l’intervista: L’articolo 3 della Costituzione dice “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’eff ettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Condividi questo principio e pensi che sia riconosciuto oggi nel tuo paese? Enrico Fusco: Condivido in pieno il principio, che nel nostro paese non è riconosciuto a pieno. L’Italia è un paese arretrato e sempre più razzista: lo dimostrano le leggi non inclusive per i migranti, seppure regolari, per le donne, che non hanno accesso paritario nei luoghi di potere, per gli omosessuali ed i transessuali, verso i quali manca ogni minima norma che riconosca i basilari diritti di cittadinanza... Antonio: Mi sembra chiaro che questo principio fondamentale della nostra Costituzione non sia riconosciuto, nella sua totalità aggiungerei, sia per quanto riguarda la dignità sociale, visto che ci sono diritti che non vengono riconosciuti come quello di poter “uffi cializzare” davanti allo Stato l’unione con un’altra persona dello stesso sesso, sia nella partecipazione all’attività economica e sociale, visto che c’è una disparità anche tributaria tra chi è sposato e chi sceglie di non esserlo, vedi le coppie di fatto anche tra gli eterosessuali. Il 13 ottobre la “legge Concia” sull’omofobia è stata aff ossata alla Camera. Il disegno di legge n. 1658, sintetizzato dalla stampa come “legge contro l’omofobia”, puntava ad ampliare la tutela nei confronti delle discriminazioni verso le minoranze sociali, aggiungendo ai casi che la legge riconosce già come aggravanti specifi che di reato - ossia l’odio per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi - anche quello per motivi di orientamento sessuale e di identità di genere. In sostanza la proposta non consisteva in una vera e propria normativa specifi ca, ma nella semplice introduzione dei concetti di orientamento sessuale e di identità di genere tra le cause che confi gurano una possibile discriminazione sociale. Quanto serviva all’Italia questa legge e quali scenari si aprono adesso? Enrico Fusco: All’Italia una norma come questa serve come il pane. Certo, non bastano le sanzioni penali, perché il problema è culturale: occorrerebbero azioni positive per incidere nel DNA del nostro popolo, abituato da secoli a dare del “ricchione” come l’off esa peggiore. In Spagna, Zapatero ha introdotto in tutte le scuole di ogni ordine e grado la materia “diritti di cittadinanza”, con cui si insegna alle nuove generazioni il rispetto della diversità di genere, degli orientamenti sessuali e delle diff erenze razziali o etniche. L’Unione Europea, con la risoluzione del 18 Gennaio 2006 (http:// www.omofobia.it/documenti/2006/risol-parl-eu.html) ha invitato i paesi membri a legiferare contro l’omofobia. Al nostro paese basterebbe estendere la legge Mancino (Legge n.205/93 http://xenu.comit. net/txt/mancino.htm) all’orientamento sessuale ed alla identità di genere... ma sarebbe troppo facile! Antonio: Credo che al nostro Paese servano soprattutto leggi che garantiscano pari dignità e riconoscimento ai soggetti omosessuali e trans gender, è l’unico modo per prevenire gli atti discriminatori e criminali di questi ultimi tempi. Una legge contro l’omofobia mi sembra già un modo per cercare di tamponare un’emergenza, che in eff etti c’è ed è per questo che è utile, nel tempo limitato però, perché le leggi devono tendere a garantire l’uguaglianza e non la difesa delle diversità. “Aff ossare la legge contro l’omofobia è stato un passo indietro per l’Italia”. L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha messo sotto accusa l’Italia, e ha denunciato le scelte del Parlamento, che non tengono conto delle violenze di cui sono spesso fatti oggetto gli omosessuali: “Per loro è necessaria una piena protezione”. Pensi che l’Italia abbia fatto passi avanti nei diritti umani o ci sia stato un arretramento e in cosa in particolare? Enrico Fusco: L’arretramento culturale è sotto gli occhi di tutti e sulla pelle di quelle decine di omo e transessuali che vengono picchiati, violentati, accoltellati, sprangati… Antonio: Certamente ci sono passi fatti molto indietro, per tutto ciò che viene considerato “diverso” non si capisce da cosa. Quali sono i parametri di riferimento, o meglio, quelli sono chiari. Ma è anche chiaro che si tratta di pensieri che hanno al loro interno una forte connotazione razzista verso gli extracomunitari, verso i meridionali, verso gli omosessuali, trans e altro. In questo la chiesa credo non abbia dato il buon esempio. Da un punto di vista culturale come vedi la tua città in rapporto alla questione dell’omofobia? Immaginando uno scenario in cui il ddl Concia fosse diventato Legge, quanto siamo lontani da una eff ettiva integrazione e tolleranza nella città in cui vivi? Pensi che la tua città sia culturalmente pronta a una legge contro l’omofobia? Enrico Fusco: Nessun passo è necessario prima della legge. Bari è una città piuttosto tranquilla da questo punto di vista. Ed ove non lo fosse, la legge servirebbe a maggior ragione. In ogni caso, parlerei di rispetto, più che di tolleranza. Mi pongo questa domanda: cosa consigli alle persone omosessuali che non vivono la propria condizione al meglio, subendo condizionamenti familiari e sociali? Il regalo più grande che ho fatto a me stesso è stato quello di fare il coming-out ed essere, quindi, libero di essere ciò che sono. A chi vive con poca o senza alcuna serenità io dico: vieni a trovarci presso la nostra sede, scrivici a info@arcigaybari.it, e cresceremo insieme. Antonio: Credo che Molfetta sia una città dove più che tolleranza ci sia ignoranza nel senso che questioni di questo genere non vengono prese in considerazione. Non sono al corrente di episodi di omofobia avvenuti nella nostra città. Forse in questo siamo fortunati, nel non vivere in una grande città dove tutto nel bene e nel male viene amplifi cato. Ma nel futuro? Sappiamo bene che molto spesso certi vissuti ci mettono un po’ di tempo per arrivare nelle periferie. Perciò non escluderei che anche se in ritardo rispetto a città come Roma e Napoli anche a Molfetta possano verifi carsi episodi di tale gravità. Ovviamente mi auguro che l’apparente tolleranza diventi invece reale. Lo spero.

Autore: Corrado la Martire
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