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Molfetta, una città che può essere cambiata
15 novembre 2021

L’articolo di Maurizio Sancilio pubblicato sul numero di settembre scorso “a volo d’aquila su Molfetta”, mi ha colpito positivamente anche perché condivido appieno tutte le proposte che vengono dai cittadini e le denunce delle carenze che rendono questa città poco o per nulla attraente al turismo. Aggiungerei a tal proposito anche la incivile e impunita abitudine di buttare immondizia dappertutto e a tutte le ore: nei giardini, sulle strade, sui cestini gettacarte, sotto le auto in sosta, nelle campagne. Eppure esistono regole chiare sui tempi e giorni di consegna dei rifiuti, che vengono regolarmente raccolti dagli operatori addetti (anche in questo caso con le dovute differenze comportamentali). Il tutto va comunque a scapito dell’immagine della città e della dignità dei cittadini che rispettano le regole. Non voglio infierire su questo argomento, ma mi è capitato recentemente di andare in alcune città nostre viciniore per scoprire tutto un altro mondo: pulizia, silenzio, ordine. Eppure siamo a pochi chilometri di distanza. Aggiungo anche due questioni importanti per la sicurezza e la corretta viabilità: Il ponte detto Schivazappa, ora anche ingresso al parco Lama Martina, e ormai percorso da centinaia di cittadini che abitano i nuovi quartieri di sud-est, e costituisce un pericolosissimo budello per i pedoni, stretti fra la strada stretta e senza marciapiedi e trafficatissima e il muretto di recinzione del ponte stesso, che rischiano di rimanere schiacciati contro il muro. Più di un anno fa mi fu detto dal sindaco che era pronto e appaltato il progetto di allargamento pedonale e ciclabile, ma ad oggi è ancora tutto fermo, come tante altre opere mai iniziate o lasciate incomplete (vedi rotatoria di via caduti sul mare) o il famoso rondò di via Bisceglie, che costituisce un vero e proprio tappo per chi proviene da Molfetta nord, dalle zone industriali e dai centri commerciali. Lunghissime e continue file di auto cominciano dalla Madonna dei Martiri e proseguono a passo d’uomo per andare verso il centro città o verso il cimitero o verso i quartieri di ponente. Anche su questo problema mi fu detto che era tutto pronto, che ci sarebbero stati addirittura due rondò, togliendo un pezzo del terreno ex Pal Bertig. L’unico problema da risolvere era quello del deposito di lastre di pietra e relativa decrepita baracca all’angolo con il viale dei Crociati e via Bisceglie. Naturalmente anche questa opera è inspiegabilmente ferma. Sembra che le uniche opere che funzionano e vanno velocissime a Molfetta sono gli enormi palazzoni sorti come funghi sulla spiaggia sulla ferrovia, vicino alle lame, ovunque c’erano alberi e verde. Un pietoso velo andrebbe posto sulla balneabilità molfettese, costa occupata quasi esclusivamente da stabilimenti balneari recintati. Il che costringe molti cittadini ad andare al mare a Giovinazzo o a Bisceglie, dove le spiagge libere sono accessibili, pulite e ben manutenute. Infine ribadisco la proposta di riportare il monumento a Garibaldi in piazza Garibaldi, vedi foto d’epoca, di fronte al monumento ai caduti, lato Seminario vescovile e riservare piazza Effrem ad un monumento a Don Tonino Bello, prossimo beato. Monumento da progettare e costruire da artisti molfettesi.

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