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Nuovo Consiglio, soliti attori e la sindrome dell’ex CORSIVI
15 dicembre 2001

E’ bastato assistere ad alcune sedute del Consiglio comunale, per capire quale sarà il leit-motiv, dell’era Tommaso. La prima impressione è di assistere alla continuazioni delle sedute della passata amministrazione. I protagonisti sono gli stessi con qualche new entry: da un lato il centrosinistra e dall’altro Tommaso rinforzato da un altro, cresciuto all’ombra della falce e martello, compagno di bisbocce di quell’altro, salito agli onori di incarichi istituzionali, dopo la fulminazione sulla “via di Arcore”. Altro confermato attore non protagonista è il Ragioniere. Seduto sullo scranno più alto, ci tiene in ogni occasione, anche perché le occasioni sono ridondanti, ad essere il direttore d’orchestra. Gli altri? Semplici spettatori attivi, perché votano. Silenti, ubbidienti e compatti, respingono al mittente, come un muro di gomma, ogni istanza che proviene dai banchi di quei quattro gatti dell’opposizione. Non entrano nel merito degli argomenti e se non fosse per quell’insinuatore rifondarolo dalla barba talebana, non avremo avuto il piacere di sentire la voce di qualche altro yes-man. Ma torniamo ai rapporti, o meglio ai dissapori tra Tommaso e la minoranza. Non stiamo di fronte ad una normale e aspra dialettica politica, ma a qualcosa di diverso. L’ex socialista, l’ex progressista, l’ex diessino liberista, quanto sente o vede qualcuno che gli ricorda la maggioranza che fu, pare afflitto dalla classica sindrome del divorziato. Le miserie della vita ci raccontano che nei divorzi traumatici, fatti di insulti, invettive, carognate e propositi di vendetta, chi poi si trova nella condizione più favorevole, cerca in ogni occasione di infierire e umiliare l’ex consorte. Nel nostro caso, poiché detentore del potere, è Tommaso nella posizione dominante, che ormai, nelle sedute in cui è presente, non si esime di consumare livori in quantità industriale, anche quando non è il caso. In questa bell’atmosfera o il centrosinistra se ne fa una ragione e beve questo “amaro calice”, nella consapevolezza che la “traversata nel deserto” non sarà breve, oppure, per evitare continue avvilenti mortificazioni, scelga l’Aventino. In tal caso la sala consiliare diverrebbe un vero e proprio mortorio. Francesco del Rosso
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