Nuovo rettore al Seminario Regionale: don Tonino Ladisa
Nato a Bari, 54 anni, di cui circa la metà di sacerdozio, sorridente e dal volto sereno, don Tonino è il nuovo Rettore del Seminario Regionale di Molfetta. Un curriculum di tutto rispetto dal quale spiccano incarichi come Vice-direttore del Centro nazionale per le Vocazioni (incarico che ricopre tutt'ora), direttore per 10 anni (dal 1987 al 1997) dell'Ufficio regionale vocazionale, Parroco della cattedrale di Bari. Lo abbiamo incontrato in un caldo pomeriggio di novembre. Passeggiando intorno al bellissimo cortile del Seminario ci ha raccontato le sue prime impressioni su questa nuova ed entusiasmate avventura e tanto altro su cui riflettere.
Caro don Tonino, come ti ha accolto la comunità del seminario?
«I giovani e tutta l'equipe educativa mi hanno accolto con calore e molto affetto. Devo dire che sento molto vicino anche i vescovi pugliesi che mi hanno scelto per questo importante “Servizio”. Vorrei incontrarmi anche con le autorità della città per una reciproca conoscenza e per esprimere la gratitudine del Seminario per l'accoglienza che da sempre le riservano al Seminario Teologico».
Soffermiamoci sulle cose da fare: da dove si comincia?
«Dal dialogo personale con i giovani. Ogni giovane che entra in Seminario porta con sé una propria storia, un proprio vissuto, delle proprie esperienze ed è fondamentale conoscerle queste storie. Solo così potremo capirli e guidarli meglio. Il dialogo è importante per trovare il giusto equilibrio tra le diverse soggettività e per evitare il pericolo della omologazione. E' vero, il Seminario è una struttura molto complessa, ci sono 210 seminaristi e 14 tra educatori e Padri spirituali, ma il Rettore non può essere solo un “organizzatore”. Il suo ruolo principale è quello di essere guida umana e spirituale per la Comunità. E io cerco di svolgere questo ruolo in base alla mia sensibilità di uomo e sacerdote, alla mia esperienza pastorale e di educatore».
Come hai trovato questi ragazzi? Mi spiego: le motivazioni che oggi portano un giovane alla scelta del sacerdozio sono cambiate in questi anni?
«La motivazione di fondo che porta alla “Vocazione” è una e non è cambiata: Portare la Parola di Gesù, il Vangelo, tra la gente. Sono cambiati sicuramente i tempi. Oggi la nostra Comunità di giovani si divide quasi in modo equo tra coloro che arrivano direttamente dai Seminari minori e coloro che arrivano dalle scuole superiori o che hanno frequentato altre Università oppure che hanno avuto precedenti esperienze professionali significative. Oggi i giovani vogliono arrivare alla scelta del sacerdozio con molta ponderazione. Ecco perché prima di questa scelta sempre più spesso si passa per altre esperienze di vita».
Chi è il sacerdote di oggi?
«Il sacerdote oggi è colui che, guidato e illuminato dalla parola di Dio dialoga con la gente e li aiuta ad incontrarsi con il signore, si pone in una relazione positiva di costruzione con le comunità. I nostri seminaristi durante il fine settimana frequentano le parrocchie delle diverse Diocesi pugliesi per alcune iniziali esperienze pastorali. Queste costituiscono anche un'ottima “provocazione” che sollecita i seminaristi ad un confronto serene e costruttivo con la realtà e le problematiche dell'uomo contemporaneo».
La struttura familiare oggi si sta profondamente evolvendo. Sempre più spesso di formano nuclei familiari fuori dal matrimonio.
Come si pone la Chiesa di fronte a queste persone che spesso gridano la loro fede in Dio?
«La Chiesa si pone con atteggiamento di ascolto e accoglienza nei confronti della Famiglia che cambia. La Chiesa, mentre riafferma con chiarezza la verità del vangelo, non viene mai meno ad una atteggiamento di misericordia e di accoglienza nei confronti di tutti. È Cristo la ricchezza più grande della Chiesa; è Cristo ciò che la chiesa annuncia ed è a Lui che desidera condurre i fratelli, perché sperimentino il suo amore misericordioso».
Ecumenismo e dialogo con gli altre religioni: Papa Wojtyla ha segnato la strada?
«Già dal Concilio Vaticano II la Chiesa si è aperta al dialogo con Protestanti e Ortodossi vista la loro vicinanza al cattolicesimo. Papa Giovanni Paolo II è stato un fervente interprete di questo percorso. Infatti l'atteggiamento di dialogo si deve tradurre in atti concreti e non può rimanere racchiuso in dichiarazioni di principio. E lui di atti concreti e passi in avanti ne ha fatti tanti. So che suo desiderio era recarsi in Russia dove ci sono tantissimi Cristiani. Peccato!».
Ci riuscirà Papa Benedetto XVI?
«Di sicuro indietro non si torna e questo Papa sta proseguendo con determinazione sulla stessa strada del precedente. Le sue parole espresse a Colonia e a Bari vanno in questa direzione. Teniamo conto che la Chiesa italiana e, soprattutto quella pugliese, sono fortemente legate alla religione ortodossa. Pensiamo a quello che per noi e per la Russia rappresenta San Nicola e la presenza delle sue reliquie nella Basilica barese. Per cui sono fiducioso!»
Qual'è il ruolo della Chiesa oggi?
«Mi devo ripetere: Comunicare la parola di Gesù, comunicare il Vangelo. Certo questo si può declinare in tante forme come la carità, l'aiuto ai più deboli, il conforto ai sofferenti. Ma non è solo questo. La Chiesa non è un'associazione di volontariato. La Chiesa ha una sua propria identità che deve sempre affermare senza compromessi. La Chiesa è chiamata a testimoniare Gesù risorto speranza del mondo. Ma questa è la sfida più difficile da vincere».
Grazie don Tonino, dai lettori di Quindici un augurio di buon lavoro.
Alessandro Tambone