Molfetta, rischio iprite: se ne occupa anche il Tg3
MOLFETTA – 19.7.2004
A 40 miglia a nord-est dal porto di Molfetta, a 150 metri di profondità, giace un carico di bombe all'iprite (nella foto, l'immagine dei pericolosi ordigni, dall'Archivio di "Quindici" pubblicata all'epoca in esclusiva). La sostanza, altamente pericolosa, è un liquido oleoso, irritante e vescicante, assai tossico e soffocante: a contatto con la pelle provoca ustioni, forti disturbi visivi e danni alle vie respiratorie, fino alla morte.
Il terribile carico, di cui voleva disfarsi nell'estate del 1944 la marina militare britannica, doveva essere lasciato affondare ben più lontano dalle nostre coste ma per l'incuranza di coloro che effettuarono materialmente l'operazione esso fu depositato in una zona assai prossima al porto cittadino.
Negli anni, specie in quelli più prossimi alla fine del secondo conflitto mondiale, le bombe all'iprite provocarono ben cinque morti e numerosi feriti gravi.
Su questa drammatica storia, di cui noi di “Quindici” avevamo parlato in una lunga e accurata inchiesta già del marzo del 1995 (l'articolo è stato ripubblicato nel mese di febbraio di quest'anno all'interno dell'inserto “10 anni 100 copertine” e potete leggerlo in ARCHIVIO alla voce “primo piano” ), riaccende i riflettori la puntata di qualche sera fa dell'approfondimento del Pg3 “Primo Piano”.
Nello speciale “Acque amare” di Sigfrido Ranucci (RaiNews24) sono stati intervistati, tra l'altro, alcuni anziani pescatori che hanno ricordato gli anni drammatici del dopoguerra in cui la marineria molfettese ha dovuto fare i conti con i rischi provocati da un nemico sconosciuto: l'iprite.
Particolarmente inquietanti le immagini mostrate nel corso del programma: un susseguirsi di bombe altamente pericolose sepolte in fondo al nostro mare ed ancora pressoché intatte.
Ancor più terribile è pensare che queste bombe si trovano a poche decine di chilometri dalle nostre coste.
Nonostante il mondo dell'informazione libera tenga ancora alta l'attenzione sulla questione nemmeno si parla di un progetto di bonifica teso a mettere la parola fine a questa pagina nera della nostra storia recente.
Francesco Dell'Olio