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Molfetta, sciopero della pesca: incontro a Monopoli tra armatori, pescatori e associazioni pugliesi Assemblea pubblica a Monopoli per decidere le modalità con cui continuare il “fermo pesca”. Secondo indiscrezioni, alcuni scioperanti sarebbero stati già schedati. Domani incontro a Porto Cesareo con Stefano e Antonio Tajani, vicepresindete della Comunità Europea
02 febbraio 2012

MOLFETTA - A oltranza lo sciopero della pesca. Anche se qualcosa a livello nazionale ed europeo sembra muoversi a favore della pesca italiana. Dopo un incontro con l’Assopesca (31 gennaio), pescatori e armatori di Molfetta, in sciopero dal 22 gennaio scorso, questo pomeriggio parteciperanno a un’assemblea pubblica a Monopoli con le altre marinerie pugliesi e le associazioni di categoria per decidere le modalità con cui continuare il “fermo pesca” (nella foto alcuni pescaotir di Molfetta).
L’altro ieri ad Ortona sei armatori sono usciti in mare per una battuta di pesca, interrompendo lo sciopero, ma al rientro nello scalo hanno dovuto fronteggiarsi con i colleghi di Ortona, Pescara, Giulianova e Vasto i quali, contrariati, li hanno convinti a “donare in beneficenza” metà del pescato. Sono intervenuti anche gli uomini della Capitaneria di Porto e la Guardia di Finanza.
Intanto, emergono alcuni particolari della protesta, che non coinvolge solo Molfetta e le marinerie pugliesi, ma tutto il settore italiano, contrario alle nuove norme introdotte dal Regolamento Comunitario sui Controlli del 2009 (la licenza a punti e il «lookbook»), al caro gasolio e all’Iva al 21% sulla nafta, come già Quindici ha spiegato in un’intervista a Vitantonio Tedesco, pescatore e armatore di Molfetta Secondo indiscrezioni, alcuni scioperanti sarebbero stati già schedati dalle Forze dell’Ordine per lo sciopero in atto. Anzi, in base ad alcune normative giuridiche, anche le più piccole infrazioni commesse dai pescatori in mare potrebbero trasformarsi in denuncia penale. Ad esempio, per la mancata sostituzione anche di una semplice luce, magari spentasi in mare durante il mare mosso e non sostituibile se non una volta tornati a terra, potrebbe anche scattare la denuncia penale. Insomma, oltre al danno la beffa.
Per domani è anche previsto un incontro a Porto Cesareo con il vicepresidente della Comunità Europea, Antonio Tajani, e l’assessore regionale alle Politiche Agroalimentari, Dario Stefano, che ha indirizzato una lettera al Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Giancarlo Galan, per sollecitare interventi e misure a favore della pesca, alleviando gli effetti della perdurante crisi del settore, e per richiedere una più stretta collaborazione del Ministero con la regione Puglia.
Sui banchi si avvertono i primi disagi dovuti alla protesta. Alcuni tipi di pesce iniziano a mancare e i prezzi salgono. Ma, soprattutto, il pesce acquistato è surgelato e non più fresco, qualità garantita solo dai pescatori. Pescherie e ristoranti hanno solo pesce surgelato perché il pesce fresco dell’Adriatico e del Tirreno non c’ è in nessuna parte d’Italia.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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Da una pubblicazione di Gaia Book, 1975. - Con l'aumento della richiesta di proteine “vive” dell'oceano e la diminuzione di pesci e mammiferi marini, non è più possibile, oggi, ignorare le interazioni di questo ecosistema. Le quote fissate per la cattura di pesci e mammiferi sono state finora in genere troppo alte, e frutto più di compromessi politici che di criteri scientifici. Nel futuro, quindi, la protezione dovrà essere più efficace e la gestione delle attività ittiche dovrà operare scelte precise: in quale punto delle catene alimentari incidere, quali specie raccogliere e in quali quantità, quali proteggere. Come possiamo operare meglio per arrivare a un'attività peschereccia sufficiente? Finora noi abbiamo seguito un metodo che somigliava a quello dei cacciatori e raccoglitori nei confronti dell'agricoltura: abbiamo cioè sfruttato la natura in modo sconsiderato, con risultati prevedibili. Possiamo però fare subito un enorme passo in avanti applicando quelle misure che, da tempi, ormai sappiamo valide e che pure abbiamo costantemente ignorato. Possiamo, per esempio, metterci d'accordo su quote realistiche di pescato, basate sulla nostra conoscenza della dinamica delle popolazioni ittiche, e farle osservare con decisione. Possiamo imporre una moratoria sulle riserve di pesce prima che queste si esauriscano del tutto; è sempre meglio che agire in ritardo come si è fatto con le acciughe peruviane e le aringhe del Mar del Nord. Possiamo stabilire una misura minima per le maglie delle reti (o dimensioni minime per i pesci da pescare) così da permettere ai pesci ancora piccoli e immaturi di vivere e crescere. Possiamo istituire leggi per proteggere le “comunità” dell'oceano e cessare di perseguire delfini, foche e altri predatori marini e di intrappolarli per incuria nelle nostre reti. Fino a questo momento abbiamo avuto la tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle singole specie ittiche, invocando il concetto del “massimo gettito sostenibile”. Per il futuro dovremo invece valutare le interazione ecologiche con la comunità oceanica e scegliere una strategia gestionale che tenga contemporaneamente conto di più specie. Se dovessimo impoverire troppo le scorte il deficit si ritorcerebbe contro uccelli marini e foche o ricadrebbe sulle balene, di cui almeno sei specie lottano disperatamente per evitare l'estinzione. La caccia da parte dell'uomo costituisce ormai da anni una minaccia per i mammiferi marini. Non solo le balene, ma anche delfini, manati, dugonghi, lontre di mare della California, leoni di mare, certe specie di foche e orsi polari hanno subito perdite ingentissime. Sono più di cento le specie che hanno assoluto bisogno di una qualche forma di protezione, ma le misure di salvaguardia non sono sufficienti. Se affronteremo il problema a livello generale assicureremo anche un benessere a lungo termine per tutta quanta la comunità oceanica, uomo compreso.


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