Nuove strade fra intitolazioni ardite e illustri sconosciuti
Dediche ardite, colpevoli ritardi, illustri sconosciuti: chi avesse voglia di chiedersi a quali personalità del recente o remoto passato la città di Molfetta stia intitolando le sue nuove strade, troverebbe come risposta tanta politica, non necessariamente bipartisan, tanto clero, un bel po' di onori militari, che non sempre cadono felicissimi. L'ideale percorso inizia da ciò che esiste, o dovrebbe esistere già: i comparti 14, 15 e 16. In questi casi, le intitolazioni sono ai più conosciute da tempo, dato che la delibera risale ormai a più di tre anni fa, al 2005, ma meritano di essere ricordate. Soprattutto il comparto n.14, quello che lambisce la provinciale Molfetta-Terlizzi: è il cosiddetto “quartiere dei magistrati”, perché le due strade principali sono intitolate, e in questo caso nulla da eccepire, a Giovanni Falcone (dalla provinciale a via Fremantle) e Paolo Borsellino ( da via Falcone alla provinciale). Le altre, con molto poca ricercatezza, si chiamano “Traversa via Paolo Borsellino” e “Parallela Sud via Giovanni Falcone”: ammettiamo che nomi all'altezza degli altri due, se ne trovano davvero pochi. Il n.15 è invece il “comparto della religione”: largo Mons. Pasquale Picone, Via dei Salesiani, Via Mons. Giacinto Petronio, Via Madre Teresa di Calcutta, Viale Mons. Antonio Bello, anche se negli ultimi due casi, per affinità elettiva, i nomi andrebbero invertiti. Sì, perché a sentir parlare chi ha casa in Viale Mons. Bello, nel tratto di strada che arriva fino alla complanare della SS 16 bis, mancano gli allacciamenti, vi sono ratti, montagnole di rifiuti, insomma, il gioco di corrispondenze con le fogne a cielo aperto di Calcutta in cui Madre Teresa si guadagnò il Premio Nobel per la Pace e la beatificazione da parte di Giovanni Paolo II, ci sta eccome. “Così una città ricorda il suo vescovo”, titolavamo un articolo, tempo fa: evidentemente, figura di spicco della fascista Repubblica di Salò ha fatto molto discutere e ha creato non poche polemiche. Via Almirante è ad angolo anche con via Tommaso Fiore: insomma, se le targhe di questo quartiere potessero parlare tra loro, ne sentiremmo delle belle. A completare, via Matteo Rufoli, via San Giuseppe Moscati, e via senatore Michele Cifarelli. Giovanni Spadolini si sente un po' tagliato fuori, perché è nel gruppo di nomine dei comparti 6-7-8-9. Qui c'è anche un impersonale viale Unità d'Italia che fa un po' scopa con il Viale della Libertà dei precedenti comparti. In questi comparti c'è, se possibile, un'intitolazione ancora più controversa di quella ad Almirante. Vengono commemorati gli Eroi di Cefalonia, i militari italiani trucidati dai nazisti dopo l'armistizio dell'8 settembre. Bello, necessario il ricordo di chi perse la vita, spesso una giovane vita, in guerra e per la patria, ma in queste commemorazioni bisogna andarci con i piedi di piombo, tenendo presente, nel momento in cui quella targa la si scopre, che quei ragazzi, certamente non per colpa loro, la Cefalonia erano andati ad invaderla. C'è anche parecchia “molfettesità”, nelle zone più nuove della città: via Sergio Valente (medico), via Michele Santomauro (direttore didattico), via Giuseppe Percoco (sindaco), via Corrado De Judicibus (architetto), via Saverio De Simone (professore), via Salvatore Mininni (ten. Finanza), via Rodolfo Caputi e via Luigi Massari. Lasciamo per ultimo il caso più eclatante di colpevole ritardo che menzionavamo all'inizio: attendere il 2008 per intitolare una strada a chi delle strade di Molfetta, dei costumi di Molfetta, delle sue tradizioni e della sua cultura ha parlato e scritto ci sembra davvero troppo. Troppo tempo si è attesa una Via Gerardo de Marco: meglio tardi che mai.
Autore: Vincenzo Azzollini