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Molfetta, Zazzera (IDV): il sindaco Azzollini fa visita in carcere al dirigente del suo Comune ing. Altomare. Tutto normale? Interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia per i problemi creati dal doppio incarico. “Siamo di fronte ad un corto circuito istituzionale” e al “rischio di inquinamento delle prove”
26 ottobre 2011

MOLFETTA – I problemi creati dal doppio incarico del sindaco-senatore Antonio Azzollini (foto) di Molfetta sono stati evidenziati in un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia da parte dell’on. Pierfelice Zazzera dell’Italia dei Valori, il partito di Antonio Di Pietro, per conoscere come mai il sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini, abbia fatto visita in carcere al suo dirigente dell’ufficio territorio ing. Rocco Altomare, all’epoca detenuto a Trani per presunti illeciti in materia edilizia.

“La sentenza della Corte Costituzionale 277/2011 sul doppio incarico ha il pregio di evitare situazioni poco chiare sui territori – dichiara l’on. Pierfelice Zazzera (IDV) – come ad esempio quella creatasi a Molfetta, dove il senatore Azzollini è anche sindaco della città. E’ chiaro che siamo di fronte ad un corto circuito istituzionale.
Per esempio nel caso dell’inchiesta della procura di Trani “Mani sulla Città”, che vede il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Molfetta l’ing. Altomare agli arresti presso il carcere di Trani, può accadere che il sindaco in qualità di senatore possa far visita al detenuto eccellente. Tutto questo accade nonostante le resistenze del direttore del penitenziario e le perplessità della procura, laddove il GIP non ha revocato gli arresti al dirigente raccogliendo le osservazioni del PM sulle visite ricevute in carcere dal senatore-sindaco. Si parla infatti espressamente di incontri avvenuti senza testimoni con il rischio di inquinamento delle prove. Noi dell’Italia dei Valori riteniamo che sia opportuno chiarire se queste visite del senatore-sindaco possano rientrare nella normale attività istituzionale di un parlamentare senza che possa esservi il sospetto di un condizionamento sul regolare procedimento giudiziario, per questo ho depositato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia perché possa chiarire la vicenda dai contorni alquanto poco chiari”.
Ecco uno stralcio dell’interrogazione, in cui si fa riferimento anche ad un articolo del quotidiano web “Quindici on line”:
ZAZZERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'operazione chiamata «Mani sulla città» condotta dalla procura di Trani ha portato all'arresto nel giugno 2011 del dirigente dell'ufficio territorio del comune di Molfetta, ingegner Rocco Altomare, insieme ad altre otto persone;
secondo la Procura, presso il Comune esisteva un «comitato d'affari che aveva messo le mani sulla città» e che ne decideva per interessi privati il futuro urbanistico (La Repubblica di Bari del 12 luglio 2011);
le indagini sono partite nel 2008 per far luce su presunti reati quali associazione a delinquere per corruzione, concussione, lottizzazione abusiva nel territorio di Molfetta e abuso di potere;
l'ingegner Rocco Altomare, secondo quanto riportato dalla stampa, avrebbe fatto richiesta di scarcerazione al tribunale del riesame di Bari, ma il pubblico ministero Antonio Savasta si sarebbe opposto;
nella memoria depositata dal pubblico ministero, tra le motivazioni addotte contro la scarcerazione vi sarebbero gli incontri tra l'ingegner Altomare ed il sindaco di Molfetta in qualità di parlamentare, che secondo Savasta potrebbero portare all'inquinamento delle prove;
in riferimento ai suddetti incontri, risulta che il sindaco «abbia avuto un diverbio con il direttore del penitenziario che si opponeva al colloquio senza testimoni» (Quindici OnLine - l'Informazione a Molfetta del 12 luglio 2011) -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se, nell'ambito della propria competenza, ritenga opportuno fornire ulteriori informazioni sui motivi di protesta del direttore del penitenziario circa le visite al detenuto Altomare.
(5-05588).
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Come si potrebbe combattere tutto questo? Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Ecco com'è finita: • Presenti 525 • Votanti 520 • Astenuti 5 • Maggioranza 261 • Hanno votato sì 22 • Hanno votato no 498). i 22 sono: BARBATO, BORGHESI, CAMBURSANO, DI GIUSEPPE, DI PIETRO, DI STANISLAO, DONADI, EVANGELISTI, FAVIA, FORMISANO, ANIELLO, MESSINA, MONAI, MURA, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PORCINO, RAZZI, ROTA, SCILIPOTI, ZAZZERA. Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera : Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità. Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato,che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l'anno.

LA NUTELLA-...In un paese del terzo, quarto, quinto, sesto mondo , non come il nostro, per dire, che aveva un Parlamento sì, ma con dentro più della metà dei pregiudicati, quindi per noi inimmaginabile...in questo Paese c'era una famiglia per bene, genitori usurai, una famiglia normale, figli maschi spacciatori di coca, figlie femmine troie, un cane omofobo e il figlio più piccolo che aveva un talento particolare, faceva CARICATURE; con una sua originalità: disegnava la faccia al posto del CULO e viceversa. La mamma diceva: “ è nella fase anale”. Il papà diceva: “ a me sembra quella orale”. Ed era pericoloso perché in quel Paese era proibito il senso dell'umorismo, che era privilegio solo della classe dirigente, solo lei poteva fare cose, diciamo così umoristiche e solo il Premier poteva raccontare storielle. Un bel giorno il SINDACO di quella città venne a trovare la famiglia per bene; prima si appartò con i genitori e si scambiarono delle buste, poi coi figli maschi e si scambiarono delle bustine, poi con le figlie femmine e si scambiarono i bustini. Poi arrivò l'ultimogenito e gli disse: “ Vorrei fare un ritratto al SINDACO”. E tutta la famiglia: “ Oh no!!” e il cane omofobo con la coda: “ Aaah”. Ma il SINDACO incalzò: “ Perché no, fammi il disegno ragazzo”. Allora il ragazzo disegnò il SINDACO PERFETTO, preciso con la faccia al posto del CULO e viceversa. La mamma disse: “ E' nella fase anale”, e il papà: “ Orale, orale”. E il SINDACO: “ Nooh...per me è penale!!” Il ragazzo venne così chiuso in un carcere per umoristi, un carcere detto la Stella di Meno, in una cella depressiva, una cella addobbata all'inglese: non c'era nulla, solo un sole sul soffitto, che altro non era che un neon che funzionava a intermittenza. Però non gli avevano dato né una sedia né un tavolo, né un colore, una matita...Ma il ragazzo ogni mattina si svegliava, guardava concentrandosi il muro nudo e crudo e disegnava con la forza della mente il SINDACO con la faccia al posto del CULO e viceversa. Di notte andava a dormire e il disegno si ricancellava, ma la mattina il ragazzo lo ridisegnava...E andò avanti così per mesi, finchè un giorno...il SINDACO...uscendo dalla camera da letto, grattandosi le guance, guardandosi allo specchio vide...il water e cominciò a gridare: “ Aiuto c'ho la faccia come il CULO!! Guardatemi!! Non potrò parlare più nei talk show, non potrò più partecipare a un comizio, non potrò più baciare le mie amanti...".Corse dai suoi e gli disse: “ Oh colleghi di partito, guardatemi negli occhi: c'ho la faccia come il CULO, non poso più fare il SINDACO!!”. I colleghi gli dissero: “ E' vero non puoi più fare il SINDACO, hai la faccia come il CULO...devi fare il primo ministro”. Il ragazzo, allora, scrisse sul muro: “ A beh, cercavo di fare del bene, va che casino ho combinato”. ( tratto da “ Gli ultimi giorni di Pompeo” di Andrea Pazienza)


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