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Officine Molfetta propone un governo ombra fino alle elezioni, per evitare l'apocalisse. Situazione sempre più confusa e proposte estemporanee
09 marzo 2017

MOLFETTA – In questa tormentata campagna elettorale per le elezioni amministrative del prossimo giugno ognuno si inventa qualcosa di originale per marcare la differenza dagli altri.

Ora è la volta di “Officine Molfetta” la lista civica di Pasquale Mancini (foto)che propone un governo ombra fino alla data elettorale, disegnando uno scenario quasi apocalittico della situazione attuale: collasso del sistema assistenziale e sociale con aumenti di tariffe per le mense scolastiche; microcriminalità; devastazione cosa pubblica; degrado e rassegnazione; emergenza sanitaria per il fallimento della raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, che ha ridotto la città a un immondezzaio. Insomma, una città ingovernata.
Dalla lettura di questo comunicato si ha l’impressione che in pochi mesi, per colpa della precedente amministrazione di centrosinistra Molfetta sembra precipitata nel baratro, senza governo, quasi che il commissario stia a Palazzo di città a girarsi i pollici, mentre nessuno è in grado di proporsi come nuova amministrazione «tra veti, numeri e figurine» (riferimento ai candidati sindaci), tutti incuranti delle necessità della città. E di chi è la colpa? Naturalmente di Paola Natalicchio, che ha abbandonato la città, conclude Mancini che forse cerca disperatamente una sua visibilità confondendo centrodestra e centrosinistra (dichiara che le liste di centrodestra del ciambotto guidato da Tommaso Minervini sono di sinistra, solo perché il leader proviene dal partito di Nichi Vendola, dimenticando che lo stesso ha già guidato la città col centrodestra di Antonio Azzollini).
La soluzione? Officine Molfetta e Pasquale Mancini, l’unico che sostiene di conoscere le necessità di Molfetta. In pratica, Mancini rimasto fuori da tutte le coalizioni, liste civiche di centrodestra, area del sen. Azzollini e centrosinistra alla ricerca di un’identità, si propone come solitaria soluzione salvifica. Un nuovo uomo della provvidenza?

Insomma, pur rispettando le legittime opinioni di Mancini e la sua buona volontà nel voler tentare di trovare una soluzione ad una matassa ingarbugliata, ma questo comunicato ci sembra aggiunga solo confusione alla confusione nella testa dei cittadini, contribuendo alla nausea diffusa che rischia di sfociare un forte astensionismo.
E’ questo il nuovo modo di fare politica, con proposte che vogliono essere genuine nelle intenzioni di chi le propone, ma in realtà finiscono col risultare un po’ estemporanee?
Cosa dovrebbe fare il governo ombra? Dare consigli al commissario straordinario Mauro Passerotti?

Ma vediamo cosa dice Mancini nel suo comunicato: «La situazione precipita velocemente. Subiamo un aumento delle tariffe per i servizi alla persona (leggi mensa scolastica) che ci preannuncia il collasso di un sistema di assistenza sociale tarato su esigenze vecchie di 20 anni; Abbiamo sotto gli occhi la incapacità della Comunità molfettese di gestire le centinaia di piccoli, quotidiani, crescenti episodi di microcriminalità e devastazione della Cosa Pubblica;
Assistiamo impotenti alla distruzione di tutto ciò che di buono era stato pensato e fatto dalle generazioni prima di noi;
Conviviamo con il degrado e la rassegnazione, mentre si staglia all’orizzonte lo spettro di una emergenza sanitaria annunciata, effetto diretto di una raccolta porta a porta che andava fatta diversamente e adeguata alla nostra Città.
Le colpe? Tante ed equamente distribuite, certo accentuate da chi ha mollato dopo aver illuso i cittadini.
Eppure c’è ancora chi gioca con i veti, i numeri, le figurine, incurante di una necessità inderogabile: a Molfetta occorre una Amministrazione, e fino a quando essa non verrà eletta occorre un “Governo Ombra” che si preoccupi sin d’ora di dialogare con le Istituzioni per fornire consigli, indicazioni, idee che solo chi conosce a fondo il territorio può dare e che evidentemente la burocrazia comunale non è in grado di fornire a chi oggi governa la città facendo il meglio che può.
Officine Molfetta non è contro le grandi opere ma è PER LE PICCOLE OPERE. Siamo per il particolare: per la valorizzazione spicciola delle tante microaree commerciali presenti in città, per la concertazione attiva sulle attività marittime e connesse alla portualità, per l’affidamento condiviso di parchi e aree pubbliche, per la valorizzazione dei molfettesi e della Molfettesità.
Noi di Officine Molfetta siamo per la inderogabile riorganizzazione della macchina comunale, dei servizi che così non vanno, troppo burocratizzati dietro le scrivanie anche in settori dove la operatività è indispensabile. Abbiamo priorità irrinunciabili che intendiamo porre a fattor comune, consci che solo governando potremo incidere sul futuro della Città.
OFFICINE MOLFETTA ha presentato alla Città un nuovo linguaggio e una somma di esperienze plurisettoriali che hanno consentito al Movimento di differenziarsi ed emergere in un panorama politico statico e impolverato. Ma il civismo non deve essere un travestimento. Per essere legittimato a diventare forza di governo un Movimento civico capace deve avere la forza di accogliere in seno al suo progetto anche aggregazioni numericamente più grandi e finanche sigle tradizionali e indurle a seguire il suo progetto di rigenerazione sociale. Solo così potremo realizzare una (rara) forma di democrazia partecipata.
CASA OFFICINE è pronta: attraversiamo il bosco
».

Apprezziamo lo sforzo e la buona fede di Mancini, ma nel bosco ci si può anche perdere. Non è sufficiente la buona volontà.

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- Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra.



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