Nessun altro mondo, presentato a Molfetta il libro di Osvaldo Capraro
MOLFETTA - Il passato che ritorna e che non lascia scampo, con tutto il suo carico di male e dolore. Un uomo, una cagna e la loro storia. Il protagonista, una ragazza, un cattivo uniti da un legame indelebile. Un uomo al quale si impone di tornare ad uccidere. Un noir ambientato in una luminosa cittadina pugliese. Tutto questo ed altro ancora nell'opera seconda di Osvaldo Capraro, Nessun altro mondo pubblicato dalla Stilo di Bari. Luciano Iovino, moderatore dell' incontro con l'autore presso la Libreria Pagina Tre, ha ricordato come il genere noir vanta illustri scrittori come Manzoni (Storia della colonna infame), Sciascia nel dopoguerra e Lucarelli solo per citare un autore contemporaneo.
Il noir, afferma Iovino, ha cercato di cogliere, in maniera coraggiosa, il male del nostro tempo, con la segreta aspirazione di circoscriverne gli effetti senza proporre alcuna consolazione. Spesso scaturisce da fatti di cronaca a cui non ci si assuefa, ma quando un noir "cade" nelle mani del lettore, scatta la riflessione. Seguire la parabola di personaggi votati al crimine, porta il lettore alla conoscenza di meandri oscuri completamente separati dalla realtà.
Capraro mette in trama ciò che è oscuro al fine di renderlo visibile, senza assolvere i protagonisti, condannati a continuare a svolgere coattivamente ciò che sanno fare: delinquere, uccidere, prostituirsi. Michele Pellegrino, nome omen, come un contemporaneo Odisseo dopo anni torna nella sua città, lui un professionista del crimine, lui che ha dispensato consigli e insegnamenti sui trucchi del mestiere, proprio lui fa trasparire il proprio lato spirituale nel legame con Lina, una cagna, con la quale ha un rapporto umano molto profondo .
E poi i dialoghi con il colonnello Lo Chiaro, altro nomen omen, il cattivo per eccellenza, il mandante dell'omicidio, per il quale nessun altro mondo potrà esistere. Non c'è un happy ending finale ma l'incontro con Erika, una ragazza complicata, permette a Pellegrino di salvarsi quando ormai tutto sembra vano. Non una assoluzione ma una possibilità. Forse Capraro vuole lasciare una occasione all'umana redenzione... forse no perché Pellegrino non è religioso come sostengono di esserlo i boss della malavita contemporanea, ma è profondo e per questo spirituale, un uomo per il quale l'eternità si manifesta attraverso “episodi che non muoiono”.
Non c'è nulla di autobiografico nella storia, afferma Capraro, ma in ogni scrittura affiora l'umano che è in ognuno di noi.
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