Recupero Password
Omicidio Bufi, nuovo colpo di scena: processo sospeso La Cassazione ha chiesto alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sul “legittimo sospetto”
15 giugno 2004

Colpo di scena nel processo per l'omicidio di Annamaria Bufi, assassinata a Molfetta la notte del 3 febbraio 1992. Il processo è stato sospeso dalla Cassazione che ha ritenuto fondati i dubbi di legittimità costituzionale di una norma che non prevede per la parte civile la possibilità di ricusazione del giudice per “legittimo sospetto”. Ora gli atti sono stati inviati alla Corte Costituzionale che dovrà decidere in merito. Dopo tale decisione, la Cassazione si esprimerà sulla richiesta della famiglia Bufi. Intanto riepiloghiamo la situazione delle inchieste parallele condotte dalle Procure di Trani e Potenza: a Trani è in corso il processo in Corte di Assise che vede imputati il presunto assassino della ragazza Marino Domenico Bindi, nonché la di lui ex moglie, Emilia Toni, imputata del delitto di favoreggiamento per aver fornito (secondo l'accusa e la parte civile) l'alibi falso al Bindi per la sera del delitto e Scardigno Onofrio, pure imputato di favoreggiamento per aver omesso di riferire al Pubblico Ministero inquirente, dott. Francesco Bretone, di aver sentito pronunziare dallo stesso Bindi le parole “cosa ho fatto, ho ucciso Annamaria”. La frase, come si ricorderà, venne registrata artigianalmente dal testimone di accusa Michele Nanna, il quale ha già deposto nella pubblica udienza del 28 gennaio scorso, confermando il contenuto dell'audiocassetta che inchioderebbe Bindi. Fra le altre prove a carico del presunto assassino, la confessione diretta dell'omicidio resa da Bindi ad un suo amico, Nicola Volpe; l'alibi falso del Bindi (circostanza riferita da un amico della palestra di Bisceglie, Giuseppe di Pierro, il quale affermò che era stato lo stesso Bindi a suggerirgli di fornire a lui un alibi per la sera del delitto) e la “sparizione” di un paio di calzature sporche di terriccio rinvenute nella casa dello stesso Bindi e delle quali non si troverebbe traccia. Altra importante prova d'accusa è rappresentata dalle intercettazioni telefoniche espletate dalla Squadra Mobile di Potenza sul Centralino dei Carabinieri di Molfetta al tempo delle indagini condotte sui militari dell'Arma. Quanto alla inchiesta parallela della Procura lucana, in data 3 maggio 2004 vennero rinviati a giudizio i carabinieri di Molfetta Vito Lovino, Luigi Policastri, Pietro Rajola Pescarini e Antonio Rosato, imputati dei reati di favoreggiamento continuato e falso per occultamento. Questa ipotesi era stata avanzata dall'accusa e dalla famiglia Bufi. Il processo di Potenza inizia in fase dibattimentale il prossimo 6 ottobre. Ricordiamo che nel corso del dibattimento dinanzi alla Corte di Assise, la famiglia della ragazza uccisa, rappresentata dall'avv. Bepi Maralfa, aveva dapprima ricusato il Presidente della Corte, dott.ssa Concetta Russi, per presunti comportamenti irregolari tenuti nel corso del dibattimento, fra i quali espressioni di pareri personali e anticipazioni di giudizi, e poi sollevato il legittimo sospetto che l'ambiente giudiziario, a causa del coinvolgimento nelle varie inchieste di carabinieri e un magistrato fosse influenzabile e non sereno nella decisione. La famiglia Bufi aveva pertanto chiesto il trasferimento del processo ad altra sede giudiziaria italiana. Quanto alla ricusazione, la relativa istanza venne respinta dalla Corte di Appello di Bari e la famiglia Bufi inoltrò ricorso alla Corte di Cassazione di Roma (udienza che si discuterà il prossimo 27 ottobre). Quanto al legittimo sospetto, pur nello scetticismo generale, si è verificato che la stessa Corte di Cassazione, con ordinanza pronunziata il 15 giugno scorso, ha valutato fondate le lamentele della famiglia Bufi, nel senso che la parte civile (la norma non lo prevede) potesse essere ammessa a protestare contro la grave e delicata situazione ambientale. La Corte di Cassazione, accogliendo la richiesta della famiglia Bufi, ha inviato gli atti processuali alla Corte Costituzionale per rilevanza della questione sollevata dai familiari dell'uccisa, vale a dire la loro legittima aspettativa di celebrare il processo in altra sede. Sino a quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla eccezione, è stato stabilito, accogliendo l'istanza di Bufi, che il processo in Corte di Assise resti sospeso in attesa dell'esito del giudizio di costituzionalità. La prossima udienza era fissata per il 7 luglio, ma, presumibilmente occorrerà almeno un anno prima che il processo possa riprendere regolarmente. Nel frattempo, all'udienza del 9 giugno scorso, è stato convocato come testimone il dott. Alessandro Messina, magistrato del pubblico ministero che nel 1992 condusse le indagini. Il dott. Messina, come hanno fatto in precedenza i carabinieri coinvolti nell'inchiesta, si è avvalso della facoltà di non rispondere e quindi non si è potuto ascoltare dalla sua viva voce quali fossero stati gli sviluppi iniziali dell'inchiesta subito dopo la morte della ragazza. Dal dott. Messina sia la pubblica accusa che la famiglia Bufi si attendevano da anni numerose risposte in merito a molti lati oscuri dell'inchiesta (così si legge testualmente nei capitoli di prova richiesti dalle parti e presentati alla Corte) ma, così come per i carabinieri comparsi in aula, dette risposte non sono giunte. Intanto la famiglia Bufi ha annunciato l'apertura del sito internet ufficiale dell'inchiesta sull'omicidio, all'indirizzo www.omicidiobufi.it.
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet