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Mucca pazza a Molfetta: è piena crisi nel settore INCHIESTA – Macellerie semideserte. Preoccupati commercianti e allevatori
21 febbraio 2001

MOLFETTA - 21.2.2001 Vi diamo una sintesi dell'inchiesta sulla situazione della mucca pazza a Molfetta. L'intera inchiesta potete leggerla sul numero di "QUINDICI" in edicola Impazza il caso della mucca pazza. Si scoprono nuovi casi in Italia, mentre crollano le vendite di carne (anche se i prezzi non calano di molto, malgrado l’invenduto). A livello nazionale, cifre ufficiali parlano di una netta ed inesorabile trasformazione dei consumi alimentari che vedono un calo del 60% della carne bovina nelle città (in provincia è leggermente inferiore) contro un aumento del 30% di pollame e maiale, del 10% di salumi e del 20, 30% del pesce con una conseguente incidenza anche sui prezzi. Noi di "Quindici", sempre attenti alla realtà locale ed all'impatto che su di essa hanno i grossi e piccoli eventi di ogni tipo, nazionali e non, abbiamo pensato di parlare direttamente sia con i macellai, anello di congiunzione tra produttori e consumatori, sia con questi ultimi che, condizionati spesso da informazioni inesatte o di parte, stanno generando crisi tra gli operatori del settore riducendo gli acquisti di carne in genere e diversificando le loro richieste in tal senso. Viaggio …nella carne invenduta SUPERMERCATI SISA, via Molfettesi del Venezuela, ore 10,30 del mattino. Il banco è fornitissimo, ma la carne rossa appare nettamente in minoranza. Alcuni clienti la guardano con sospetto, sembrano tentati dalle mille o duemila lire in meno al chilo sui vari tagli, poi sembrano ripensarci e ripiegano su cosce e filetto di pollo. Chiediamo a Gianni, uno degli addetti al banco macelleria, come vanno le vendite: scuote la testa e risponde che da Natale quelle di carne bovina sono calate del 70% ma che già a novembre si erano avute le prime avvisaglie. Per quanto riguarda la carne bianca i consumi sono aumentati del 20, 30% e si vendono tranquillamente pollame, tacchino, maiale, agnello. Naturalmente la forte richiesta ha fatto aumentare i prezzi di questi ultimi, ma in genere nei supermercati si tratta di aumenti lievi. Una signora interviene nella discussione e dice che in questo periodo molti ricorrono alla carne equina, indicandoci nel banco un pezzo grosso e rosso. Chiediamo se si può vendere, il banconista risponde che occorre l'autorizzazione dell'ufficiale sanitario. Un signore si lamenta del fatto che non può portare carne bovina a casa (nemmeno quella da fare in brodo), perché i figli e la moglie non vogliono assolutamente mangiarla da quando hanno visto in televisione un documentario su una ragazza affetta dal morbo di Creutzrfeld-JaKob. Cosa comprerà allora oggi? Il solito filetto di pollo e tante verdure: bietole, spinaci, cavolfiori, ecc. Non compra pesce? Per il pesce dipende molto dai giorni e poi, a Molfetta il pesce si è sempre mangiato. MACELLERIA MALERBA in Via Bari-35, ore 12. Sarà anche colpa del tempo (piove), ma il titolare ci sembra veramente afflitto mentre poggia un pezzo di carne anemica sul banco e si accinge a tagliarlo sconsolato. Anche lui dice che non c'è più richiesta di carne rossa e che le vendite sono calate del 70-80%. Per quanto riguarda le macellerie il problema si pone anche per la carne bianca, ma comunque sarebbe impossibile pensare di compensare le perdite vendendo qualche pollo e coniglio. Gli chiediamo se veramente i macellai riescono a garantire la carne che offrono: appare quasi offeso e vorrebbe mostrarmi i certificati che arrivano dal mattatoio e accompagnano la merce acquistata. Secondo lui l'offerta di carne equina sta aiutando molti macellai ma richiede una specifica autorizzazione dell'ufficiale sanitario e pare che non l'abbiano tutti. MACELLERIA CIPRIANI in Via Baccarini-145, ore 12,30. Una leggera musica in sottofondo rende l'atmosfera più serena, ma le facce del titolare e del suo aiutante sono imperscrutabili. Qui le vendite sono calate addirittura del 90%, per cui le forniture si riducono al minimo, poiché si vende “giusto qualche fettina”. La crisi è cominciata a novembre e scarseggiano perfino i clienti abituali, insomma quelli più fidati. Si vende agnellone e poi pollo e maiale il cui prezzo è aumentato di 2.000, 3.000 lire al chilo. La merce esposta si compone soprattutto di preparati a base di pollo e tacchino (involtini, spinacine, cordon bleu, ecc.) che sono, in questo momento, i più richiesti, ma il titolare afferma: "Il nostro mestiere è vendere carne bovina e quello vogliamo fare. Se la situazione non cambia saremo costretti a chiudere, perché si lavora poco e le spese sono tante. Beatrice De Gennaro
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