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Molfetta svolta a destra: vittoria schiacciante di Tommaso Minervini al primo turno L’onda lunga berlusconiana trascina tutti. Magro risultato delle liste civiche alleate della destra. Debacle per il centro-sinistra
15 maggio 2001

Giulio Calvani La lunga corsa di Tommaso Minervini alla carica di sindaco di questa città, cominciata più di un anno fa, si è conclusa positivamente lunedì 14 maggio, all’apertura delle urne elettorali che hanno emesso un giudizio senza possibilità di replica: il 64.54% dei molfettesi gli ha accordato la propria fiducia, negandola invece a Nino Sallustio, candidato del centrosinistra e di Rifondazione Comunista, fermatosi al 28.62% e a Pietro Centrone (6.85%). E terminata quindi una delle campagne elettorali più lunghe che Molfetta possa ricordare, ed anche una delle più accese visti i toni a tratti molto duri, utilizzati da tutti i protagonisti, indistintamente. Un risultato elettorale che, come detto, non lascia spazio a dubbi o perplessità visto che per la prima volta nella sua storia questa città ha un sindaco eletto al primo turno con un così ampio vantaggio sul suo principale avversario. La città premia i “voltagabbana” A nulla sono valse, evidentemente, le critiche mosse al neo-sindaco per il suo repentino passaggio dalla sinistra alla destra, dalla dirigenza provinciale dei Ds fin sul palco allestito da Alleanza Nazionale al fianco di Gianfranco Fini. Molfetta ha ritenuto che Tommaso Minervini fosse degno di fiducia e credibilità e gli ha affidato il compito di amministrarla nei prossimi cinque anni. Maggioranza schiacciante la sua in Consiglio Comunale con ben 21 consiglieri a sostenerlo a fronte dei soli 9 delle opposizione (7 alla coalizione che ha sostenuto Nino Sallustio e 2 a quella di Pietro Centrone). Una coalizione profondamente eterogenea, quella del neo-sindaco, che vede alleata la Casa delle Libertà al completo (all’interno della quale sono ormai organici anche i repubblicani) con la Lista Di Pietro e con altre tre liste civiche, una delle quali (Molfetta che vogliamo) ha rivendicato orgogliosamente, con un manifesto ritenuto all’unanimità il più “simpatico” di tutta la campagna elettorale, l’intenzione di adottare una “vera politica di sinistra”, sostenendo la destra. Ma il risultato elettorale ha definitivamente, laddove ve ne fosse bisogno, chiarito il quadro politico locale. Se qualcuno credeva ancora che quello di Tommaso Minervini fosse, come quest’ultimo si è ostinato a dire fino all’ultimo giorno, un progetto civico, si dovrà arrendere dinnanzi all’evidenza dei numeri: Forza Italia con 6783 voti (pari al 18.82%) è di gran lunga il primo partito a Molfetta, seguito da Alleanza nazionale con 5.235 (pari al 14.53%) e, staccato di molto il partito de “i Democratici” con 2.870 voti (pari al 7.69%). Magro risultato delle liste civiche di Tommaso Insomma, la coalizione di Tommaso Minervini vede al suo interno una supremazia pressocchè assoluta delle forze politiche direttamente riconducibili alla Casa delle Libertà, che dispone di 15 consiglieri comunali sui 21 complessivi (oltre a quelli già citati, due consiglieri spettano al Cdu, uno al Ccd ed uno al Pri) di tutta la maggioranza. La componente di centrodestra risulta quindi, davvero schiacciante visto che solo le briciole sono rimaste alle altre forze politiche della “Nuovalleanza” (un solo consigliere comunale rispettivamente per le liste civiche “Città per tutti” e “Il Confronto” e per la Lista Di Pietro, due alla lista “Molfetta che Vogliamo”, mentre a bocca asciutta è rimasto il “Partito Democratico Cristiano” nonostante i recenti ed improvvisati “innesti”). E il peso politico della Cdl nella coalizione che sostiene Tommaso Minervini si è subito fatto sentire visto che sui primi sei assessorati assegnati (in attesa della modifica dello statuto Comunale per arrivare sino a dieci) ben cinque sono stati riconosciuti alle forze politiche di centrodestra (due a Forza Italia e Alleanza Nazionale, uno ai repubblicani) e solo uno alla lista civica del Confronto. Prevale il voto disgiunto Come “progetto civico” davvero non c’è male. Ma al di là di queste valutazioni non si può sottacere l’ottimo risultato anche personale conseguito da Tommaso Minervini che ha ottenuto 1.272 voti personali (cioè privi di indicazione di lista), sebbene vi sia stato nella sua coalizione un notevole ricorso al “voto disgiunto”. Sull’altro fronte occorre sottolineare la debacle assoluta della coalizione che sosteneva Nino Sallustio, fermatosi a poco più di 11.000 voti, ben lontano dalla sola possibilità di raggiungere il ballottaggio. Su questo dato ha sicuramente inciso la debolezza intrinseca dimostrata da quasi tutte le forze politiche del centrosinistra che hanno raggiunto risultati davvero ampiamente al di sotto delle aspettative. Democratici di Sinistra, Partito Popolare, Comunisti Italiani, Percorso e Verdi non hanno di fatto ottenuto un consenso tale da poter trascinare il candidato sindaco, mentre un buon risultato ha conseguito il partito dei Democratici (dei sette consiglieri comunali della coalizione di centrosinistra, ben tre sono del partito dell’Asinello) come anche, sebbene in misura decisamente minore, lo Sdi e Rifondazione Comunista. Bocciati il centro sinistra, Guglielmo Minervini e Nino Salllustio Il responso degli elettori ha comunque assunto i caratteri di una netta bocciatura nei confronti dell’attività politica e amministrativa degli ultimi anni di governo di centrosinistra, e sia Nino Sallustio che Guglielmo Minervini sono stati coinvolti. E’ comunque difficile stabilire fino a che punto le elezioni politiche hanno influito su quelle amministrative o se, viceversa, sia avvenuto il contrario. E’ indubbio che anche a Molfetta “l’onda lunga berlusconiana” ha trascinato tutto quello che vi faceva riferimento, spazzando via tutti gli avversari, e solo così si spiega l’exploit di Forza Italia e sia alle politiche che alle amministrative. Brutta figura di Centrone: una debacle Quello che avrebbe potuto costituire l’ago della bilancia in questa competizione amministrativa, Pietro Centrone, ha ottenuto un consenso elettorale davvero al di sotto di qualsiasi aspettativa (appena 2.642 voti) e di fatto non ha intercettato quel voto moderato e di centro che si riproponeva di recepire. Evidentemente a nulla è valso il sostegno pubblicamente espressogli da Beniamino Finocchiaro, a pochi giorni dalle elezioni. A questo punto, messasi alle spalle la lunga ed estenuante campagna elettorale, è tempo per le due coalizioni principali di mettersi al lavoro. L’una, quella vincente, dovrà rispondere a tutte le aspettative che ha creato e alle grandi speranze che in lei la città ha riposto, così come anche il risultato elettorale dimostra; l’altra dovrà non solo svolgere al meglio il proprio ruolo di opposizione, ma dovrà rilanciare la propria attività politica, ritornando a recuperare quel rapporto con la società e la città che evidentemente aveva perso in questi anni. Il tempo svelerà chi avrà meglio lavorato.
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