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Nuova zona artigianale il Comune accelera, fi n troppo. I rischi dell'operazione
15 novembre 2009
A 18 mesi dall’approvazione, è partita la fase operativa dell’ampliamento del Piano Insediamento Produttivi (Zona artigianale). Al bando per l’assegnazione dei suoli per le imprese artigiane, industriali, commerciali e di servizi, hanno risposto 90 aziende. La nuova zona artigianale si estenderà in continuità con l’attuale zona su una superfi cie di 634.545 mq. distinta in due aree a nord (184.397 mq ) e a sud ( 450.148 mq ) della ferrovia. Il limite urbanistico coinciderà con l’attuale strada “Fondo Favale”. La distinzione è stata necessaria per la diversa morfologia. A nord il livello del terreno varia in pochi metri, quindi non favorevole ad una progettazione per lotti. Tale area, appetibile per la vicinanza all’Autoporto e al nuovo porto commerciale, sarà riservata ad insediamenti d’ampie dimensioni. Nell’aera a sud, si seguiranno i criteri già consolidati nelle precedenti esperienze, con la suddivisione in lotti da 1.500 a 7.000 mq. con indice di frabbricabilità di 4 mc/mq. Nella nuova area potranno insediarsi 104 aziende. Il costo è stato provvisorio è in euro 25,00 al mq., cui: 7,10/mq per indennità di esproprio e 7,90/mq per urbanizzazioni primarie. E’ strano che per un provvedimento del genere (previsti in bilancio circa 40 milioni di euro) il Comune non si sia attivato per accedere a specifi ci fondi comunitari, regionali o statali. URBANISTICA E AMBIENTE L’impianto urbanistico prevede un’asse principale di scorrimento, su cui si aff acceranno i lotti edifi cabili, con isole alberate, parcheggi, rotatorie stradali e verde di decoro privato. L’aspetto architettonico sarà caratterizzato da un elemento dal forte impatto visivo: due torri alte 100 metri, nelle quali potranno trovare posto servizi e attività a servizio delle persone e delle imprese. Recupero ed utilizzo dell’acqua piovana, incentivi all’utilizzo di fonte energetiche pulite e attenzioni all’inquinamento acustico, sono gli obbiettivi ambientali del piano. Sotto diverse rotatorie stradali saranno realizzate delle vasche con due impianti di trattamento delle acque, a valle nei pressi dell’area a servizi per la mobilità, e a monte verso lama Marcinase. L’acqua stoccata sarà utilizzata per il verde e per la pulizia stradale. Inoltre ogni assegnatario sarà obbligato a realizzare un sistema di raccolta, trattamento e riutilizzo ad uso irriguo dell’acqua piovana. Per aziende che utilizzeranno l’acqua di recupero per uso sanitario, scatterà una riduzione del 10% sulle spese per la gestione e la manutenzione delle opere di urbanizzazione, dei servizi comuni e delle aree a verde pubbliche attrezzato. Novità e premi anche sul fronte energetico. Ogni azienda dovrà produrre la propria acqua sanitaria con pannelli solari, mentre parte dell’energia elettrica, almeno 6 Kw, dovrà essere prodotta da pannelli fotovoltaici. E’ prevista una “premialità edilizia”, con l’aumento di cubatura del 5% per ogni 3Kw installati in più. Infi ne, tutte le fonti di rumorosità dovranno essere protette ed isolate. Le procedure per le assegnazioni prevedono tempo rapidi. Entro 3 mesi dalla scadenza del bando, il Comune avvierà l’iter per l’assegnazione dei lotti. Entro 30 giorni dalla comunicazione dell’assegnazione, l’impresa dovrà versare la somma pari al costo dell’area. Tale cifra verrebbe incassata dal Comune, a titolo di risarcimento nel caso la ditta assegnataria non realizzi il manufatto, nei tempi e nei modi stabiliti da una apposita convenzione notarile. I CONTI SENZA L’OSTE Lo scenario sarebbe da salutare con enfasi per la nuova prospettiva di un ciclo virtuoso di sviluppo. Basti pensare che per l’ammontare degli investimenti complessivi, tra espropri, urbanizzazioni e costruzione dei capannoni, diverse decine di milioni di euro verrebbero messi in circolazione. Peccato che tutto questo ben di Dio rischia di essere virtuale. Vediamo perché. Il nuovo Pip fu approvato dal Commissario straordinario nell’aprile del 2007 con delibera n° 34. Nell’ultimo capoverso c’è scritto: “La presente delibera… verrà inviata all’Autorità di Bacino per il contestuale parere e in tal senso, acquisterà effi cacia con l’emanazione del parere positivo”. Ebbene l’Autorità di Bacino (AdB), non ha emesso nessun parere, né positivo né negativo. Nel frattempo però l’AdB ha elaborato ed approvato nell’aprile ‘08 il Piano Assetto Idrogeologico (PAI), lo strumento tecnico che individua le aree critiche ed il relativo fattore di rischio (alto, Nuova zona artigianale il Comune accelera, fi n troppo. I rischi dell’operazione di Francesco del Rosso
francesco.delrosso@quindici-molfetta.it
Il progetto del centro servizi del nuovo Pip 33 15 novembre 2009 Attualità medio o basso). Nelle mappe il rischio idrogeologico (allagamenti o inondazioni) è colorato di blu, mentre la pericolosità per le persone è tinta di rosso. A guardare la cartina del territorio di Molfetta, si notano un groviglio di linee di blu intenso (alto rischio) che individuano diverse lame, e quindi tracciati terminali di fi umane, provenienti da chissà dove, alimentati dalle piogge. Addirittura nei pressi dell’abitato c’è un tracciato rosso, che indica alto rischio per le persone. Roba da evacuazione. Ebbene il nuovo Pip ricade nella zona a forte tinte blu. In sostanza mentre per il PAI in quelle aree non si può impiantare nemmeno un chiodo, il Comune vorrebbe realizzare una nuova area artigianale. Qualcosa non quadra e neanche dai tecnici e accademici del ramo sono arrivate risposte univoche. Gli esperti si sono divisi in due fazioni. Alcuni ipotizzano, nel caso di realizzazione del Pip, addirittura una possibile e nefasta tragedia, altri invece sono su posizioni minimaliste. Il Comune ha sposato questa seconda fazione e presentato ricorso contro il PAI al Consiglio Superiore delle Acque. In eff etti descrivere il nostro territorio come se fosse una realtà circondata da corsi d’acqua e con alti livelli di precipitazioni piovose, lascia un po’ perplessi. Di contro è intuitivo che un conto è l’acqua che cade o scorre nel terreno, altro cosa è quando il terreno è ostruito dall’asfalto e dal cemento. Gli eff etti sono sensibilmente diversi. Comunque gli scenari sono due: se avrà ragione il Comune, l’AdB dovrà riperimetrare e rivedere i fattori di rischio, oppure, in caso contrario il Pip diverrà carta straccia, a meno che il Comune individui delle opere per mettere in sicurezza la zona. Così come ha previsto per la messa in sicurezza dell’area intorno a lama Martina (detta anche lama Cupa che sfocia alla Prima Cala), spesa in bilancio di 9 milioni di euro. Di solito quando c’è un contenzioso in attesa del verdetto le bocce rimangono ferme. Il Comune invece, come se Molfetta fosse una Repubblica Autonoma (altro che Federalismo!), senza aspettare la pronuncia del Consiglio Superiore delle Acque, ha accelerato le procedure: bando per l’assegnazione dei lotti e i primi atti per gli espropri. Non si capisce questa frenesia nel rendere operativo un Piano che pare viziato in partenza (mancata approvazione dell’AdB), anche perché corre voce che il responso del Consiglio Superiore delle Acque è atteso nelle prossime settimane. Inoltre, anche in caso di responso positivo per il Comune, si dovrà comunque attendere la revisione del PAI, cosa non sbrigabile in pochi giorni. Eppure nel bando c’è scritto che nel giro di tre mesi si assegneranno i suoli. Guarda caso a ridosso delle prossime elezioni regionali. L’AZZARDO AZZOLLINIANO Se volessimo seguire i cattivi pensieri, dovremmo dire che si tratta di una strategia elettorale. Un Piano Pip già pronto, ma che non decolla per un probabile stop dell’Autorità di Bacino Puglia, sarebbe il cavallo di battaglia per dimostrare che una Regione in mano al centrosinistra sarebbe nemica della nostra città. Un motivo in più per convincere i molfettesi a votare in massa i canditati del centrodestra. Siamo alle solite, come Silvio Berlusconi vede i comunisti dappertutto, così Antonio Azzollini vede oligarchie sinistre che vogliono mettere le mani sulla nostra città e sulle sue risorse, e mette nel calderone anche l’Autorità di Bacino. E non è una novità che il nostro Sindaco si muova sul fi lo del rasoio a costo di essere stoppato da un atto amministrativo. Prima la fi guraccia sulla questione della presenza delle donne in Giunta, poi la brutta faccenda, per la città, della foresteria della Capitaneria. Vedremo se anche se con il Pip la storia si ripeterà. Ci sembra che a fronte di un Grande Senatore, per le risorse che ha indirizzato su Molfetta, per ora Azzollini si sta rivelando un piccolo sindaco.
Autore:
Francesco Del Rosso
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