BARI - Quella che sembrava un’ipotesi lo scorso 20 ottobre 2010, è oggi una realtà. Nuova ricognizione sul relitto del Francesco Padre tra settembre e ottobre 2011 per una durata di circa 15 giorni, dipendente anche dalle condizioni atmosferiche e dalle relative difficoltà operative. Le operazioni saranno eseguite dalla «Nave Anteo», minisommergibile con due operatori a bordo, un r.o.v. (remotely operated vehicle), un operatore subacqueo con a.d.s. (atmospheric diving suite) e gli operatori subacquei in saturazione del nucleo Sdai (Servizio Difesa Antimezzi Insidiosi) di Taranto, per compiere attività di ispezione, videoripresa e recupero dei reperti.
«La nave sarà dislocata in zona, a pochi metri dalla verticale del bersaglio, per poi vagliare le condizioni in cui si dovrà operare - ha spiegato il capitano di fregata, Giambattista Acquatico, comandante del Nucleo Sdai, nella conferenza stampa sulla presentazione dei lavori di ricognizione, tenutasi nel terminal crociere al porto di Bari (guarda il video nella video gallery a destra) - si procederà con l’ispezione veicolare, che potrà essere anche reiterata nel tempo, fino a quando la magistratura lo riterrà opportuno, per investigare i punti notevoli su cui focalizzare l’attenzione». Se questa ispezione non dovesse bastare, alcuni operatori, nonostante la forte pressione atmosferica (26 volte maggiore rispetto a quella normale), esamineranno di persona il relitto sui punti di maggiore interesse.
Decisivi i 600mila euro messi a disposizione dal Comune di Molfetta (una metà nel Bilancio 2010, l’altra nel Bilancio di previsione 2011 con una delibera approvata proprio questa mattina, in cui si riafferma la massima disponibilità a contribuire al superamento di eventuali ostacoli), i 100mila euro della Regione Puglia e l’impegno finanziario del Governo tramite il Ministero della Difesa e la Marina Militare che effettuerà le operazioni.
Presenti alla conferenza autorità politiche e giuridiche, tra cui il dott. Giuseppe Maralfa, sostituto procuratore della Repubblica, il comandante della Capitaneria di Porto di Bari, contrammiraglio Salvatore Giuffrè, l’assessore regionale ai Trasporti, Guglielmo Minervini, il ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto, i prefetti delle provincie di Bari e Bat, Antonella Bellomo e Carlo Sessa. Infine, la sig.ra Maria Pansini, figlia del comandante Pansini e presidente del comitato «Francesco Padre - verità e giustizia».
La speranza, risalire alla verità. «Una giornata storica», quella della conferenza stampa al porto di Bari, secondo il dott. Carlo Maria Capristo, procuratore capo della Procura di Trani. «Sarà possibile risalire alle vere ragioni di quella tragica esplosione, dare degna sepoltura ai resti delle cinque vittime (il comandante Giovanni Pansini, il motorista Luigi De Giglio, il pescatore Saverio Gadaleta, il capopesca Francesco Zaza, il marinaio Mario De Nicolo, ndr) - ha spiegato - risarcire loro, i famigliari, la città e la marineria di Molfetta di quell’onore e quella dignità intaccate dall’archiviazione delle precedenti indagini».
La svolta lo scorso febbraio 2010 con la riapertura delle indagini, dopo la declassificazione del segreto di stato e la pubblicazione del libro di Gianni Lannes, «Nato: colpito e affondato. La tragedia insabbiata del Francesco Padre». Nuove le ipotesi per l’affondamento (la ritorsione montenegrina o quella militare), con l’approfondimento delle indagini e l’esame congiunto di altri due casi sospetti (sequestro di persona a scopo di estorsione nel settembre 1994 da parte di un’organizzazione criminale montenegrina e il mitragliamento del peschereccio di Manfredonia «Antonio e Sipontina» il 2 giugno 1993).
Insomma, una nuova speranza per i famigliari e la città di Molfetta, dopo il rifiuto di riaprire l’indagine negli anni passati (si ricordi l’opposizione del procuratore dott. Pasquale Drago). Il sindaco Antonio Azzollini ha anche ricordato la sua interrogazione parlamentare del 1999, con cui chiedeva il recupero del relitto (allora, sarebbe bastato un miliardo di lire), operazione eseguita per un’imbarcazione di profughi albanesi affondata nell’Adriatico nello stesso periodo. Recupero impossibile, la risposta sottosegretario alla Difesa, Massimo Brutti.
Sarà possibile far luce sulla tragedia, per ottenere quella verità che giace da quasi 17 anni in fondo al mare Adriatico? Le nuove riprese e i reperti aggiuntivi saranno sufficienti per svelare il “mistero” del Francesco Padre?
Sul prossimo numero di Quindici, in edicola il 15 giugno, maggiori approfondimento della nuova ricognizione sul relitto del Francesco Padre.
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