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“No alle bugie di Forza Italia sull'ospedale” La “Margherita” attacca il sen. Azzollini che prima dice “sì” ai tagli di Fitto e poi finge di opporsi alla chiusura di Nefrologia
15 luglio 2004

Chissà se i dirigenti della sanità ed i politici che a loro dettano le strategie pensano mai realmente che i numeri di cui discutono - posti letto, unità operative, personale - corrispondono a persone. Nel corso di una conferenza stampa indetta dalla “Margherita” di Molfetta per discutere delle ultime decisioni prese per l'ospedale di Molfetta, decisioni che si traducono sempre e solo in tagli - di reparti, di personale, di risorse economiche - a far toccare a tutti la drammaticità della situazione è stato l'intervento di qualcuno che da anni la vive sulla sua pelle, di malato. Riassumiamo velocemente le puntate precedenti, di cui QUINDICI ha reso puntuale e fedele testimonianza. Due anni fa, nel pieno di un'altra calda estate, il presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, propose un Piano di riordino che penalizza fortemente l'ospedale di Molfetta. Il coordinatore cittadino della Margherita, Cosimo Altomare, ha ricordato che fin da allora la levata di scudi dell'opposizione cittadina, non fu condotta aprioristicamente contro tale “riordino” e nemmeno contro i parametri per esso utilizzati, ma conseguente alla constatazione che i parametri stessi non erano applicati alla struttura sanitaria di Molfetta, per cui decisamente non si poteva parlare di riordino o di razionalizzazione, termine anch'esso molto in voga. Facile pensare che si trattasse piuttosto di un assestamento interno agli equilibri politici della maggioranza di centro destra al governo della Regione, vale a dire che alla fine l'avesse avuta vinta il deputato Amoruso (An), con il potenziamento dell'ospedale della sua Bisceglie, sul senatore Azzollini (Forza Italia), di cui pure a Molfetta si dice che nulla si muova all'interno dell'ospedale senza che lui non sappia e voglia. Nel frattempo il Piano è stato approvato e viene di conseguenza attuato, anche se con strane procedure che non sembrano poi rispondere alle logiche aziendalistiche e di efficienza più volte invocate. Come affermato durante la conferenza stampa dal consigliere comunale Nino Sallustio: “Secondo il Piano, il nostro ospedale avrebbe dovuto costituirsi come polo medico, solo che i reparti che dovevano essere chiusi, chiudono, ultimo quello di Nefrologia, mentre non c'è traccia di quelli che dovevano essere aperti”. Chiamiamola un'attuazione selettiva, certo non effettuata in nome degli interessi dei malati. L'ultimo reparto a chiudere, ne abbiamo dato notizia nel numero di giugno, è stato appunto quello di Nefrologia, a favore di Barletta, giusto un paio di giorni dopo le elezioni provinciali ed europee, così che le strategie di costruzione del consenso non ne fossero disturbate. Rimane attivo il reparto dialisi, ma ridimensionato nel personale, per i diciotto posti letto, i medici dovrebbero calare dagli attuali sei a tre e il personale infermieristico da sedici a dieci. Chi rimane, si suppone dovrà svolgere anche il lavoro degli altri, come e in quali condizioni, evidentemente non è problema che amministratori e politici si pongano. Chi è malato sì. Come si diceva, durante la conferenza stampa è intervenuto il signor L.M. a raccontare la sua storia, quella di un trapiantato dopo molti anni di dialisi. A far capire come le patologie del rene, purtroppo per chi ne è affetto, non hanno caratteri di episodicità, ma decorsi che accompagnano tutta la vita. Ha spiegato che a lungo i medici del reparto di Nefrologia l'hanno curato, cercando di evitare o almeno ritardare la dialisi, come sia stato seguito negli anni in cui questa gli è stata necessaria e per ben sette volte abbia rischiato la vita e solo il poter accorrere in tempi brevi all'ospedale di Molfetta gli abbia evitato il peggio, tanto che gli è capitato di essere sottoposto a dialisi anche di notte, facendo comprendere come lui e coloro che dividono questa brutta condanna, abbiano bisogno di un'assistenza completa, qualificata, facilmente raggiungibile nelle emergenze, che purtroppo è indispensabile anche dopo il successo di un trapianto, visto che anche allora ci vuole un monitoraggio continuo, per tutta la vita. Insomma il signor L.M. ha fatto capire ai presenti, con immediatezza e tragicità, l'assurdità di aver reso monche per certi versi le prestazioni del centro dialisi, privandolo del reparto di Nefrologia che fornisce un supporto determinante agli stessi pazienti e ancor più d'aver sguarnito di medici ed infermieri la stessa dialisi. Sono voci che un politico dovrebbe ascoltare prima dei ragionieri che impongono tagli, ma che evidentemente non hanno avuto accesso alle stanze di chi decide. Gli esponenti della Margherita hanno particolarmente stigmatizzato il comportamento del sen. Antonio Azzollini che, dopo la chiusura di Nefrologia, ha fatto affiggere per la città un manifesto di condanna della scelta, attribuita alla direzione generale della Asl Ba/2 e per la sua attuazione al Dirigente del servizio che, con gran rispetto della privacy, è definito “notoriamente schierato a sinistra” (come ha detto anche nell'intervista pubblicata su “Quindici” di giugno). Ci sarebbe da rispondere che lo stesso senatore è notoriamente schierato a destra, quella stessa destra di Fitto che ha voluto questo Piano di riordino cui i funzionari non possono che dare esecuzione. Forza Italia firma il manifesto che chiede la revoca della chiusura di Nefrologia, dimenticando che, in quanto partito della maggioranza regionale, avrebbe potuto opporsi nelle sedi istituzionali quando il Piano che, lo si ripete, prevedeva già questa dismissione, è stato approvato. Per gli esponenti della “Margherita” di Molfetta “è davvero ridicolo che oggi il sen. Azzollini voglia apparire come una verginella inconsapevole, come il difensore dell'ospedale che ha visto demolire colpo su colpo senza muovere un dito. Quasi non sapesse e l'Assessore alla Sanità Mazzaracchio, il presidente della Regione Fitto, il Direttore dell'ARES (l'agenzia Regionale che ha fatto il piano di Riordino Ospedaliero) fanno tutti parte del suo partito: Forza Italia”. Si chiedono anche: ”Perché il senatore se la prende con il povero Direttore Generale dell'ASL, ing. Pentassuglia (nominato da Fitto) che in questo “ospedalicidio” è solo l'esecutore materiale e non se la prende contro i mandanti politici Fitto, Silvestris, Amoruso, etc. ?”. Per la Margherita, l'unica speranza è preparasi per le regionali del prossimo anno, per mandare a casa questa maggioranza. Il signor L.M., scuote la testa: “2005? E se di Nefrologia dovessi aver bisogno subito?”. Davvero una bella domanda. Da girare allo scandalizzato sen. Azzollini. Lella Salvemini lella.salvemini@quindici-molfetta.it
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